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Sotto il vestito niente - L’ultima sfilata

Pubblicato il 28 marzo 2011 da Antonio Valerio Spera


Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata

Era dai tempi dello sfortunato Squillo che Carlo ed Enrico Vanzina non si cimentavano col giallo-thriller. Un genere che i fratelli romani hanno intrapreso diverse volte nella loro carriera, iniziando proprio dal cult anni ’80 Sotto il vestito niente. Ed ora che il cinema italiano si è ormai standardizzato sulla commedia, con successi ed incassi che non si vedevano da decenni, i Vanzina vanno controcorrente e mettono da parte la risata facile e la satira sociale riprendendo proprio quel titolo che nel 1985 divenne un vero caso cinematografico. Lo smalto non è più quello di un tempo, e ciò è evidente purtroppo già da qualche stagione (con qualche parentesi positiva – vedi La vita è una cosa meravigliosa), ma gli autori di Vacanze di Natale fanno un passo avanti rispetto al deludente Ti presento un amico, commedia sofisticata un po’ sciatta nella scrittura e nella messa in scena.
Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata è una sfida coraggiosa e difficile per i Vanzina. Non solo perché la tendenza degli ultimi tempi sembra non concepire minimamente il cinema di genere extracommedia ma anche perché è sempre rischioso impegnarsi nella ripresa di un fortunato titolo del passato. Ma i Vanzina ormai ci sono abituati e ci hanno abituato a questo tipo di esperimenti e di operazioni (2061, Il ritorno del Monnezza, Febbre da cavallo – La mandrakata, Vacanze di Natale 2000, Eccezzziunale veramente: capitolo secondo..me, I mitici), a volte con risultati buoni, altre meno. Ma c’è una costante che unisce tutti questi film “revival”, una costante che poi in fondo è la cifra vanziniana per eccellenza sin dagli inizi della loro carriera e che adesso in questi ultimi titoli raggiunge una valenza anche stilistica e cinematografica oltre che contenutistica: la nostalgia. Sapore di mare era un film-nostalgia, così come anche Vacanze di Natale o Via Montenapoleone giocavano anticipatamente con l’effetto nostalgia, perché cristallizzavano sullo schermo l’Italia con le sue mode e i suoi atteggiamenti. Ora il cinema dei Vanzina vive propriamente di nostalgia cinematografica, riporta da un punto di vista formale, di scrittura visiva e narrativa, di ripresa di vecchie tematiche, storie e atmosfere, ad un cinema del passato, ad un modo di fare cinema e di pensarlo che oggi non c’è più. I Vanzina non si sono fermati agli anni ’80. Quel periodo artistico, culturale, sociale, è il filtro dei loro racconti cinematografici, è la loro anima artistica, il mezzo per descriverci anche l’Italia di oggi. Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata non è, come potrebbe sembrare, un film “vecchio”, fuori tempo, ma semplicemente, appunto, un film che si ciba della nostalgia e la sprigiona in ogni inquadratura, nella sua confezione, nel suo ritmo compassato, nella sua struttura narrativa. La storia è completamente diversa da quella del film originale e di esso è rimasta solo l’ambientazione nel mondo della moda. Quest’ultimo Sotto il vestito niente non è un sequel né un remake del cult movie del 1985, come hanno tenuto a sottolineare gli stessi autori. Ma gli sceneggiatori sono gli stessi (oltre ai Vanzina, a realizzare lo script è sempre Franco Ferrini) e la colonna sonora porta ancora la firma di Pino Donaggio. E’ forse anche per questo motivo che gli anni ’80 si sentono molto nell’opera, sia nella scelte estetiche (ad esempio l’elegantissimo ralenti per descrivere la morte della modella Alexandra, o anche la decisione di non mostrare esplicitamente i delitti o di non inserire tanto sangue) sia nei risvolti della storia (l’elemento melodrammatico, presente nella descrizione familiare ed esistenziale dello stilista interpretato da Richard E. Grant non appariva così marcato e importante in un film italiano di genere da molto tempo). Ma la vera forza del film risiede nell’intreccio del plot e nell’evoluzione della detection. Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata infatti guarda più alla tradizione del giallo classico che al thriller (nonostante alcuni momenti, anche riusciti, di vero thrilling). Punta sul mistero più che sulla paura estemporanea. Non cerca di far saltare lo spettatore dalla poltrona ma cerca di coinvolgere nella ricerca dell’assassino e nella risoluzione del caso.
Certamente il film non appare completamente riuscito, anzi presenta molte pecche soprattutto in alcuni dialoghi banali e troppo sbrigativi, figli di un atteggiamento che sembra a tratti televisivo, in una direzione degli attori (purtroppo doppiati, in pieno stile 80’s) che non porta la recitazione ad un giusto equilibrio (a parte Francesco Montanari, non molto credibile nel suo accento del Sud, ma efficace nelle sfumature del suo personaggio) e in uso della musica troppo ridondante. Per questo, di detrattori anche un po’ snob il film ne avrà tanti. Ma tanto di cappello a Carlo ed Enrico Vanzina che senza paura sono rimasti gli unici in Italia a provare a cambiare il mercato e a cimentarsi nel vero cinema di genere. E’ giusto aspettarsi qualcosa, anzi molto di più dai due autori, ma per fortuna, nonostante l’industria cinematografica italiana cambi in continuazione, loro nello spirito sono rimasti e rimangono sempre gli stessi.


CAST & CREDITS

(Sotto il vestito niente - L’ultima sfilata); Regia: Carlo Vanzina; sceneggiatura: Carlo Vanzina, Enrico Vanzina, Franco Ferrini; fotografia: Carlo Tafani; montaggio: Raimondo Crociani; musica: Pino Donaggio; interpreti: Francesco Montanari, Vanessa Hessler, Richard E. Grant, Giselda Volodi, Virginie Marsan, Ernesto Mahieux; produzione: International Video 80, Medusa; distribuzione: Medusa; durata: 96’.


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