Speciale DVD - Il Signore degli anelli - Dal sogno alla realtà

Aperto da una breve introduzione di Elijah Wood, il secondo disco di appendici si rivela non meno denso e non meno affascinante del precedente. Il primo capitolo (Girare il Signore degli anelli) contiene una serie di documentari-intervista tutti molto interessanti. Il tono generale è quello di una rievocazione nostalgica e divertita di quella immensa avventura (diciotto mesi per i quattro attori che hanno interpretato i ruoli degli hobbit) che è stata girare un film così abnorme. Di questi il primo (The fellowship of the cast: trentacinque minuti) è senz’altro quello più ghiotto di aneddoti, e il modo in cui si susseguono le varie interviste è veramente coinvolgente. Alcuni fuori scena, catturati sul set da telecamere digitali, si sposano con una certa sapienza ai vari primi piani (letteralmente vietato ogni tipo di sguardo in macchina) degli attori persi a raccontare la loro esperienza con una punta di malinconia divertita. In genere, in operazioni di questo tipo, il tono di fondo è quello di un’autocelebrazione collettiva in cui tutto sembra sempre perfetto per tutti, in questo caso, invece, l’impressione generale (non sappiamo quanto calcolata) è di un’incredibile familiarità e calore. Certo non facciamo fatica ad immaginare che non tutte le cose siano filate così lisce come ce le raccontano, ma fa piacere abbandonarsi per un po’ all’illusione. Il secondo documentario (A day in the life of a hobbit: tredici minuti) è un piccolo divertimento che, tra informazioni interessanti sulle sedute di trucco necessarie per entrare nei “piedi” dei personaggi, nasconde una serie di sketch gustosi e spesso veramente divertenti. Il terzo (Cameras in Middle-earth: cinquanta minuti) assolve la funzione di un lungo back-stage. Ci fa entrare finalmente nel mondo variegato e strano delle riprese del film, ci racconta dettagli sulla formazione della seconda e poi della terza unità, e si perde, infine, in una serie di aneddoti spesso illuminanti sulla gestazione di tutto il progetto. Tra tutti i video presentati all’interno di questa edizione inarrivabile di DVD è questo, forse, il contributo più affine ad un classico extra. Infine, una piccola galleria fotografica (70 pose) chiude questa prima parte. Il secondo capitolo, incentrato sugli effetti visivi si apre con un documentario assai illuminante (Scale: quindici minuti) sui vari modi di rendere le diverse dimensioni dei vari personaggi del film. Stupisce, in un film che sembra destinato a passare alla storia per il suo uso intensivo di effetti speciali, il ricorso continuo, da parte del regista, a vecchie tecniche come la prospettiva forzata e a classiche controfigure. Il tutto strutturato quasi fosse una lezione per un gruppo di aspiranti cineasti. Il secondo breve documentario (Big-autures: sedici minuti) è ancora più illuminante per chi voglia rendersi conto dell’aspetto spesso artigianale di molte soluzioni adottate nel film. In questo caso, secondo una tecnica a quanto pare molto cara al regista, si parla del ricorso a miniature in scala (ma di notevoli proporzioni, comunque) per sostituire le immense costruzioni architettoniche che fanno da sfondo a molte scene del film. Da questa posizione è possibile anche accedere ad una piccola galleria sulle stesse miniature. Il terzo documentario (Weta digital: venticinque minuti) riguarda, infine, gli effetti speciali. Un video interessante, certo, ma non il vero centro di tutto il secondo disco (il che rivela chiaramente le intenzioni dell’autore che non erano certo quelle di realizzare il solito film di effetti speciali). Il terzo capitolo riguarda essenzialmente il montaggio. Esso consta di un solo documentario (Editorial: assembling an epic: appena tredici minuti) che, però, dice relativamente poco sulla difficile impresa di dare un senso all’enorme mole di girato assemblata nei molti mesi di riprese. Ed è un peccato perché, soprattutto in certi momenti, il montaggio del film ha veramente del geniale. Alla fine è, però, possibile visionare una dimostrazione di montaggio (quella della scena del consiglio di Erlond: la più complessa dal punto di vista dell’editing). Un momento di grandissimo interesse. Il quarto capitolo è un unico breve documentario (Digital grading: dodici minuti) sulla correzione digitale del colore: un procedimento reso necessario dal momento che, nel montaggio finale, bisognava assemblare per una sola sequenze, inquadrature girate, spesso, a mesi di distanza l’una dall’altra. Ma anche un utile espediente per sottolineare lumisticamente dettagli significativi di un’inquadratura. Il quinto capitolo (Suono e musica) consta di due brevissimi documentari. Il primo (The soundscapes of Middle-earth: dodici minuti) affastella una serie di curiosità circa l’origine dei molti suoni che si ascoltano nella colonna sonora del film (i passi degli orchetti di Moria realizzati attaccando dei tappi di bottiglia sotto la suola delle scarpe, le urla dei Nazgull fatte registrando le urla della moglie di Peter Jackson, ecc.), ma resta, più che altro una curiosità. Stessa sorte tocca al pur più interessante documentario sulle musiche (Music for Middle-earth: dodici minuti) che ci introduce troppo brevemente nei meandri della splendida officina di Howard Shore. Ma le informazioni che vi si raccolgono sono sempre, comunque, interessanti. Infine, l’ultimo capitolo è solo un grazioso arrivederci di cinque minuti con immagini tratte dalle varie anteprime del film.
[dicembre 2002]
