007 - SPECTRE

Il vero problema di questo quarto capitolo della saga di "Doppio O, Sette" - così lo chiamano colleghi e superiori nella versione originale - con Daniel Craig nei panni dell’agente segreto più famoso del mondo, stavolta firmati Tom Ford, accessori compresi, è la falsariga. Dopo il fortunatissimo Skyfall, è parsa opportuna la scelta di riaffidare a Sam Mendes la regia del nuovissimo SPECTRE (pronuncia: Spècter), in cui è riconoscibile l’affondo della sua mano scultrice e il suo fiammeggiante senso della mobilità nelle sequenze di azione, e di commissionare nuovamente la colonna sonora a Thomas Newman, abile rimescolatore degli immortali leitmotive di John Barry in una lussureggiante e talvolta addirittura estatica Action Symphony. Ma la griglia (leggi: la falsariga) dell’usuale schema del James Bond Movie, stavolta è stata seguita troppo alla lettera, e pur rispettando toni, modi e luoghi cari ai suoi fans di tutte le età (compreso il sottoscritto, che segue in diretta l’agente 007 fin dal Thunderball del 1965) molti colpi sono rimasti in canna, come i tanti inesplosi ed estratti dai caricatori di pistolone e pistolette disseminate lungo le due ore e mezza della proiezione. Le località esotiche care alle spy-stories internazionali non mancano, e anzi l’incipit pre-titoli regala senz’altro l’emozione filmica più interessante, con quella Festa dei Morti a Città del Messico girata in piano sequenza saltando da un teschio all’altro e librandosi sopra una folla sterminata di comparse abbigliate da scheletro; funziona anche, e assai bene, la parte romana, con i suoi improbabili frenetici inseguimenti per le strette viuzze tra Via del Corso e la Suburra, e Hoyte Van Hoytema ci restituisce, di Roma, i colori con i quali ce la ricordiamo, ma forse più amica e accogliente. Poi tutto si incaglia, rallenta, e quel che è peggio, si automatizza: la storia e la stessa regia sembrano pigramente accomodarsi su una griglia (leggi: falsariga) ormai collaudata, che ingloba, neutralizzandone eventuali e stimolanti sviluppi, i personaggi di Q (curiose le sfumature gay che gli conferisce Ben Whishaw) e di M (un Ralph Fiennes emaciato e consumato dai dubbi) e l’ingranaggio spettacolare va avanti a spinta senza che il percorso a ritroso nell’Io di 007 alla ricerca di un tempo perduto a combattere i diversi volti del Male Assoluto acquisti mai, colpevoli un paio di scappatoie narrative irricevibili, il peso e il corpo della risalita verso le proprie origini familiari nella splendida ultima mezz’ora di Skyfall. E tra le colpe più gravi, incredibile a dirsi, c’è l’incomprensibile spreco di colui che avrebbe potuto svettare incontrastato come il più pirandelliano nella galleria di tutti i "cattivi" bondiani: ebbene sì, la delusione più amara e dura da inghiottire è che Christoph Waltz, nonostante la magnifica sua prima apparizione in controluce nel concistoro dei cattivissimi nel capitolo Capitolino, gioca di sottrazione e non riesce, nel ridotto tempo a sua disposizione, ad infiammare un villain scritto evidentemente con la mano sinistra, pallida e inerte figura rispetto ad altri mitici "Numeri uno", da Donald Pleasence a Telly Savalas, fino al Max Von Sydow dell’apocrifo Mai dire Mai. Peccato davvero, perché tra un elicottero in Messico, un cappuccino a Roma, una discesa libera sulle Alpi austriache e un tè nel deserto, Daniel Craig è ormai divenuto impenetrabile presenza cinematografica di tormentata grazia muscolare, qui illuminato dalla recondita armonia delle bellezze diverse della mora e matura Bellucci, superba vedova nera sul candido sfondo del mussoliniano Museo della Civiltà Romana trasformato molto credibilmente in cimitero basilicale, e della bionda Seydoux, fanciulla in fiore dal proustianissimo nome: Madeleine Swann...
(SPECTRE); Regia: Sam Mendes; sceneggiatura: John Logan, Neal Purvis, Robert Wade, Jez Butterworth; fotografia: Hoyte Van Hoytema; montaggio: Lee Smith; musica: Thomas Newman; interpreti: Daniel Craig, Christoph Waltz, Léa Seydoux, Ben Whishaw, Monica Bellucci, Ralph Fiennes; produzione: Metro-Goldwyn-Mayer, Columbia Pictures, EON Productions; distribuzione: Warner Bros. Pictures; origine: Regno Unito, USA, 2015; durata: 148’
