R - IFFR 2010 - Concorso
Gelido come le terre nordiche dove è ambientato e disperato come i volti di quegli uomini la cui esistenza è inevitabilmente corrotta dalla colpa. R è un rigoroso e crudo dramma carcerario del regista danese Tobias Lindholm, un film come se ne sono visti molti (ultimo in ordine di tempo Un Prophéte di Audiard), ma non per questo ripetitivo e banale.
Non si nota il tentativo di salvare, riabilitare, condannare, più in generale giudicare, alcuno dei personaggi, dal protagonista a tutti quei necessari e perfettamente interpretati comprimari, che contribuiscono alla messa in scena di una sceneggiatura ben scritta, senza punti deboli. È evidente invece la voglia di narrare, la voglia di parlare di un uomo, Rune, che ha compiuto un crimine e (di cui non sapremo mai nulla) e che ora sconta la sua pena doppiamente: è in carcere per due anni e i compagni di cella hanno un conto in sospeso con lui perché con le sue azioni ha messo i bastoni fra le ruote alle persone sbagliate. È la sua storia che interessa al regista ed è la sua storia che immobilizza lo spettatore alla poltrona. Un crescendo di vessazioni, violenze, vendette, giochi di potere, prove da superare e giri di soldi sporchi, il tutto all’interno delle mura del penitenziario dove la linea che separa chi controlla e chi è controllato è ambigua e sottilissima, la corruzione delle anime è incurabile e la conseguenza di questo marcire è inevitabilmente la morte. Non c’è salvezza per Lindholm, non c’è possibilità né speranza di migliorare e pentirsi. Chi si pente è punito, in un capovolgimento di qualsiasi morale religiosa o pietà umana.
Nel programma dei film in concorso a questo festival, sempre attento a cinematografie borderline, ma sempre più aperto anche al cinema di intrattenimento sebbene impegnato, R è un film di genere fotografato con abilità e girato con padronanza della macchina da presa che rispetta tutti i canoni del filone a cui appartiene. C’è la tensione giusta, ci sono il sangue e il dolore, c’è lo squallore interiore che si specchia in quello dei luoghi in cui il film è ambientato. Soprattutto ci sono le facce degli attori: cattive, dolorose, furbe, maligne, mai commosse, sguardi sempre pronti alla sfida, perfette raffigurazioni del peggio che l’uomo può diventare.
(id.); Regia e sceneggiatura: Tobias Lindholm e Michael noer; Fotografia: Magnus Nordenhof Jonck; Montaggio: Adam Nielsen; Interpreti: Pilou Asbaek, Roland Moller, Dulfi Al-Jaburi; Produzione: Nordisk Film A/S; Origine: Danimarca 2010; Durata: 90’.