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Sopravvivere coi lupi

Pubblicato il 30 aprile 2008 da Gianluca Cassetta


Sopravvivere coi lupi

Pellicola densa, con una fotografia intensamente pittorica, alla Cézanne, Sopravvivere coi lupi arriva finalmente in Italia dopo lo strascico di polemiche che ne ha accompagnato qualche tempo fa l’uscita francese. Il riferimento al grande pittore impressionista non è, comunque, casuale visto che il film ci si presenta, al pari di molte tele cezanniane, come una favola cruda in cui è l’uomo, alla fine, a vestire il ruolo di "animale più crudele".
Il film narra la storia di un viaggio, intrapreso dalla piccola Misha (Mathile Goffard), alla ricerca dei suoi genitori deportati dalla Germania nazista in un lager: viaggio che coprirà mezza Europa e che la piccola Misha farà da sola, in preda ai crampi della fame e alla stanchezza, con l’aiuto di una semplice bussola regalatale da Ernest (Guy Bedos) che punta sempre il nord, e i tuoi genitori sono ad est.

Tratto dall’omonimo romanzo di Misha Defonseca (vero e proprio caso letterario sino al momento in cui l’autrice non ha rivelato al mondo che la storia non ha nulla di autobiografico ed è frutto di invenzione), il film di Véra Belmont si appresta a diventare una sorta di Into the wild al contrario visto che qui ci si mette in viaggio non per fuggire dalla propria famiglia, ma per ritrovarla.
Alla scoperta forzata degli orrori della vita, della solitudine, della paura, la piccola, nel suo disperato peregrinare tra gli orrori della guerra, trova rifugio e affetto in una famiglia di lupi incontrata durante il cammino verso l’Ucraina diventando, in certo senso, lupo a sua volta.
Con lei scopriamo, così, non solo il linguaggio degli animali, ma anche l’implicita bellezza di una vita vissuta secondo Natura senza quei mali che affliggono l’uomo "civile": la crudeltà, il potere, l’arroganza, la prepotenza.
Il lupo chiaramente uccide – questo è vero – ma lo fa solo per mangiare: nessun lupo uccide mai per gioco o per sete di potere. In questo modo il lupo diviene "umano" quando messo a confronto con l’uomo che ha costruito i lager e i campi di concentramento, e l’uomo si fa bestia, assassino dei suoi simili, portatore di quel virus malsano che è la guerra e che ha tolto alla piccola Misha l’affetto dei suoi genitori.

Véra Belmont evidenzia una questione importante: c’è un difetto di comunicazione tra gli uomini. Le lingue sono differenti e gli uomini di lingue differenti non si possono capire. Lo sperimenterà Misha in prima persona, lungo il suo percorso verso est: con i partigiani ucraini con i quali vivrà un periodo della sua vita; con i tedeschi dai quali scapperà durante tutto il suo viaggio, identificando l’accento duro della Germania come qualcosa da cui nascondersi.
Anche gli stessi bambini non riescono a parlare tra di loro – e questo difetto non consentirà a Misha di salvare una piccola colonia di coetanei dai soldati tedeschi, nascosti dagli orrori della guerra in un bunker scavato nel bosco, e ricoperto dai rami – politica di rastrellamento ingiustificato che non risparmia neanche l’innocenza.
In Sopravvivere coi lupi l’uomo sembra essere condannato al suo destino di carnefice – senza possibilità di redenzione.
Anche la piccola Misha non ha scampo: ucciderà e lo farà per vendetta. E proprio in questo omicidio per vendetta ecco venire fuori la natura umana, brutale e spietata.
Anche Misha è dunque condannata in partenza, come una sorta di peccato originale dal quale nessun uomo puo’ essere redento.
Una favola cruda, quindi, come dicevamo questo Sopravvivere coi lupi: la violenza non è nascosta nei panni della strega cattiva, ma aleggia come un vampiro su tutta l’umanità.
Le immagini spesso sono senza censura – Misha mangia i vermi, Misha mangia la carne cruda come fanno i lupi, ricoprendo la sua faccia di sangue: un film per bambini? Forse più un film più per la famiglia dove la visione dei più piccoli possa essere sorvegliata e guidata dalla presenza dei genitori.
La piccola Mathilde Goffart è strepitosa: nove anni e mezzo e forse – come sostiene anche Véra Belmont – bravissima perchè ancora non sa di essere un’attrice.
La durata è di circa un’ora e mezza: a tratti il film appare un po’ lento, ma, a parer nostro, si tratta di una lentezza efficace, costruita ad hoc per permettere allo spettatore di guardare i fotogrammi ed ammirare la cura e la gestione dei colori che rendono le inquadrature – talvolta – dei veri e propri quadri cui la musica di Emilie Simon conferisce una natura plastica quasi tridimensionale.


CAST & CREDITS

(Survivre avec les loups); Regia: Véra Belmont; soggetto: tratto dal romanzo omonimo di Misha Defonseca; sceneggiatura: Véra Belmont, Gerard Mordillat; fotografia: David Verlant; montaggio: Martine Giordano; musica: Emilie Simon; interpreti: Mathilde Goffart (Misha), Yaël Abecassis (Gerusha); Guy Bedos (Ernest); Michèle Bernier (Marthe); produzione: Stephan Films, Les Aventuriers de l’Image XO Productions Inc (Francia), Saga Film (Belgio), in associazione con Dalka - Zuta Film Produktion (Germania) e Motion Investment Group (Belgio); distribuzione: Videa CDE; origine: Francia, 2008; durata: 90’; webinfo:sito italiano


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