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Shimjangii-Thyney (The heart beats) - Roma 2010 - Extra

Pubblicato il 29 ottobre 2010 da Alessandro Izzi


Shimjangii-Thyney (The heart beats) - Roma 2010 - Extra

Il cuore batte. Ineluttabile, inarrestabile, conta il passaggio delle ore. Avvicinando la vita alla morte in un percorso di suono, chiede conto di un perché.
Per quale motivo continuiamo a vivere? Perché ci ostiniamo a portare avanti la nostra vita? Quale utopia muove i nostri passi allo stesso ritmo di un palpito che si spegne nel suo eco?
A questa domanda deve rispondere la protagonista di Shimjangii-Thyney (My Heart beats) di Eunhee Huh, prima piccola sorpresa sudcoreana della sezione Extra di questa edizione del Festival Internazionale del Cinema di Roma. Una domanda esistenziale che danza a tempo di commedia. Perché la vita è spesso contraddittoria e capita anche al cuore, qua e là, di perdere un colpo rivelando così la sua natura di muscolo, seppur condizionato a riflessi involontari.
La protagonista del film è una lettrice di Storia del cinema di una non meglio precisata istituzione scolastica. Non è ancora insegnante, ma sta su quel limitar di Dite che separa il mondo degli studenti da quello dei docenti. Tiene lezioni, da una cattedra che marca una distanza, ma non possiede ancora, neanche a livello istituzionale, l’umanità della professione che forma menti e, appunto, cuori.
Del resto, a guardar meglio, ha ben poco da insegnare, visto che la vita l’ha resa, non si sa bene perché, priva di quell’esperienza del mondo che possa permettere alle sue lezioni di andare dai contenuti al loro Senso vero.
A pensarci starebbe benissimo nella scuola italiana che, di riforma in riforma, pensa sempre più ai propri studenti come secchi da riempire con nozioni e non come individui con cui costruire un futuro.
Il problema vero è che il battito del suo cuore s’è fatto macchina. Spinge un marchingegno che avanza per inerzia, come l’orologio della sua camera da letto che, a forma di un papero, segna sempre le sette: l’ora infelice della sveglia, ma anche quella dell’inizio di una sera da passare rigorosamente in solitudine. Con la sola distrazione di un film porno.
La professoressa è vergine. Sessualmente inibita da un’esistenza che avrebbe bisogno di un defibrillatore che sblocchi il tono continuo di un’abitudine triste, a suo modo frigida.
E il defibrillatore di cui lei sente di avere bisogno prende corpo nella decisione destabilizzante e almodovariana di farsi assumere, di sera, a quelle stesse ore sette che il papero si ostina ad indicare, come attrice porno. Solo lì, sul set accaldato dalle luci rosse di un film rigorosamente in maschera, la donna potrà essere costretta ad ascoltare il battito del suo cuore e di quello del suo partner.
Storia di formazione e di ingresso nella vita, Shimjangii-Thyney racconta, senza moralismi e senza inutili indugi, di tutte le occasioni che, come mele, non riusciamo a cogliere per paura o per rassegnazione. Ha mano felice soprattutto quando mette in scena la paura vera di mangiare la vita suggendone il succo con l’ingordigia della fame.
Il tocco è lieve e vive in un contesto raccontato in punta di piedi col giusto equilibrio tra il realismo delle situazioni e il simbolo del racconto di poesia.
Il tutto nella conditio sine qua non di un doppio sogno speculare: da una parte il mondo grigio e scolastico in cui la professoressa insegna la teoria del film pornografico colle reticenze di chi non riesce a definire con chiarezza cos’è il cumshot e dall’altra il mondo del set in cui apprende i dolori e le gioie della vita vera.
Il cinema, di mezzo, fa da cerniera tra dramma e commedia, tra vita e scuola, tra insegnamento ed apprendimento, tra realtà e finzione.
Shimjangii-Thyney non è sicuramente un film perfetto. Piuttosto sembra pieno di cicatrici. Ma da quei tagli, si ha l’impressione, è uscito sangue vero.


CAST & CREDITS

(Shimjangii-Thyney); Regia e sceneggiatura: Eunhee Huh; fotografia: Hyeongjing Seok; montaggio: Seiyoung Park; musica: Minghyung Yoo; interpreti: Dongsook You (Juri), Jiyeon Byeon (Myungsook), Taehee One (Byul), Seokho Gang (Director), Sunggun Lee (Myungchul), Donhee Lee (Doctor); produzione: Orange Cinema (Corea del Sud) con Lucky Star Lounge (Stati Uniti); origine: Corea del Sud, 2010; durata: 109’


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