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Racconti incantati

Pubblicato il 30 marzo 2009 da Lorenzo Vincenti


Racconti incantati

C’era una volta un giovane attore di nome Adam che riusciva ad ipnotizzare gli spettatori di tutto il mondo solo con la forza dei suoi occhi disincantati e la radiosa forma del volto fanciullesco. Il suo dono naturale gli consentiva di animare storie tendenzialmente carine, quasi sempre cucite addosso alla sua duttilità; o trainare film evidentemente scadenti, in questo caso troppo dipendenti dalle sue doti; o ancora impreziosire film già di per sé complessi e arguti. Quel ragazzo oggi non è cresciuto, ha ancora negli occhi la spensieratezza dell’infanzia e la vivida intraprendenza degli esordi cinematografici. Giullare romantico e tenero, Adam Sandler, è però divenuto uno degli attori più istrionici del panorama hollywoodiano contemporaneo, a volte più vicino all’irruenza cinica di un Jim Carrey altre più alla surreale assenza di un Bill Murray, altre ancora sintonizzato sulla frequenza demenziale degli altri funny guys Ben Stiller o Steve Carell. Un eterno bambino che continua a rappresentare la leggerezza dell’uomo immaturo ma con la consapevolezza però di chi è ormai sicuro dei propri mezzi.

Nella sua nuova fatica, l’attore newyorkese, interpreta Skeeter Bronson, il figlio di un ex proprietario d’albergo costretto a vendere in epoca remota la propria attività ad un importante industriale della zona per sostenere l’infanzia del piccolo Skeeter e della sua giovane sorellina. Passati molti anni da quel fatto, l’ormai uomo (?) Skeeter Bronson è ancora impegnato all’interno di quell’albergo, momentaneamente come uomo tuttofare anche se in lui vive ancora la speranza di poter diventare direttore per via della promessa che l’attuale proprietario fece al suo povero padre nel momento della cessione. Non sembra che questo possa in realtà avvenire. Skeeter viene infatti sfruttato continuamente e come se non bastasse le aspirazioni del ragazzo vengono soffocate dall’intraprendenza del rivale Kendall, compagno della figlia del proprietario Nottingham. La vita di Skeeter viene però colta da improvvisi cambiamenti quando sua sorella gli propone di fare da baby sitter ai propri figli per una settimana, periodo durante il quale cominceranno ad avvenire cose molto strane, per lo più ispirate alle favole che Skeeter racconterà ai suoi cari nipoti.

Autentica pellicola familiare, Racconti incantati può essere considerata la versione moderna della fiaba classica. Questo perché riesce ad includere, tritare e mescolare dentro di sé tante favole messe assieme (la cupidigia della modernità), perché in ognuna di esse l’autore gioca sul consumismo dell’epoca attuale (prendendone in giro i luoghi comuni) e soprattutto perché i suoi personaggi attualizzano i comportamenti degli eroi fiabeschi classici con gesti e parole a la page. Il film basa il suo messaggio sulla necessaria riscoperta del sogno, sul disincanto come unico antidoto alla meschinità e alla volgarità dei giorni d’oggi. Per i nipoti di Skeeter l’attimo della favola assume un importanza fondamentale e per questo deve essere affrontato con lo spirito giusto. Il protagonista non comprende subito la sacralità del momento salvo ricredersi poi quando si accorge che tutto quello raccontato ai bambini la sera prima comincia ad avverarsi il giorno seguente. Prima di capire realmente il senso di ciò che sta accadendo, Skeeter tenta di sfruttare a proprio vantaggio questa incredibile possibilità, rischiando tuttavia di commettere errori quasi irreparabili. Egli non si accorge che sono solo gli elementi inseriti dai bambini all’interno delle sue favole ad avverarsi, ma soprattutto non si rende conto che non si può tentare di manipolare qualcosa di così puro per trarne un vantaggio personale basso (una ferrari, i piaceri di una donna o cinquecentomiladollari). Il regalo che quelle storie portano in dono è solo la serenità, i piaceri della sorpresa e lo stupore di un sogno avverato. Il film alterna due dimensioni, la realtà di una vita da scuotere (quella di Skeeter, di sua sorella, dell’amica di sua sorella nonché baby sitter di giorno) e la fantasia di una vita da godere. Le due dimensioni pian piano si fondono durante il film, permettendo così che la realtà si diriga rapidamente verso un finale da sogno. Un happy end disneyano, con tanto di morale educativa ed epilogo conciliante. Le quattro favole raccontate dal protagonista all’interno dell’opera costituiscono probabilmente l’elemento di maggior attrazione della stessa in quanto catapultano i protagonisti della storia e la nostra visione in mondi leggendari, paesaggi tipici di eventi da sogno. La corte di un antico palazzo medievale, il villaggio del selvaggio west, l’arena gloriosa di epoca greca o la galassia interstellare sono scenografie di un mondo che non ci appartiene e quindi per questo soltanto immaginabili, sono ambientazioni che mentre richiamano lo spettatore ad altri viaggi onirici e fiabeschi del cinema passato (dalla saga di Ritorno al futuro, a quella di Amazing stories, da La storia infinita ai Goonies, passando per il lascito spielbergiano e le altre opere Disney, fino a giungere ad un opera come Neverland), fanno riflettere per gli avvenimenti che ospitano, molto simili o comunque ispirati da quello che accade a Skeeter e gli altri nella realtà parallela. La favola quindi che aiuta a riflettere sulle ansie di tutti giorni, sui problemi da risolvere per tentare di esorcizzarli, indicando la via da seguire. Il film è ovviamente l’ideale per un pubblico di bambini ma anche gli adulti trarrebbero beneficio dalla visione di un’opera così tenera, forse un po’ troppo melensa ma fonte almeno di serenità. Certo i grandi non godranno di una sceneggiatura articolata o di una regia particolarmente virtuosa ma almeno riusciranno per una volta a staccarsi dall’insipienza della routine ed entrare nel giro di chi la fantasia la alimenta continuamente: i bambini e il cinema.


CAST & CREDITS

(Bedtime stories); Regia: Adam Shankman; soggetto: Matt Lopez; sceneggiatura: Matt Lopez, Tim Herlihy; fotografia: Michael Barrett; montaggio: Tom Costain, Michael Tronick; musica: Rupert Gregson-Williams; interpreti: Adam Sandler (Skeeter Bronson), Keri Russell (Jill), Guy Pearce (Kendall), Russell Brand (Mickey), Richard Griffiths (Barry Nottingham); produzione: Gunn Films, Happy Madison Productions, Offspring Entertainment, Walt Disney Pictures; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures; origine: USA; durata: 99’; web info: Sito italiano


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