Sotto il vestito niente - L’ultima sfilata (Conferenza stampa)

Dopo 26 anni i fratelli Vanzina riprendono il titolo di uno dei loro cult più importanti degli anni ’80, Sotto il vestito niente. Sempre ambientato nel mondo della moda, L’ultima sfilata segna il ritorno al giallo-thriller per i fratelli romani dopo lo sfortunato Squillo con Raz Degan. Alla presentazione del film a Roma, Carlo ed Enrico hanno voluto sottolineare che non si tratta né di un sequel, né di un prequel, né di un remake dell’opera originale. Ed in effetti a collegare i due film c’è solo l’ambientazione. Nonostante anche qui a firmare la sceneggiatura insieme ai Vanzina ci sia il veterano Franco Ferrini (con riferimenti a Hitchcock, al neogiallo nordico, a De Palma ecc. ecc.), il plot e il taglio del racconto sono completamente diversi e non c’è nessun accenno ai personaggi del film dell’85. I protagonisti qui sono Vanessa Hessler (che nell’immaginario prende il posto della Simonsen) e Francesco Montanari, ex Libanese del Romanzo Criminale televisivo, nei panni di un ispettore del Sud trapiantato a Milano.
Cos’è cambiato nel mondo della moda dagli anni ’80 a oggi?
Carlo Vanzina: Il mondo della moda è molto cambiato. Negli anni ’80 era diverso: c’era il Made in Italy e soprattutto c’erano le top model. Ora invece il mondo si è globalizzato. C’è H&M, c’è Zara, si privilegia di più il vestito.
Il film è incentrato soprattutto sulla figura dello stilista…
Enrico Vanzina: Oltre ad alcuni momenti divertenti, nel film abbiamo aggiunto un grande melodramma, quello di una famiglia dilaniata da un senso di onnipotenza, che ora ha un sogno quasi faustiano. Siamo riusciti a portarlo sullo schermo anche grazie a Richard E. Grant che è un attore straordinario, così come lo è Francesco Montanari, che è per il film è passato ad un accento siciliano. Mi ricorda Volontè. E poi c’è Vanessa Hessler, che è una bellezza globale. Lei interpreta un cigno bianco in mezzo a tanti cigni neri. Un ultimo ringraziamento a Pino Donaggio, che ha firmato una musica stupenda senza la quale il film sarebbe stato molto diverso.
Il richiamo a Hitchcock è evidente in molti momenti del racconto…
Franco Ferrini: Hitchcock è il maestro di questo tipo di cinema. Lui però faceva film di suspence, noi invece abbiamo più che altro rispettato il giallo classico e poi dobbiamo dire che tutto il motore del plot nasce dal tema della possibilità per i gay di fare un’adozione. Mi piace comunque pensare al titolo del film proprio come una metafora del giallo. Nel libro il titolo aveva un valore moraleggiante, voleva significare che le modelle erano umanamente vuote, che non c’era niente oltre all’apparenza. Il titolo dei nostri due film invece vuol intendere che la moda è seduzione, che c’è il vestito ma che sotto la donna è nuda. E’ esattamente la tecnica del giallo: rivelare e nascondere, nascondere e rivelare.
Vanessa, tu sei una modella e da qualche tempo sei passata alla recitazione per il grande schermo. Ti piace questo salto?
Vanessa Hessler: Recitare in questo film è stata un’esperienza molto interessante. Ho ripreso i miei inizi, quando avevo 15 anni e facevo i primi passi nella moda. Prima ero solo una modella, ora faccio l’attrice e lo trovo molto costruttivo. Ci sto investendo molto in questo lavoro ed è sempre un’esperienza nuova.
La moda è cambiata, Milano invece?
C.V.: E’ cambiata parecchio, ma ci sono rimasto molto legato. Non è più la Milano da bere, il centro dello yuppismo, come era una volta. L’effetto globalizzazione si fa sentire, ci sono tante tendenze.
E.V..: Probabilmente Milano all’epoca, negli anni ’80, era sfrontata e non si vergognava di se stessa. Ora ha tirato fuori un’anima quasi calvinista, si nasconde.
Francesco, com’è stato lavorare con i Vanzina?
Francesco Montanari: E’ stata un’esperienza bellissima lavorare in Sotto il vestito niente. Sul set si è creata una grande sintonia. Io ho 26 anni e mi sono ritrovato a lavorare con due maestri come Carlo e Enrico. Ho trovato in Carlo una disponibilità al confronto eccezionale. E’ stata una bella sfida. Con Vincenzo Zampa, con cui faccio coppia nel film, non ci siamo ispirati a nessuno, abbiamo solamente cercato di portare sullo schermo una coppia simpatica. Io personalmente ho cercato di sfuggire l’immaginario collettivo dell’ispettore del Sud, perché il rischio era rifare Montalbano.
Qual è il suo rapporto con il personaggio del Libanese? Si senta più vicino a quel personaggio o all’ispettore Malerba?
F.M. : Mi sento ovviamente molto più vicino a Malerba che al Libanese. Perché questo personaggio ha ovviamente un equilibrio etico e morale che il Libano naturalmente non aveva. Il Llbanese e Romanzo Criminale mi hanno dato l’opportunità di crescere come attore e di farmi notare.
Carlo, i romanzi gialli di Larsson ti hanno influenzato molto giusto?
C.V. : A me sono piaciuti molto i romanzi di Larsson. Quando ho capito che il nostro plot verteva sulla famiglia ho trovato molta assonanza con i gialli nordici e da un punto di vista registico sono stato molto influenzato da quei gialli.
Voi siete tra i pochi autori italiani che puntano ancora la cinema di genere…
E.V. : Il cinema di genere in Italia ormai è rischioso. Con Sotto il vestito niente – L’ultima sfilata, abbiamo fatto un film di genere e basta, niente di più. Speriamo che il pubblico abbia interesse ad uscire da questa sbornia di commedie. Negli ultimi tempi sono uscite solo commedie, tantissime commedie e ne usciranno ancora molte. A me piacciono, mi divertono molto, sono scritte e fatte bene, però secondo me non raccontano l’Italia. Nelle commedie italiane dell’ultimo periodo mi sembra che si sia perso il contatto con il paese.
Nel film c’è anche una battuta che richiama la serie televisiva Cold Case, siete stati un po’ influenzati anche dalle Tv series americane di genere?
C.V.: Io non sono per niente un divoratore di serie tv, però mi dicono che molte sono meglio del cinema. E a me fa piacere questo, perché la televisione fatta ad alti livelli influenza il cinema e lo sprona a migliorarsi
A differenza di tanto cinema contemporaneo di genere, voi non siete stati molto efferati, di sangue ce n’è poco nel film...
C.V.: Oggi si va subito sul sangue, è vero, ma noi abbiamo cercato di non farlo, gli omicidi non si vedono praticamente per niente nel film. Noi abbiamo preferito puntare sull’intreccio del plot e sul mistero.
