RUDAO LOGHU BANG

Ispirato al judo non solo nella trama, che intreccia le vicende di due giovani judoka e di un imbattuto maestro (un Tony Leung Ka-fai segnato nei tratti dall’età), ma soprattutto nell’impianto, che si basa sulla volontà di rinascita e di riscatto dei protagonisti nonostante i colpi e le cadute che subiscono sulla propria strada, il nuovo film di Johnnie To alterna la violenza dei combattimenti e dello spirito implacabile del judo - ma anche la sua rivisitazione autoironica - ai tratti leggeri e poetici della storia dei tre personaggi principali: un ex campione alla deriva, un aspirante judoka che sfida cavallerescamente chiunque incontri per entrare nella leggenda e una ragazza che sogna di sfondare come cantante. E’ proprio per questo che Rudao Longhu Bang (Trhow Down) si potrebbe considerare quasi una sorta di bilancio e di rinnovamento di tutta la sua carriera di regista. Tra l’omaggio a Kurosawa e la rilettura di Tarantino, Coppola e Scorsese - per sua stessa ammissione tra le fonti ispiratrici del fim - To esaurisce il debito con i grandi e insieme amplia il raggio d’azione del suo cinema, già magnificamente coreografico e musicale, ottenendone sequenze che pur nella loro sempolicità sono come girate in stato di grazia e che conferiscono alla trama un insolito slancio.
[settembre 2004]
regia: Johnnie To sceneggiatura: Yu Nai-hoi fotografia: Cheng Siu-keung montaggio: David Richardson musica: Peter Kam Interpreti: Louis Koo, Aroon Kwok, Cherrie In, Tony Leung Ka-fai produzione: China Star durata: 94’ origine: Hong Kong 2004
