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Passeggiando in bicicletta

Pubblicato il 9 settembre 2016 da Antonio Pezzuto & Mazzino Montinari


Passeggiando in bicicletta

Venezia è movimento, o almeno dovrebbe esserlo. Si cammina, e molto, tra una sala e l’altra, tra una sala e una festa, tra una sala e un bar, tra un tavolino e un altro tavolino. Alcuni camminano a piedi, pochi prendono il taxi che costa, per qualsiasi percorso, sedici euro, altri vanno in bicicletta. Alcuni di loro in mezzo alla strada, e Mazzino pedala tra questi:
E dice: "L’altro giorno andavo in bicicletta dalla Sala Darsena in direzione Villa degli Autori e, superando la zona pedonale, mi sono trovato per strada con una ragazza che chattava col suo telefono esattamente in mezzo alle due corsie incurante del passaggio delle macchine, di autobus e di qualsiasi altro pericolo. L’ho avvertita che stava camminando in mezzo alla via ma lei, senza avermi degnato neanche di uno sguardo, se ne è letteralmente fregata, intenta a spedire messaggi. Questo episodio mi ha riportato alle mie visioni, parziali (occorre specificare), di questa Mostra. In tanti film ho visto personaggi chiusi nel loro piccolo spazio vitale, nella migliore delle ipotesi ricco di sentimenti e/o di gratificazioni (La La Land di Damien Chazelle), più spesso arido e senza speranza (La región salvaje di Amat Escalante). Il mondo inteso come il luogo dove si condivide e si agisce insieme è rimasto quasi sempre fuoricampo".
E questo, penso io, è un problema che non coinvolge solamente le visioni (parziali, bisogna dirlo) dei film del Festival. È sempre più complicato fare gruppo, anche se spesso, nella fantastica nicchia della critica, per esempio, ogni tanto gruppi se ne vedono, ogni tanto discutono tra di loro, ogni tanto cercano di raggiungere posizioni di potere, che vuol dire, nella nicchia, semplicemente avere un lavoro, anche se sempre sfruttati e mal pagati come i sartini e le sartine che racconta Wang Bing in Bitter Money.
Mazzino, e la sua bici, però seguono un’altra strada, per il momento:
"The Journey racconta di come si arrivò alla pace in Irlanda del Nord tra i protestanti unionisti e i cattolici dell’IRA, e si svolge quasi tutto dentro una automobile nella quale i due storici leader (il predicatore protestante Ian Paisley e il repubblicano irlandese Martin McGuinness) che devono accettare il compromesso per governare insieme, parlano della guerra civile, si scontrano e interpretano due modi di pensare l’agire politico. Quindi in teoria il mondo è presente, ma sparisce al cospetto delle loro vite private, dei loro sentimenti".
E mentre si allontana pensa all’inizio di questa Mostra, quando avevamo visto molti meno film ed eravamo quindi diversi:
E lo sento che dice: "E potremmo continuare tornando al film d’esordio, La La Land. Storie personali, il desiderio di far carriera, amare un uomo o una donna. Oltre il due non si va. E i due protagonisti sono un musicista e un’attrice, cioè hanno a che fare con l’arte, l’opera intorno alla quale dovrebbe istituirsi un ’paese’. Il fatto è che si fa per essere, non si è per fare".
Dice questo Mazzino, e si allontana pedalando in mezzo alla strada, mentre io ripenso ai sartini e alle sartine che lavorano 16 ore al giorno, che appena si scoprono lenti vengono licenziati, questi sartini e queste sartine che lavorano per fare altro, che tornano a casa e studiano, o si ubriacano e picchiano la moglie. E sono loro, i proletari cinesi, che lavorano per essere uomini e donne, non solo sartine e non sartine, vivendo negli interstizi del tempo e camminando radendo i muri.
Ma Mazzino è già lontano, io resto seduto al tavolino di un bar, anzi, mi sposto in un altro bar qua vicino. _"Forse sarebbe ora di uscire dalle virgolette di Antonio, dico io (Mazzino), ma tutto sommato mi sembrano accoglienti e poi mi fanno allontanare da quello che scrivo".
Ma ad uscire, lui dalle virgolette e le sartine dal proprio destino, è forse un po’ troppo difficile.


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