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Sopravvivere coi lupi (Conferenza stampa)

Pubblicato il 1 maggio 2008 da Gianluca Cassetta


Sopravvivere coi lupi (Conferenza stampa)

Roma. La prende con molta calma la signora Vera Belmont: lei arriva, si siede e guarda la platea della Casa del cinema. Charme e voglia di raccontare questo film, amica della storia del cinema e amica di Truffaut – che fortuna – di cui racconta un aneddoto interessante su un viaggio a New York: “Eravamo appena arrivati e io avevo una gran fame. Non vedevo l’ora di andare in giro per vedere questa città spettacolare. Allora andai da lui per convincerlo ad uscire per cena”, e lui: “Se vuoi vai, io sto già viaggiano con la testa”. Sopravvivere coi lupi. Sarebbe il caso di dire che la Belmont in questi mesi ha dovuto lottare molto, ma nel suo caso la lotta non era con i lupi. Si è trovata a girare un film tutto nuovo: Sopravvivere coi critici. Eh già perchè l’autrice del romanzo omonimo da cui è stato tratto il film ha deciso di tirargli un brutto scherzo: dopo l’uscita del film in Francia è tornata sui suoi passi, sconfessando il mito che aveva reso il suo romanzo un best seller mondiale da milioni di copie: la storia non è autobiografica, ma rielaborata dalla mia fantasia. E allora che succede alla critica? “In un primo momento erano rimasti stupiti dalla forza di questa bambina, al punto di scrivere numerosi elogi. Tutto era vero, nonostante io mi sforzassi di dire che non era in quell’ottica che bisognava guardare il film. Un film è sempre un misto di realtà e finzione, altrimenti si decide di girare un documentario”. E dopo le rivelazioni della scrittrice: “tutto era diventato falso. Non esisteva una via di mezzo”. Nonostante il brutto tiro, la regista difende Misha Defonseca: “è evidente che c’è stato un lavoro di miscuglio tra realtà e fantasia: ma questo miscuglio era necessario, perchè Misha doveva proteggersi”, sottolineando poi come – dal suo punto di vista – “la vita della scrittrice deve essere stata certamente più dura di come la leggiamo nel romanzo. Non dimentichiamoci che i suoi genitori sono stati deportati nel 1941 perchè resistenti al nazismo. Il padre fu torturato, e sotto tortura tradì i suoi compagni. Sua mamma invece morì nel 1945”. Tutto sommato alla fine traspare una gioia nella Belmont, relativa al film: “io sono contenta di averlo fatto. Il film è già uscito in Belgio e in Francia, e nonostante la finzione le famiglie – perchè questo è un film per famiglie – hanno capito che un film è un film, e c’è sempre qualcosa d’inventato dentro”. Certo è pur vero che qualunque artista difenderebbe la sua opera anche in punto di morte: basti ricordare al tal proposito come Antonioni difese con le unghie i suoi film L’avventura e Zabriskie point – senza azzardare paragoni che sarebbero privi di senso e spessore – ma la Belmont da la sensazione di voler giustificare troppo la confessione della Defonseca. Durante la conferenza infatti – ovviamente guidata un po’ dall’atmosfera curiosa della platea stampa – torna spesso sull’argomento, sostenendo sempre la tesi per cui è “normale inventare quando si scrive una storia. Non nego comunque di essermi sentita tradita nel momento in cui la scrittrice ne rivelò la falsità”, chissà: magari se le mettiamo una accanto all’altra…Il film comunque non è privo di morale, essendo una sorta di favola moderna, insomma non manca il canonico chi la fa l’aspetti o chi va piano va sano e va lontano: “l’uomo fa la guerra, l’animale uccide per mangiare: diciamo che ho cercato di lavorare molto con Rousseau. Mi è piaciuto perchè ho trovato intelligente raccontare questa storia con la metafora della favola”. E poi si scivola sulla musica. impossibile non notare la singolarità delle musiche di Simon (autore della colonna sonora de La marcia dei pinguini). : “L’ho scelto dopo aver provato diversa musica classica: il problema con la classica è che tutto risultava eccessivamente tragico. Avevo bisogno di qualcosa di diverso. così mi sono ritrovata a un concerto di Emilie Simon. Ho trovato singolare questo accostamento di musica e rumori della natura. La cosa che mi colpì di più fu notare come l’artista fosse in gradi di riprodurre il suono di un ruscello con la bocca, rumori di animali, fulmini. Gli ho fatto vedere il film e ha deciso di partecipare”. Ma l’elemento clou di questa pellicola è senza dubbio Mathile Gouffard: “è una bambina straordinaria e un’attrice straordinaria, semplicemente perchè ancora non sa di essere un’attrice. L’ho amata molto per il suo aspetto singolare: non è né brutta né bella, ma ha un suo fascino. Spero per lei che non si rovinerà col tempo”, per poi regalarci anche qualche particolare sui giorni del set: “Mathile è davvero come la vediamo sullo schermo. Sul set tutti avevano paura dei lupi, ma lei no. Si faceva baciare, ci giocava in continuazione. Alla fine delle riprese voleva addirittura portarsene uno a casa. Fortunatamente suo padre è allergico al pelo!”. Vera Belmont farà qualche film d’attualità? “ho fatto un film autobiografico negli anni 50’, quando eravamo comunisti – e la platea ride di gusto – e fu un buon successo. diciamo che ammiro le persone che con coraggio cercano di cambiare un po’ le case. Attualmente sto lavorando ad un progetto nuovo, una sorta di Cenerentola moderna ed ecologica”. Poi torna sull’attualità del film, rimarcando – essendo anch’essa ebrea “con la fortuna di essere nata in Francia”, l’importanza di non “perdere la memoria di quello che è successo in quegli anni. Quello che succede nel film poteva benissimo succedere a qualsiasi altra ragazza, e lo stesso vale per la storia vissuta dalla Defonseca – di cui noi ovviamente conosciamo soltanto la versione fantastica – è necessario che se ne parli sempre, perchè il razzismo è malsano e purtroppo non è finito”. E su questo si chiude la conferenza, con saluti rigorosamente in francese. Il film sarà nelle sale dal 30 aprile, distribuito in cinquanta copie dalla Warner Bross.


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