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SOLARIS

Pubblicato il 12 ottobre 2003 da Giovanni Spagnoletti


SOLARIS

Per poter gustare un film come Solaris, bisogna di necessità abbandonare un (radicato e talvolta giusto) pregiudizio cinefilo: quello che un remake americano di un classico europeo massacri e snaturi completamente l’originale. In questo caso poi c’è di mezzo un capolavoro come l’omonimo film di Tarkovskij, a suo tempo (nel 1973) pubblicizzato come l’adeguata “risposta sovietica” al mitico 2001: Odissea nello spazio, ed un tema, quello della vita e della morte o dei “fantasmi d’amore”, che ben si presta ad essere condito nelle peggiori salse New Age, tanto di moda ad Hollywood. Niente paura però: il lavoro di Steven Soderbergh che comprende oltre alla regia quello di sceneggiatura e di fotografia, piaccia più o meno, non porterà i puristi sulle barricate né provocherà l’anatema di “lesa maestà”, perché è stato condotto con amore e senza la spocchia dell’elefante che entra distruttivo in un negozio di porcellane. Per la non semplice impresa di rifare Solaris, il regista di Atlanta ha coinvolto un amico del cuore, George Clooney, anch’esso sulla carta poco adatto a compire una performance del genere, dato che per la prima volta si doveva confrontare con un genere cinematografico in apparenza poco congeniale alla sua esuberanza simpatica ma guascona: la fantascienza. Eppure il risultato è sotto gli occhi di tutti e non si può certo definire disastroso - al contrario. Detto per inciso: dopo essere stato uno degli interpreti hollywoodiani più corteggiati (e pagati), ed aver incarnando l’icona del sex symbol dal cuore tenero e dal sorriso sornione, per Clooney il 2003 rischia di diventare un anno di svolta nella sua carriera. Accanto ad un’inedita interpretazione, quella appunto di Chris Kelvin, il protagonista di Solaris, l’attore è passato, infatti, dietro la macchina da presa con una simpatica e pungente commedia, Confessions of a Dangerous Mind, (Confessioni di una mente pericolosa), premiata al Festival di Berlino per la migliore interpretazione di Sam Rockwell. Ma torniamo alla seconda versione del romanzo dallo scrittore polacco Stanislaw Lem che, come sappiamo, aveva ispirato l’omonima science fiction filosofica di Andrei Tarkovskij e che Soderbergh ha lasciato nella sostanza inalterata, salvo in pochi tocchi e nel finale. Vi si raccontano, in una favola triste dalle valenze allegoriche, tutta una serie di temi sempiterni: dall’amore dopo la morte ai misteri dello spazio cosmico, dalla forza mitopoietica della memoria ai poteri prodigiosi della mente, sino agli imperscrutabili destini segnati da Dio o chi per lui. Film di interni e di dialoghi dentro i claustrofobici ambienti della stazione spaziale Prometheus dove si aggirano i “visitatori”, delle entità che appartengono all’inconscio o alla storia passata dei protagonisti ma che si presentano loro in carne ed ossa, il film di Soberbergh ci consegna allora una fantascienza lontana dall’azione e dagli effetti speciali. Una fantascienza fatta di suggestioni sottili e di “presenze” immateriali, di sentimenti spezzati e di illusioni perdute. Il che spiega perché costato alla Fox la non lieve cifra di 47 milioni di dollari, non abbia riscosso al botteghino americano quel successo che i suoi autori si sarebbe augurati. Ci auguriamo che il mercato europeo, invece, renda giustizia a questo film bello ed affascinante, privo dei consueti stereotipi pesanti dei blockbuster hollywoodiani. Perché nella sua impresa commerciale forse più azzardata, Soderbergh ha diretto con evidente passione un progetto di grande potenza emotiva dove come nel precedente di Tarkovskij scandaglia in profondità una storia d’amore romantica ed esistenzialista, intima e commovente.

Regia e sceneggiatura: Steven Soderbergh dal romanzo di Stanislaw Lem; Fotografia: Peter Andrews (= Steven Soderbergh); Montaggio: Mary Ann Bernard; Scenografia: Philip Messina; Costumi: Milena Canonero; Musica: Cliff Martinez; Interpreti: George Clooney, Natascha McElhone, Viola Davis, Jeremy Davies, Ulrich Tukur, John Cho, Morgan Rusler; Produzione: James Cameron, Rae Sanchini, Jon Landau per Twentieth Century Fox; Origine: Usa 2002; Durata: 98’; Distribuzione italiana: Twentieth Century Fox

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