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Shadow

Pubblicato il 15 maggio 2010 da Antonio Valerio Spera


Shadow

Un film per chi ama il cinema di genere ed in particolare quello italiano degli anni ’70, dei vari Fulci, Deodato, Margheriti ed anche di Dario Argento, autori che lo stesso Federico Zampaglione ha affermato di amare e di prendere come modelli. Shadow si rifà proprio a quel cinema, solo oggi finalmente rivalutato e considerato importante, rinnovandolo (il film richiama alla mente anche recenti horror americani come Saw) ed aprendolo nel finale a sorpresa a sottotesti di grande attualità. Zampaglione, più apprezzato come cantautore che come filmaker – il suo esordio dietro la macchina da presa, Nero Bifamiliare, lasciò perplessi in molti – firma un horror efficace, violento, angosciante. Palpebre tagliate, corpi bruciati, gambe mozzate, inseguimenti tra i boschi, case sperdute senza via d’uscita, unità spaziale e temporale: gli elementi del genere ci sono tutti e Zampaglione, in modo sorprendente, sa bene come dosarli.
Passato in anteprima italiana al Noir in Festival di Courmayeur, interamente girato in lingua inglese, venduto in tantissimi paesi prima ancora di uscire in patria e già vincitore di diversi premi, l’opera seconda del regista romano sorprende e convince. In puro stile B-movie all’italiana, la storia appare futile e banale, ma è assolutamente funzionale alle atmosfere del genere. L’autore mette da parte i personaggi, la loro evoluzione; lascia in sospeso molti snodi narrativi, non approfondisce mai. Ma laddove si hanno perplessità sulla racconto, esse vengono subito spazzate via dalla paura. L’horror infatti funziona alla perfezione: il ritmo è altissimo (ottimo il montaggio), non mancano violenza, sangue, torture; la tensione è costante, l’atmosfera è inquietante dall’inizio alla fine (grazie anche ad una fotografia che gioca benissimo con il buio); non ci sono tempi morti, nulla è superfluo. Il meccanismo gira senza mai incepparsi, perché Shadow è un horror movie essenziale che non vuole avere pretese autoriali ma che vuole solo avvolgere lo spettatore in un clima angosciante sospeso tra incubo e realtà, in cui alla fine a fare più paura è proprio quest’ultima. Zampaglione azzecca l’ambientazione, sfrutta al meglio sia interni che esterni e sa nascondere sapientemente la paura, lasciandola esplodere piano piano in un climax ascendente che non trova catarsi finale.
Ad impreziosire il film anche le musiche. Scritte dal fratello e dal gruppo The Alvarius, esse ricordano molto le tonalità dei mitici Goblin e sono utilizzate in modo molto “argentiano”, in quanto non sono funzionali alla costruzione di una tensione fatta di colpi improvvisi (come spesso invece avviene nei film del terrore) ma acquistano il ruolo di commento esterno isterico, martellante, ritmico, quasi psichedelico.
L’horror italiano rinasce con Zampaglione. E forse, con questo film, il cantautore è riuscito a trovare la sua dimensione cinematografica. Senza dubbio, una felice sorpresa.


CAST & CREDITS

(Shadow) Regia: Federico Zampaglione; sceneggiatura: Federico Zampaglione, Domenico Zampaglione, Giacomo Gensini; fotografia: Marco Bassano; montaggio: ; musica: The Alvarius, Francesco Zampaglione; interpreti: Jake Muxworthy, Karina Testa, Nuot Arquint, Chris Coppola; produzione: Blu Cinematografica; distribuzione: Ellemme Group; origine: Italia; durata: 80’.


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