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Prendimi l’anima

Pubblicato il 16 febbraio 2003 da Michela Carobelli


Prendimi l'anima

Ci sono due soli momenti emotivamente forti e riusciti nel film: quello in cui Jung, a teatro, reagisce quasi con orrore alla divampante passione di Sabina che lui stesso aveva poco prima innescato e alimentato e quello in cui la protagonista, ormai direttrice di un asilo infantile in Russia, aiuta uno dei bambini a schiudere le proprie mani alla vita. Per il resto il film resta imbrigliato tra una (pur precisa e attenta) dimensione filologica e una estetico-retorica. Basato su un fatto storico - Sabina Spielrein fu uno dei primi pazienti curati da Jung con il metodo del maestro Freud, si innamorò perdutamente di lui, venne amata e poi ripudiata, divenne a sua volta una psicanalista e in Russia diresse un asilo in cui mise in pratica le proprie teorie pedagogiche, fu infine fucilata dai nazisti nel 1942 - Prendimi l’anima intende restituire dignità umana e professionale all’intelligente studiosa della psicanalisi dimenticata dalla storia o semplicemente liquidata come affascinante caso clinico. L’intento di Faenza é nobile e interessante (tra l’altro vuole ridimensionare notevolmente l’aura etico-intellettuale dei due mostri sacri della psicanalisi), peccato che il film faccia acqua laddove intende essere più incisivo. Le trasformazioni e i conflitti interiori dei singoli non sono convincenti, spesso risolti con accorgimenti linguistici convenzionali (troppi carrelli e inquadrature ricercate, i flashback sono programmati e spesso si innestano in modo forzato nella storia presente). Peccato che a una materia così appassionante, a tratti, manchi proprio l’anima.

Cast & Credits

Regia: Roberto Faenza; Sceneggiatura: Roberto Faenza Fotografia: Maurizio Calvesi; Montaggio: Massimo Fiocchi Interpreti: Iain Glen, Emilia Fox, Craig Ferguson, Caroline Ducey, Jane Alexander Musica: Andrea Guerra Produzione: Jean Vigo Italia, Les films du Centaure, Cowboy Films Distribuzione: Medusa; Italia-Francia-Inghilterra 2002 web info: www.medusa.it

(Febbraio 2003)

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