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SAW III – L’ENIGMA SENZA FINE

Pubblicato il 9 marzo 2007 da Marco Di Cesare


SAW III – L'ENIGMA SENZA FINE

Albino come il Silas de Il codice da Vinci, a-morale e sadico monaco che si pone al di là del bene e del male, uomo comune al pari del John Doe di Se7en, ma dotato di una feroce fantasia degna dei migliori supplizianti di Hellraiser, succube di inimmaginabili dolori fisici e interiori, ma padrone di un gioco perverso attraverso il quale domina il destino delle sue vittime, poste di fronte a un ultimo bivio tra la vita e la morte, in un parossistico esercizio del libero arbitrio, ma con una possibilità per poter rinascere, dopo aver condotto un’intera esistenza priva di ideali.
La trilogia di Saw ha finora tentato di proporci tematiche anche interessanti: tuttavia la loro messa in scena difficilmente ha saputo intaccare e inquietare le nostre coscienze. Non fa eccezione l’ultimo capitolo della saga (cui farà presto seguito un quarto episodio), nonostante gli autori abbiano cercato di indagare maggiormente le psicologie dei personaggi.
L’Enigmista Jigsaw (Tobin Bell) è morente nel letto della sua casa degli orrori, il cervello mangiato da un tumore, amorevolmente accudito dall’adepta Amanda (Shawnee Smith). I due coopteranno a sé i destini di Jeff e del chirurgo Lynn, in un tragico gioco di vite incrociate: la donna dovrà riuscire a tenere in vita il ‘mostro’ quel tanto che basta a Jeff per portare a termine una personale via crucis all’interno di un video-gioco tra le stanze preparate dai due carnefici.
Jigsaw e Amanda (così come, forse, Jeff e Lynn) sono necessari l’uno all’altra, sono vicini eppure lontani: lui un pacato e lucido folle, preso solamente da uno scopo, ossia trovare la tessera mancante al suo puzzle (quello dell’esistenza?); lei sempre e comunque allo sbaraglio, emotiva, passata dal masochismo della tossicodipendenza al sadismo che non lascia via di scampo alla sue vittime, uccise solamente per sete di vendetta e perché, differentemente dal suo maestro, la ragazza non crede in un’eventualità di cambiamento da parte dell’Uomo.
Il film a tratti sa farsi seguire, nonostante possa ingenerare una certa irritazione a causa dei continui flashback che spezzano l’azione e che, più che ribadire la particolarità di un universo folle e giustamente incurante della logica narrativa, cercano di essere esplicativi, ma senza che nessuno ne senta un reale bisogno. A questo aspetto didascalico si devono aggiungere anche una regia e un montaggio spesso inutilmente da videoclip, oltre che una durata eccessiva. E a ben poco potranno servire, per stimolare l’attenzione, l’insistenza sullo splatter (che comprende una particolareggiata operazione a cranio aperto che, almeno, non nasconde un lieve aspetto ironico), gli inevitabili effetti sonori o le ingegnose macchine di tortura.
Perché l’horror americano è troppo succube della modernità post-Scream (con tutto il rispetto per il mirabile e dissacratorio teen horror di Craven e le sue dotte citazioni): un intrattenimento in cui tutti i meccanismi e i trucchi del mestiere sono stati portati allo scoperto. Ma il gioco, ormai, ha cominciato a stancare.


CAST & CREDITS

(Saw III) Regia: Darren Lynn Bousman; soggetto: Leigh Whannell e James Wan; sceneggiatura: Leigh Whannell; fotografia: David A. Armstrong; montaggio: Kevin Greutert; musica: Charlie Clouser; interpreti: Tobin Bell (Jigsaw/John Cramer), Shawnee Smith (Amanda), Angus Macfadyen (Jeff), Bahar Soomekh (Lynn), Donnie Wahlberg (Eric Matthews), Dina Meyer (Kerry); produzione: Lions Gate Films e Twisted Pictures; distribuzione: 01 Distribution; origine: U.S.A. 2006; durata: 107’; web info: sito internazionale.


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