Pink Subaru

Uno squarcio di normalità da una terra martoriata … Con questa sintetica espressione si potrebbe fotografare l’essenza di Pink Subaru, pellicola dai toni farseschi e surreali con una regia giapponese, una produzione italo-nipponica, una sceneggiatura ideata da un palestinese ed un cast di attori israeliani. C’e da dire che il risultato di questo “melting pot” di influenze etnico-culturali così variegate è una commedia dai toni spassosi e gradevoli, che offre peraltro una visione insolita della vita quotidiana delle popolazioni arabo-israeliane residenti ai confini con la Palestina: territori di cui siamo purtroppo abituati a conoscere solo il volto drammatico e sanguinoso fatto di guerra, terrorismo e sofferenza.
Presentato nel 2009 al XXVII Torino Film Festival e solo ora coraggiosamente distribuito nelle sale italiane, Pink Subaru è l’opera prima del trentaquattrenne regista giapponese Kazuya Ogawa, che risiede attualmente in Italia. Ed è proprio nel nostro paese che si creano i presupposti per la futura realizzazione del film, a seguito dell’incontro e dell’amicizia nata con Akram Telawe, scrittore, attore e regista teatrale di origini palestinesi e sposato con una cantante lirica italiana, Giuliana Mettini. Ogawa viene infatti invitato a Taibei, cittadina di cultura completamente araba ma sita in Israele, al confine con la Palestina, e rimane sorpreso ed incantato dalla vitalità e dalla festosità delle popolazioni del luogo. Proprio l’intento di fornire una rappresentazione di gioie e dolori, speranze e aspirazioni, paure e sogni di gente normale, costretta a vivere una realtà di costante allarme e latente violenza, ha spinto Ogawa ad affrontare la difficile e pericolosa sfida di ambientare un film proprio in quelle terre sfortunate.
La trama si sviluppa intorno al personaggio di Elzober, cuoco in un sushi bar di Tel Aviv, che dopo oltre vent’anni di lavoro può finalmente realizzare il sogno della sua vita: tornare al suo paesino d’origine ed acquistare un’automobile nuova di zecca, una Subaru Legacy nera metallizzata. Nelle cittadine arabo-israeliane dei Territori Occupati un acquisto del genere viene a configurarsi come un vero e proprio evento, che deve essere degnamente festeggiato dall’intera cerchia di familiari, amici e conoscenti; viene quindi allestito un sontuoso banchetto e vengono sparati fuochi d’artificio, tra grida di giubilo e pianti di gioia. Al mattino dopo, però, il sogno si trasforma in incubo poiché la macchina è scomparsa, per di più prima che potesse essere registrata l’assicurazione sul furto; il fatto viene vissuto da Elzober come un vero e proprio lutto, che lo fa sprofondare in uno stato di disperazione tale da indurre l’intera comunità del paese – composta da individui a tratti singolari e pittoreschi – a mobilitarsi per collaborare alla ricerca dell’auto rubata. Una ricerca che inopinatamente si arricchirà di contenuti anche umani e che consentirà al protagonista di raggiungere una più approfondita conoscenza della natura delle persone che lo circondano. Il dipanarsi della trama produce numerose situazioni da commedia classica, che vengono tuttavia affrontate con una leggerezza ed un’eleganza decisamente inconsuete, soprattutto rispetto a certe recenti produzioni nostrane caratterizzate da sciatteria e volgarità. Il grado di comicità si mantiene peraltro su livelli sempre apprezzabili, consentendo allo spettatore di divertirsi in modo intelligente ed anche di riflettere sulle vicende esistenziali dei personaggi; perché si sorride, a volte si ride di gusto – di fronte a momenti paradossali, ai limiti del non-sense – ma con un senso di smarrimento, con un retrogusto amarognolo di fronte agli sconvolgimenti emotivi che possono determinarsi, intorno ad una semplice automobile, in una realtà così lontana dalla nostra opulenta società consumistica. In definitiva, un film gradevole ed inconsueto, che, pur con il suo basso budget, apporta una ventata di freschezza in un panorama saturo di blockbuster vuoti e senz’anima.
(Pink Subaru); Regia: Kazuya Ogawa; sceneggiatura: Akram Telawe, Giuliana Mettini, Jeremy Pikser (supervisore); fotografia: Hiro’o Yanagida; montaggio: Kazuya Ogawa; interpreti: Akram Telawe, Nidal Badarneh, Nahd Bashir, Adib Jahshan, Nozomi Kawata, Giuliana Mettini; produzione: Compact, Revolution; distribuzione: Iris Film Distribution; origine: Giappone, Italia, 2011; durata: 96’.
