Smetto quando voglio - Ad honorem

Annunciato già nella scena finale della seconda puntata Smetto quando voglio –Masterclass, uscito solo pochi mesi fa, arriva nelle sale la terza e ultima puntata Smetto quando voglio – Ad Honorem che conclude la trilogia iniziata tre anni fa. A opera terminata, bisogna dire che sia sul piano drammaturgico che sul piano attoriale e, va pur aggiunto, anche su quello registico (attendiamo Sydney Sibilia a nuove prove), la trilogia raggiunge un livello davvero buono, un livello non frequentissimo nel cinema italiano e ancor meno nella commedia italiana. La forza del terzo episodio è di coniugare elementi consolidati – la banda degli accademici esclusi dall’università, capitanati da Pietro Zinni (Edoardo Leo) con l’ausilio imprescindibile del debordante chimico Alberto Petrelli (Stefano Fresi) e di una decina di altri “comprimari” mediamente molto bravi – con personaggi nuovi, sopra tutti: quello interpretato da Luigi Lo Cascio, ma anche Peppe Barra, direttore di Rebibbia ma soprattutto del teatro di Rebibbia, macchietta melomane, è notevole - o inaspettatamente ricomparsi o sorprendentemente recuperati, come il “Murena”, interpretato da Neri Marcorè, forse il più bravo di tutti, reduce dal primo capitolo. Oltre a recuperare l’antefatto in un flashback molto economico sul piano del tempo del racconto nonché alcuni snodi fondamentali delle due puntate precedenti (tali da permettere anche agli spettatori che non avessero visto i primi due episodi di seguire ugualmente il film), gli sceneggiatori sono bravissimi a gestire l’interazione di due sottogeneri classici dell’action movie: la fuga dal carcere, qui rivisitata, in modo esilarante, in salsa digitale, e la lotta contro il tempo perché qualcosa di tremendo deve accadere, perché qualcuno degli ex-accademici incazzati è più incazzato di tutti gli altri, avendo perso oltre al posto anche il proprio amore, e dunque è fermamente intenzionato ad eliminare in modo definitivo la sentina del vizio, ossia alcuni baroni della Sapienza. E’ un film dunque tutto di ritmo, di battute, di dialoghi, per giunta con l’imperativo categorico di dare spazio un po’ a tutti i molti personaggi, senza lasciarne per strada davvero nessuno, anche se poi – crediamo – ciascun spettatore compilerà la propria personale playlist di personaggi e battute. Un altro merito del film (ed è di nuovo un merito di scrittura) è quello di costeggiare tanti specialismi e tanti idioletti in modo non cafone e abborracciato, ma plausibile, a quanto dicono anche esperti di mestieri diversi dal nostro. Qualche debolezza il film ce l’ha, soprattutto nella parte finale, quando – in omaggio alle convenzioni del genere comico – è d’obbligo sempre e comunque pervenire a uno happy end, che risulta qua e là un po’ forzato, anche, per una volta, nella gestione dei tempi. E poi, forse forse, se il progetto criminoso dell’ex-accademico andava a buon fine...
(Smetto quando voglio - Ad Honorem); Regia: Sydney Sibilia sceneggiatura: Sydney Sibilia, Francesca Manieri, Luigi di Capua; fotografia: Vladan Radovic; montaggio: Gianni Vezzosi; interpreti: Edoardo Leo (Pietro Zinni), Luigi Lo Cascio (Walter Mercurio), Neri Marcorè (Claudio Felici "Murena"), Stefano Fesi (Alberto Petrelli), Valeria Solarino (Giulia); produzione: Fandango, Groenlandia Film, Raicinema origine: Italia 2017; durata: 96’
