Planet Terror
“Novanta minuti di adrenalina pura”. Con questo slogan si apre il trailer di Planet Terror, film realizzato da Robert Rodriguez che completa con Death Proof il progetto Grindhouse, firmato con l’inseparabile Tarantino. Il B-brother di Quentin (che si concede ancora una volta un truculento cameo) prende il peggio che può dai sotto-generi dell’horror, dello splatter e del B-movie di fantascienza e mette in scena una pellicola tanto semplice nella trama quanto spettacolare negli effetti visivi: un gas velenoso (usato dall’esercito a stelle e strisce durante la guerra in Afghanistan) si diffonde tra la popolazione di un piccolo paese del Texas. Quasi tutti gli abitanti si trasformano lentamente e inesorabilmente in zombie. Sono in pochi quelli che si salvano dal contagio e che di conseguenza si trovano a combattere l’orda famelica: il manipolo di eroi è guidato dall’intrepido e dannato criminale El Wray e dalla spogliarellista Cherry.
Le premesse sembrano esserci per non smentire il promo: belle donne, medici psicopatici, un eroe maledetto, centinaia di mostri in putrefazione coperti da piaghe purulente, esplosioni, inseguimenti, sparatorie senza fine. Tutti questi ingredienti finiscono nel frullatore digitale di Rodriguez e vanno a comporre quello che risulta però solo un riuscitissimo esercizio di post-produzione che corre parallelo a quello di Sin City. Ma, a differenza del graphic novel movie di un paio di anni fa, a sorreggere Planet Terror non c’è la scrittura di Frank Miller e sebbene la quantità di violenza sia anche minore e comunque più “comica” che in Sin City, dopo una mezz’ora di budella sventrate e di teste scoppiate si arriva alla noia. Pian piano si fanno evidenti i limiti di una pellicola che sembra realizzata prettamente per il divertimento del suo autore concentrato, soprattutto a soddisfare una sua esigenza, a celebrare una sua mania del tutto privata.
Si attendeva Rodriguez per rivalutare il progetto Grindhouse dopo il mezzo flop di Death Proof, ma si resta di nuovo delusi. Planet Terror non si regge bene in piedi: non è un riuscito film di fantascienza, non è un riuscito film dell’orrore, non è una riuscita parodia dei due generi. Somiglia più che altro a un videogame sparatutto proiettato sul grande schermo. Oltre alla curatissima fotografia che ricalca alla perfezione quella delle pellicole anni ’70 a cui si ispira, da apprezzare al cento per cento resta solamente (ed è emblematico) l’impareggiabile finto trailer del finto film Machete.
Fa da efficace epigrafe all’opera di Rodriguez, un’affermazione di uno dei suoi personaggi, JT, cuoco di un fatiscente locale di periferia alla ricerca dell’ingrediente decisivo per la sua salsa barbecue: “L’ho trovato, è il sangue l’ingrediente”. Il regista sposa in pieno l’eureka di JT e condisce il suo film con litri e litri di sangue buttato a volte anche un po’ a casaccio sulla macchina da presa per aumentare il disgusto in chi guarda. Il credo del regista è che quello che è utile a creare una forte reazione nello spettatore deve essere mostrato senza risparmiarsi e infatti non viene risparmiato nulla. Occhi trapassati, siringhe usate a mo’ di pugnali, gambe e braccia mozzate, volti, corpi e addirittura membri in decomposizione. Il gusto per l’eccesso caratterizza Rodriguez fin dai suoi esordi, dal Mariachi a Dal tramonto all’alba per finire al già citato Sin City e non viene di certo smentito, ma stavolta senza raggiungere l’obiettivo sperato.
(Grindhouse – Planet Terror) Regia: Robert Rodriguez; soggetto, sceneggiatura, fotografia: Robert Rodriguez; montaggio: Robert Rodriguez e Ethan Maniquis; musiche: Grame Revell e Carl Thiel; scenografie: Steve Joyner; costumi: Nina Proctor; interpreti: Freddy Rodriguez (El Wrey), Rose McGowan (Cherry), Bruce Willis (Tenente Muldoon); produzione: Dimension Film, Rodriguez International Pictures, Troublemaker Studios; distribuzione: Medusa Film; origine: USA 2007; durata: 90’;web info: www.grindhousemovie.net