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Silvio Forever. Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi.

Pubblicato il 24 marzo 2011 da Giovanna D’Ignazio


Silvio Forever. Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi.

L’interminabile parabola del Foster Kane nazionale ispira un nuovo documentario (dopo il recente Il cavaliere e le dame, e i più datati Viva Zapatero e Videocracy) il cui pregio maggiore è quello di cercare una prospettiva insolita nel tentativo, forse, di raggiungere e interessare anche quel pubblico che del Cavaliere è accanito sostenitore, con il rischio di scontentare tanto a destra quanto a sinistra. Un’ “autobiografia ideale”, basata su brani, interviste, immagini e video di repertorio nei quali il premier ha dato il meglio di sé probabilmente a suo stesso giudizio (anche se non manca qualche affronto degli oppositori, dalla ironica pacca sulla testa "alla Bombolo", al «buffone» urlatogli da Piero Ricca) e che riesce effettivamente a ridimensionare l’ingombrante personaggio (ma non il paradosso di cui è origine). Alle parole dello stesso Berlusconi è affidata la storia della sua vita, così come egli l’ha raccontata pubblicamente: dall’infanzia segnata dal conflitto mondiale, all’intraprendenza giovanile che lo ha portato a studiare a Parigi dove per mantenersi economicamente cantava nei locali notturni; dalle prime difficoltose imprese edilizie a Milano2, agli investimenti nelle reti private; dall’amore per la famiglia, a quello per la nazione che lo ha spinto a entrare in politica; dalla strenua difesa dei suoi amici e collaboratori Dell’Utri, Fede, Confalonieri, alla costruzione dell’imponente mausoleo dove le salme di tutti loro saranno accolte nel “cerchio dell’amicizia”.

Silvio forever si propone come l’autoritratto che il premier ha fatto di sé negli ultimi venti anni attraverso le sue dichiarazioni e i suoi interventi pubblici in televisione, nei comizi, negli incontri europei e internazionali. Non solo. Offre anche opinioni e commenti dei suoi elettori e seguaci tra i quali spicca su tutti la sua più grande sostenitrice: la madre Rosa. Non manca un accenno al chiacchiericcio critico e disfattista di qualche oppositore: dai più autorevoli Indro Montanelli e Marco Travaglio, ai numerosi comici che di fatto hanno costituito il più solido fronte antiberlusconiano, quali Roberto Benigni in primis, Dario Fo, Paolo Rossi, Daniele Luttazzi e Cornacchione (quasi impercettibile la presenza dell’estremista Beppe Grillo). Quasi del tutto assenti (e non a caso) i così detti leader della sinistra. Silvio forever non è un documentario sul “politico” Berlusconi (che di fatto di politica non parla quasi mai, se non quando deve firmare contratti sul tavolo di noce nello studio di Vespa e in qualche altra situazione strategica), ma è un film sull’uomo, sull’intrattenitore, sul goliardico, simpatico, eclettico e auto compiaciuto premier di questa bella nazione.

Accusato da alcuni di essere troppo ironico e da altri troppo celebrativo, il documentario raffigura bene quel conflitto interno che da anni si consuma nel Bel Paese, ma ha soprattutto il merito di essere un invito al distacco. C’è poco da ironizzare (o da celebrare) a proposito di un uomo che ben rappresenta una nazione che ha nei riguardi di questo speciale cittadino un attaccamento morboso tanto nel sostegno quanto nel disprezzo, fino alla perdita totale della lucidità di giudizio. Berlusconi incarna con successo gli italiani e i loro conflitti, per questo Faenza e Macelloni, Stella e Rizzo propongono di fare un passo indietro, di dimenticare quanto già è stato detto nel bene e nel male sul cittadino Berlusconi, di dargli quella attenzione che egli merita e reclama partendo dalla sua persona per valutarlo serenamente così come nelle sue più riuscite manifestazioni egli si è presentato. Tuttavia è proprio Faenza a far sorgere un dubbio emblematico quando afferma che nelle sue numerose dichiarazioni il premier si sia servito di un centinaio di parole in tutto, pari alla varietà di lessico di un bambino di quinta elementare. Se ironia e satira sono stati i sofisticati strumenti ai quali ci si è appellati per denudare il re, strumenti definiti «scivolosi» dallo stesso Stella e dunque sicuramente non popolari, di difficile comprensione per la massa, allora questa stessa operazione si auto-condanna al fallimento, perché c’è da riconoscere che la povertà lessicale, l’uso di parole e gesti chiave, semplici, che tanto suscitano il disprezzo degli antiberlusconiani, siano in realtà nel loro insieme il più grande e autentico pregio di Berlusconi. La capacità del premier di saper dire le cose come le si spiegherebbe ad un bambino è la sua reale qualità, nonché testimonianza di una modestia che adombra totalmente agli occhi dei suoi sostenitori la megalomania additata da chi gli si oppone.


CAST & CREDITS

(id.) Regia: Roberto Faenza, Filippo Macelloni; soggetto e sceneggiatura: Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella; montaggio: Riccardo Cremona; musica: Paolo Buonvino; coordinamento ricerche archivi: Cristina Rajola; ricerche archivio: Arnaldo Donnini, Chiara Capparella, Laura Petruccelli; art director: Edoardo Campanile; motion graphic: Andrea Gnesutta; montaggio del suono: Marzia Cordò; interpreti: Neri Marcorè (voce di Silvio Berlusconi); produzione: Ad Hoc Film; distribuzione: Lucky Red; origine: Italia; durata: 80’.


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