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Romadocfestival 2006 - O carcere e a rua

Pubblicato il 28 maggio 2006 da Carlo Dutto


Romadocfestival 2006 - O carcere e a rua

Una cella. Sbarre. Condannate ad arrugginire. [Ivan Kulekov, Senza tempo, senza ordine, senza indirizzo]

Il primo piano ravvicinato incornicia il volto di Claudia, 54 anni, scavato da oltre 17 di carcere, altri undici da scontare per furti e omicidi. Nel suo primo giorno di semilibertà non riesce a camminare in giro per la città di Porto Alegre, Brasile, come una normale passante: non più abituata al sole, il mondo libero è troppo vasto, dispersivo, senza punti di riferimento facilmente definibili. Claudia sfugge gli sguardi, i capelli non sono più raccolti come nel suo monolocale con le sbarre alla finestra, spaesata nel cercare la fermata dell’autobus per andare a cercare un figlio che non ha visto crescere. Daniela di anni ne ha diciannove, ha partorito il secondo figlio in carcere, ha paura che le altre detenute la uccidano, si è macchiata di un crimine che non ammette scuse nell’universo carcerario: ha ucciso il suo primo bambino. Gli occhi persi nel vuoto non mettono a fuoco nulla, le lettere che riceve in carcere da fantomatici ammiratori la fanno sorridere, nella vana attesa di una visita della madre: finirà nell’ospedale psichiatrico senza aver potuto mai allattare il figlio. La trentenne Betania da tempo vive una storia d’amore con la sua compagna di cella, usufruisce del regime di semilibertà, da cui evade, nella inconsistente speranza di poter vivere senza dover più render conto di sé a nessuno.

Vite parallele di tre donne, tre età, tre destini disperati e senza futuro. Raccontati con empatia in questo coinvolgente documentario firmato da una giornalista brasiliana che ha seguito per lungo tempo le tre protagoniste, entrando nelle loro vite con discrezione e delicatezza, descrivendo la netta differenza che passa tra il mondo-carcere, una routine a cui non ci si abitua, ma ci si adatta, e l’umanità ‘altra’ che vive al di là del muro, che non ha mai sperimentato la violenza quotidiana e la mancanza di affetti basilari.

Coraggioso nel seguire la latitanza di Betania durante i suoi spostamenti nelle case dei vari uomini con cui instaura fragili relazioni, drammatico nel descrivere la condizione femminile nelle carceri brasiliane, netto nel definire il Carcere e la Strada come due entità opposte della stessa medaglia, forse più incisivo se accorciato in alcuni punti un pò lenti e ripetitivi.

[27 maggio 2006]

(O carcere e a rua) Regia: Liliana Sulzbach Sceneggiatura: Liliana Sulzbach, Angela K. Pires; Fotografia: Sadil Breda; Montaggio: Angela K. Pires; Musica: Nico Nicolaiewskj; Produzione:Anne Bittencourt; Everson Egas Colussi Nunes per il Sundance Festival Documentary Fund; Origine: Brasile, 2004; Durata: 80 min; Web info: Sito ufficiale


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