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Sbirri

Pubblicato il 10 aprile 2009 da Sergio Sozzo


Sbirri

Con un bel po’ di giudizio in più, Raoul Bova sarebbe potuto davvero diventare il più interessante volto ’di genere’ del cinema italiano degli ultimi dieci-quindici anni (e quindi automaticamente razza protetta causa rischio estinzione): uno che comincia coi Vanzina, e passando da Fragasso approda a Ultimo e ai magnificenti Soavi televisi (e che, sbarcato in America, con grande coerenza finisce in un film di Sly e in uno di Paul WS Anderson), ha dimostrato nel corso della sua carriera di ’faccia da sbirro’ una certa dose di consapevolezza di una qualche politica attoriale – peccato che poi Bova finisca per fare alcune scelte scellerate come accettare Moccia (che Moccia è sempre inaccettabile) o produrre addirittura questo Sbirri di Roberto Burchielli.

Certo, il fascino del ruolo che deve aver convinto l’attore ad impegnarsi nel progetto è altamente comprensibile: praticamente Burchielli e il suo indaffaratissimo operatore Gigi Martinucci imbastiscono l’intero film sulla figura di Bova, giornalista d’assalto che si finge poliziotto al seguito della Unità Operativa Criminalità Diffusa di Milano, gli agenti che pattugliano le strade in borghese per acciuffare i piccoli spacciatori sui marciapiedi o fuori dai locali, ufficialmente per realizzare uno dei suoi reportage scoop, ma in realtà per ricostruire la morte per overdose del figlio adolescente dopo una notte in discoteca.
E’ questo il canovaccio che permette al regista di tenere insieme quelle che afferma essere reali sequenze di operazioni effettuate da reali poliziotti riprese di nascosto da Martinucci e da Bova camuffato con barba e parrucca per non essere riconoscibile – il risultato finale è pero quantomeno frastornante: l’eterogeneità degli spunti digitali, come spesso accade qui in Italia, viene fraintesa dal regista come pacchiano accumularsi di espedienti ’ravvicinati’ che dovrebbero portare a un maggiore coinvolgimento delle emozioni dello spettatore, ma che invece finiscono per scuoterne unicamente lo stomaco per colpa del mar di mare.

Si va dai videomessaggi via web cam tra Bova e la moglie in piena crisi coniugale, ai video registrati col videofonino dal figlio morto con gli amici; dalle riprese notturne a raggi infrarossi del viavai dello spaccio, ai vari ’ciak’ dell’introduzione giornalistica al finto reportage di Raoul che guarda in macchina: quello che finisce per accadere, mentre Burchielli alza ad un livello insostenibile di decibel la ruffiana colonna sonora che fascia i numerosi momenti di sfogo dei personaggi, è che il materiale ’vivo’ degli appostamenti, dei concitati arresti, delle perquisizioni, dei brevi inseguimenti, ad un certo punto si rivela come assolutamente accessorio, tanto che dopo un’oretta dei 100 minuti (troppi!) del film si comincia a non vedere più l’utilità dell’ennesima giostra di ripresa serrata di un’ulteriore nottata appresso agli ’sbirri’.

Resta la sensazione di una occasione sprecata per la decostruzione dell’immagine-Bova (e che molto probabilmente non era davvero negli intenti di alcuno dei realizzatori del film), e il ricordo improvviso durante la visione di un incredibile ’sceneggiato’ rai di qualche anno fa, Walter e Giada, versione seriale e contemporanea de I Promessi Sposi con attori non professionisti e trama in progress legata all’attualità catturata dalle videocamere che seguivano i due protagonisti: dove gli scontri allo sciopero per il pane vennero trasformati in zuffe Polizia-tifosi fuori dallo Stadio, e dove la Peste divenne lo spaventoso e improvviso tsunami tailandese.
Un acume e una concezione del mezzo e delle sue infinite possibilità davvero opposte a quelle dimostrate da Burchielli, nonostante le somiglianze nell’intenzionalità comune.


CAST & CREDITS

Regia: Roberto Burchielli; sceneggiatura: Roberto Burchielli, Duccio Camerini; fotografia: Gigi Martinucci; montaggio: Elvis Millesi, Alessandro Paseri; musica: Fabrizio Lamberti; interpreti: Raoul Bova (Matteo Gatti), Luca Angeletti (Luca Martani), Simonetta Solder (Sveva Gatti), Alessandro Sperduti (Marco Gatti); produzione: SANMARCO; distribuzione: Medusa; origine: Italia; 2009 durata: 100’


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