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Servizio Pubblico ?

Pubblicato il 6 ottobre 2007 da Salvatore Salviano Miceli


Servizio Pubblico ?

Ho già avuto modo di dire che Santoro, Biagi e Luttazzi hanno fatto un uso della televisione pubblica, pagata con i soldi di tutti, criminoso: credo sia un preciso dovere della nuova dirigenza Rai di non permettere più che questo avvenga.
Silvio Berlusconi – 18 Aprile 2002

A seguito di quello che di li a poco prese il nome di editto bulgaro (Berlusconi si trovava in Bulgaria quando in conferenza stampa pronunciò queste parole) la sollevazione della sinistra italiana fu quasi unanime. Il rischio era quello di vedere il Servizio Pubblico (la Rai) sottostare al dictat del capo del governo di allora. Tutti ricordiamo come è andata a finire.

Ho letto i resoconti sulla trasmissione Annozero. Mi sembra che non vi si possa riscontrare nulla della serietà, della professionalità e dell’appropriatezza che dovrebbe avere una trasmissione che riguarda la giustizia [...] Mai pensato di restringere la libertà di Annozero.
Romano Prodi – 5 ottobre 2007

Pur con le dovute differenze nei toni e nei contenuti (speriamo anche nelle conseguenze), ancora una volta la Rai è messa sotto accusa. Non spettano a noi valutazioni di matrice politica sulla trasmissione di Santoro (altra cosa sarebbe discutere di una libertà di stampa che forse andrebbe maggiormente tutelata) ma, come fruitori e diretti clienti della Rai conviene forse interrogarsi un po’ di più su questa sua natura di Servizio Pubblico così tante volte citata e, verrebbe da dire, principale causa dei suoi guai, ma forse mai sottoposta al criterio di giudizio più importante, quello qualitativo.
Possiamo considerare l’offerta quotidiana della Rai, che comprende informazione, sport, intrattenimento, spettacolo, consona al suo ruolo di Società concessionaria in esclusiva del Servizio Pubblico?
È possibile affermare che la Rai (così come recita il contratto di servizio del triennio 2003 – 2005) garantisce la libertà, il pluralismo, l’obiettività, la completezza, l’imparzialità e la correttezza dell’informazione ed inoltre riserva in tutte le fasce orarie anche di maggiore ascolto, un adeguato e proporzionato numero di ore di trasmissione all’informazione, educazione, formazione, promozione culturale? Cercando di non far cadere la discussione nei rigidi, stretti ed abbastanza qualunquistici confini del pro/contro Reality Show (sembra strano ma la Tv va oltre l’affranto Cristiano Malgioglio) non pare azzardato avanzare dei dubbi sulla effettiva consistenza del pacchetto che la Rai consegna a noi spettatori.
L’informazione sembra ostinarsi sempre più nel trasformare la cronaca in fiction (modellini e ricostruzioni in scala sono sempre in agguato), l’intrattenimento non brilla né per risultati né per inventiva (ma ancora non è iniziata Domenica In) e lo sport non versa certo in condizioni migliori grazie anche a scelte aziendali quantomeno discutibili (si è chiesta l’autorizzazione all’Uefa per sub-vendere a Sky alcune partite di Euro 2008 i cui diritti erano stati acquistati per ben 120 milioni, lasciando così le casse vuote per la Serie B che ora si sta affannosamente cercando di salvare).
L’ultima puntata di Annozero ha sollevato, dunque, l’ennesimo polverone sulla Rai. Viene spontaneo chiedersi, però, come mai nessuno alzi la voce per monitorare e contestare, se è il caso, i contenuti di un’offerta culturale e di intrattenimento che negli anni sembra essersi impoverita sempre più a fronte delle mille opinioni e richieste di provvedimenti pronte a scatenarsi quando si chiama in causa un politico o un magistrato. Dato che di Servizio Pubblico si tratta (cioè pagata con i soldi di tutti), sarebbe forse il caso di prestare maggiore attenzione alle esigenze di coloro a cui il prodotto è indirizzato. In fondo, per usare un termine ormai entrato di diritto nel vocabolario comune, sempre di ‘casta’ (pur non costituita da intoccabili) si tratta: si chiamano spettatori.


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