Quasi Natale - Fuori concorso/Tracce di teatro
Una Vigilia un po’ insolita, quella allestita da Francesco Lagi nel suo ultimo lungometraggio: Quasi Natale nasce esattamente due anni fa in teatro, per poi trasferirsi (attori e oggetti scenografici compresi) dietro alla tanto rassicurante quanto insidiosa superficie del grande schermo. Il sipario s’alza su una stravagante geografia affettiva, questa volta tutta da sondare attraverso la cinepresa: Chiara (Anna Bellato), Isidoro (Francesco Colella) e Michele detto “Michelino” (Leonardo Maddalena) sono tre fratelli in rotta di collisione. Ognuno, nel suo piccolo, potrebbe incarnare un diverso tipo di nevrosi: Chiara il bipolarismo, Isidoro la sindrome di Peter Pan, Michelino il complesso di Edipo. Insomma, la miccia è accesa e corre rapida verso l’immancabile exploit finale, a noi non resta che incrociare le braccia e attendere pazientemente lo scoppio liberatorio. L’incontro fra questi perfetti sconosciuti avviene all’interno della grande casa di famiglia, in una notte di dicembre come tante altre, eppure diversa da tutte le altre: la madre, grande protagonista delle loro esistenze come dell’intera pellicola, giace in un letto d’ospedale e, dopo aver chiamato a raccolta i figli con la scusa di una comunicazione urgente, sembra aver perso per sempre la parola. Alla già di per sé instabile architettura si aggiunge l’enigmatica e timida Miriam (Silvia D’Amico), figura sfuggente eppure inspiegabilmente nota, presentatasi come nuova fidanzata di Michele. Inizia così un vertiginoso giro di battute e ironiche recriminazioni destinate a sfociare, il più delle volte, nell’inverosimiglianza. Gli scenari variano senza essere obbligati a seguire un filo logico preciso, poiché essi si affidano al percorso emotivo attraversato dai fratelli e dalla misteriosa nuova arrivata: Così Lagi mescola fiaba, commedia, dramma. In questa sorta di Kammerspiel dai toni più favolistici che non piccolo-borghesi, i personaggi si rincorrono di malavoglia, ognuno rimanendo nel microcosmo creato da bambino e serbato in un’età adulta accolta con astiosa pigrizia.
Sarà proprio Miriam, catapultatasi fra gli antichi cimeli come una piccola fata, a riunire e separare i protagonisti, accompagnandoli nella propria crescita e nel definitivo distacco dai feticci materni. L’intelligenza del regista, tuttavia, si legge nelle tonalità lievi con cui riti sciamanici, racconti fantastici ed avvenimenti in apparenza incomprensibili vengono dipinti: tutto s’inscrive nella delicata costellazione parentale, luogo meno inaccessibile di quanto non possa sembrare, palcoscenico in cui tragedia e farsa quotidianamente s’incontrano. Ben presto, dunque, capiamo che la miccia non solo intende spegnersi prima del tempo, ma che non è nemmeno mai stata accesa. La tanto attesa esplosione finale si riduce ad un grottesco – e, in fondo, evitabile – diverbio fra Chiara e Michele, dal quale però non si libera nessuna energia in grado di illuminare le ombre del passato. Ognuno rimane chiuso fra i propri spiriti, almeno fino a quando Miriam, fingendosi o scoprendosi Medium, non decide di condurre i fratelli fuori dal limbo che li circonda. Nell’accatastarsi delle voci, negli inquietanti silenzi, nella sobria messa in scena dei rapporti umani ormai ridotti a giochi puerili, Lagi riesce a tracciare un quadro di genere dai contorni originali.
Il Natale, dunque, pare essere soltanto una scusa: ciò che conta è quel quasi, quell’attimo di stasi prima dell’accettazione di un lutto, prima del raggiungimento di una sempre diversa e sempre uguale consapevolezza. L’intera storia si svolge fra le quattro mura di una casa-labirinto, qui immortalata attraverso l’occhio infantile dei suoi abitanti: l’edificio, rigorosamente fotografato in chiaroscuro, si allarga e si restringe, offrendo al pubblico i suoi innumerevoli tesori, scoprendo pertugi e schiudendo le sue porte su fatiscenti stanze da anni dimenticate. Unico elemento vagamente ridondante è il carillon di sottofondo, forse lontano ricordo materno, qui posto a ricalcare e illuminare i lunghi attimi in cui la miccia sembra scoppiettare, salvo poi esaurirsi subito.
(Quasi Natale); Regia: Francesco Lagi; sceneggiatura: Francesco Lagi; fotografia: Edoardo Bolli; montaggio: Marco Signoretti; interpreti: Anna Bellato (Chiara), Francesco Colella (Isidoro), Silvia D’Amico (Miriam), Leonardo Maddalena (Michele); produzione: Meproducodasolo, Teatrodilina; origine: Italia 2020; durata: 87’.