X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Stoker

Pubblicato il 20 giugno 2013 da David Di Benedetti
VOTO:


Stoker

La vita tranquilla e solitaria di India Stoker (Mia Wasikowska), una ragazza silenziosa e introversa, viene sconvolta quando, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, perde suo padre Richard (Dermot Mulroney), in un tragico incidente. Al funerale, la giovane conosce il giovane fratello del padre, Charlie (Matthew Goode), un uomo che, dopo una lunga assenza, torna proprio con l’intenzione di restare accanto a lei e a sua madre Evie (Nicole Kidman), una donna fragile e instabile. Inizialmente diffidente nei confronti del misterioso e affascinante zio, la giovane subirà tuttavia il suo fascino quando si renderà conto di avere molto in comune con lui.

Primo film in lingua inglese del regista coreano Park Chan-Wook, autore del film culto Old Boy che nel 2004 gli valse il Gran Premio della Giuria a Cannes, Stoker è scritto da Wentworth Miller, il protagonista della serie tv Prison Break, in cui interpretava Michael Scofield, l’ingegnere che si faceva volutamente arrestare per finire nella stessa prigione del fratello al fine di farlo evadere. Una collaborazione che si è rivelata davvero proficua per il regista coreano, nonostante i numerosi rischi che avrebbe potuto affrontare un regista di un altro continente e perciò nuovo alle dinamiche narrative e produttive hollywoodiane. Il problema, con Stoker, non si pone: gli elementi stilistici che hanno reso riconoscibile e unico il cinema di Wook, le sceneggiature studiate alla perfezione, le relazioni umane al massimo della stilizzazione e l’uso quasi maniacale della macchina da presa, sono ravvisabili anche nella sua prima pellicola americana. A questi elementi si aggiunge un ottimo montaggio che regala degli affascinanti parallelismi visivi e narrativi accompagnati da una fotografia impeccabile al limite tra l’onirico e il reale, firmata da Chung-hoon Chung, da sempre collaboratore del regista.

Il titolo del film è evocativo: Stoker è il nome della famiglia protagonista, e non è difficile pensare subito al famoso Bram Stoker, il padre di Dracula. In effetti, non si può affermare che, nonostante la pellicola non parli di vampiri, questi non siano presenti all’interno del film: il personaggio di Charlie, l’inquietante zio di India, affascinante a misterioso, che tesse una misteriosa tela per arrivare a conoscere sua nipote (la metafora non è casuale, dato che nel film la giovane vede spesso camminare su di sé un ragno che arriva ad infilarsi sotto la sua veste), non può non ricordare quelle leggendarie creature che seducono le loro vittime per poi tramutarle in esseri della loro stessa natura.
Ma Stoker è anche un film dai retaggi freudiani, è una pellicola costruita sul rapporto edipico, sull’amore al limite della morbosità che una figlia prova per il proprio padre, un amore che trova declinazione nel feticismo, sottolineato dalle inquadrature dei piedi della giovane e alle scarpe, tutte uguali, che il padre regalava a India ad ogni compleanno. Guarda caso, il nome Edipo deriva dal greco Oidipus, ovvero "colui che ha i piedi gonfi per le ferite", perché, nella mitologia greca, il piccolo fu fatto abbandonare dal padre subito dopo la nascita con le caviglie trafitte affinché morisse sul monte Citerone. C’è spazio anche per il dualismo tra Eros e Thanatos, tra amore e morte, perfettamente declinato nella pellicola, dove l’amore morboso acquista quella forza che lo porterà a creare attorno a sé una lunga scia di morte, in un connubio infinito e inesauribile, sottolineato anche dalla chiusura circolare del film. Stoker è, infine, un film sulla crescita, quando crescere significa lasciare alle spalle la famiglia, liberarsi dall’innocenza e fare i conti con la sessualità, comprendere i limiti e le potenzialità del proprio corpo e usarlo per sedurre e liberarsi da quel rapporto edipico che impedisce proprio alla giovane protagonista di diventare adulta.

Stoker, in sintesi, è l’ennesima conferma della bravura di Park-Chan Wook e della sua grande abilità nel raccontare le perversioni e la follia, un film in cui tutti gli elementi visivi concorrono a regalare al pubblico un inquietante thriller (che per molti versi ricorda il grande Hitchcock) ben costruito e dall’indubbio fascino visivo.


CAST & CREDITS

(Titolo originale); Regia: Park Chan-Wook; sceneggiatura: Wentworth Miller; fotografia: Chung-Hoon Chung; montaggio: Nicolas De Toth; musica: Clint Mansell; interpreti: Matthew Goode, Nicole Kidman, Mia Wasikowska, Dermot Mulroney; produzione: Scott Free; distribuzione: 20th Century Fox; origine: USA, Gran Bretagna, 2013; durata: 100’; webinfo: Sito Ufficiale


Enregistrer au format PDF