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Roman Polanski: A film memoir

Pubblicato il 17 maggio 2012 da Fabiana Proietti

VOTO:

Roman Polanski: A film memoir

Ci sono vite inimmaginabili, che nel bene e nel male volano più alto della fantasia, stranger than fiction. L’esistenza di Roman Polanski, lo sappiamo, ne è un esempio. Una “storia nella Storia” la sua, che l’ha visto protagonista della più grande tragedia del Novecento – l’Olocausto – così come di momenti di intenso fervore artistico e culturale, dall’exploit del cinema europeo dei primi anni Sessanta all’esperienza neohollywoodiana dei ’70. E probabilmente la forza del Polanski cineasta sta proprio nell’aver sempre infuso nei suoi film, in maniera più o meno esibita, questa sua esistenza fuori dal normale, così romanzesca da risultare affine al racconto di formazione dickensiano di Oliver Twist che, assieme a quella più letterale de Il Pianista, costituisce la vera autobiografia cinematografica del regista.

Da questo punto di vista il documentario di Laurent Bouzereau, A film memoir, poco aggiunge a quello che Polanski ha già svelato di sé attraverso la sua opera, ma ne è cosciente tanto da accostare alle parole del regista le immagini delle pellicole che riprendono quasi alla lettera, come un puntuale commento visivo, gli aneddoti che oggi, di nuovo, racconta: dal primo confronto diretto con la furia della violenza umana, attraverso le fucilazioni immotivate, per gioco, da parte delle SS – riprodotte nel film premio Oscar del 2002 con una precisione che rivela la drammatica nitidezza del ricordo – fino all’arrivo in una casa di campagna, porto sicuro, al riparo dagli orrori della guerra, che rivive nella trasfigurazione fiabesca di Oliver Twist.

Per tutta la prima parte, A film memoir coglie la profonda vocazione all’immagine del Polanski uomo e cineasta, il suo essersi trasformato – come prefigurava il Christopher Isherwood di Addio a Berlino – nell’obiettivo di una macchina fotografica che registra volti, azioni, momenti, per poi rielaborarli successivamente, con una retroattiva attribuzione di senso. Se l’operazione funziona è quasi solamente per l’aura che accompagna le parole del regista, la sua magica capacità di affabulazione che rende vividi e perciò condivisibili i suoi ricordi privati: dal racconto della “prima ferita emotiva”, la scomparsa dell’amico d’infanzia Pawel, poco più grande di lui, “un ragazzo brillante, intelligente”, portato via di notte dai nazisti, alla morte del piccolo Stefan, “un bambino bellissimo, biondo con grandi occhi blu”, emerge la sua statura di narratore, in grado di reggere il peso di ogni inquadratura all’interno di una messa in scena minimale, un primo piano frontale che vuole porre l’uomo e l’artista al centro della sua indagine.

In tal senso A film memoir sembra un altro dei tanti processi a cui Polanski ha dovuto sottoporsi; in quest’atto finale – a tratti persino stanco: “penso che possa bastare, Andy” dice all’intervistatore e amico di lunga data Andrew Braunsberg – è lui stesso a prendere le proprie difese sul banco degli imputati, a raccontare “la versione di Roman”, di nuovo a confronto, dopo Frantic, con il topos narrativo hitchcockiano dell’innocente chiamato a discolparsi.

La totale empatia del documentario con l’oggetto del proprio discorso è però anche il limite dell’operazione: A film memoir dipende a tal punto dalla volontà di Polanski di raccontarsi che risulta convincente nella rievocazione dell’infanzia e dell’adolescenza, con la scoperta del cinema, la fascinazione per l’attività performativa durante i campi scout poi diventata un lavoro vero e proprio con gli show alla radio; la scuola di cinema di Lodz, i primi cortometraggi e i successi europei; ma si arena nell’affrontare “la cronaca nera hollywoodiana”, con l’omicidio di Sharon Tate e il processo per stupro, dando l’impressione che laddove Polanski diventi reticente o ombroso, Bouzereau non sappia trovare una chiave per raccontare in maniera inedita una storia già sentita troppe volte.


CAST & CREDITS

Regia: Laurent Bouzereau; fotografia: Pawel Edelman; montaggio: Jeffrey Pickett; musica: Alexandre Desplat; interpreti: Roman Polanski, Andrew Braunsberg; produzione: Anagram Films, Casanova Multimedia; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia, 2012; durata: 94’; webinfo: Sito Ufficiale


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