Road to Istanbul (Panorama Special)
L’impegno nelle tematiche di migrazione da parte della Berlinale, quest’anno passa anche attraverso proposte non propriamente cinematografiche, come La Route d’Istanbul di Rachid Bouchareb. Attraverso il dramma di Elisabeth, che vive la scomparsa della giovane figlia da casa, si descrive il fenomeno, ancora a molti sconosciuto, dell’arruolamento delle nuove leve per la Jihad.
Bouchareb, che qui alla Berlinale nel 2009 aveva presentato London River, riprende il tema dell’estremismo religioso cercando di far emergere le contraddizioni sociali che colpiscono il mondo globalizzato, che non sembra più nettamente diviso tra Occidente e Oriente, ma da credenze e informazioni divergenti.
Il mondo di Elisabeth sembra infatti crollare nel momento in cui scopre che la figlia è fuggita di casa assieme al futuro marito per convertirsi all’Islam e raggiungere la Siria. Si ritrova da sola nella lunga ricerca della figlia, senza aiuto da parte della polizia locale o degli eserciti umanitari. La posizione sviluppata in sceneggiatura tiene conto di questo isolamento della madre, per poter estremizzare la situazione geopolitica riguardo ai conflitti in atto nel Medio Oriente. L’Occidente sembra impossibilitato a operare in questi focolai e specialmente scollegato nel poter stabilire un’operazione di protezione dei propri cittadini. Elisabeth infatti comprende che non è tanto come madre che si sente fallita, ma è come cittadina (la scena dell’arresto al confine è la dimostrazione che in conflitto bellico tutte le norme e regole sono da considerarsi annullate). La dimensione privata e pubblica diventa uno schema utile per raccontare un dramma universale che oltrepassa popoli e religioni.
La Route d’Istanbul, pensato come film per la televisione, dimostra una particolare attenzione per le fonti giornalistiche provenienti dalla Siria: grazie alla documentazioni di reporter francesi, ricostruisce infatti delle scene realistiche tra il confine turco e siriano, girate in Algeria, proponendo uno scenario inedito di questa no man’s land.
I protagonisti del film sono duttili alla complessità della storia e complessivamente l’operazione è da invidiare per la novità editoriale. Le tematiche di integrazione raccontate in prodotti occidentali interessano proprio quei popoli e nazioni che non hanno spazio mediatico per questo tipo di storie. Ma sono anche una valida proposta formativa per un pubblico generalista.
La Route d’Istanbul è dunque una valida proposta che andrebbe imitata anche in contesti italiani.
(La Route d’Instabul); Regia: Rachid Bouchareb; sceneggiatura: Oliver Lorelle, Yasmina Khadra, Zoé Galeron, Rachid Bouchareb; fotografia: Benoit Chamaillard; montaggio: Yannick Kergoat, Emmanuelle Jay; musica: Eric Neveux; interpreti: Astrid Whettnall, Pauline Burlet, Patricia Ide, Abel Jafri ; produzione: 3B Productions, Tassili Films, Arté France, Scope Pictures; origine: Algeria, Francia, Belgio, 2016; durata: 100’;