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STORMBREAKER

Pubblicato il 15 settembre 2006 da Alessandro Izzi


STORMBREAKER

Puro e semplice divertissment senza particolari ambizioni, Stormbreaker resta uno degli episodi più inerti e superflui delle recenti uscite cinematografiche. La linea è la stessa inaugurata qualche anno fa dalla serie di Spy kids, ma al gemello povero (si fa per dire trattandosi di una produzione high budget del tutto inavvicinabile al brik a brak cheap di Robert Rodriguez) manca lo spirito goliardico e il gusto per la manipolazione dell’immaginario che sono, invece, sicuro appannaggio del regista messicano. Ad onor del vero è da dire che le avventure del giovane Rider, un novello 007 adolescente, sono cominciate, sulla carta stampata di una serie di libri per ragazzi, ben prima che la famiglia di detective partorita dalla fervida immaginazione di Rodriguez vedesse i natali nei cinema, ma per i cinefili la cosa non fa moltissima differenza visto che sul piano del racconto, le soluzioni adottate in questa pellicola non si discostano poi di molto (specie nelle invenzioni dei gadget) da quanto già abbondantemente sperimentato dal regista messicano.
Poiché, però, per gli autori il punto di riferimento sicuro per ogni divagazione immaginifica è lo 007 inglese e non il cinema fantastico alla Ray Harryhausen, le avventure di Rider finiscono, al confronto con la serie di Spy Kids, per declinare verbi più realistici e rivelano un’attenzione più precisa verso un verosimile che, pur portando a situazioni mirabolanti (inseguimenti aerei, esplosioni incredibili e via argomentando secondo le lettere del dizionario dell’action movie più puro) torna sempre coi piedi per terra.
Anche per questo motivi sono assenti toni troppi fumettistici e si fa strada nel corpo del racconto un’attenzione anche un po’ dark nei confronti della psicologia dei vari personaggi pensati dalla fervida mente dello scrittore Anthohy Horowitz.
Se proprio si deve ritrovare un parallelo cinematografico e letterario alle avventure della giovane spia al servizio di Sua Maestà si deve andare a pescare tra le pellicole della serie di Harry Potter più che altrove.
In entrambi i casi ritroviamo, infatti, lo stesso bisogno di controbilanciare la visione della crescita e della fine dell’adolescenza attraverso strutture narrative che sappiano dosare con abilità strutture solitamente adulte (il giallo nei primi libri dedicati al maghetto per antonomasia, la spy story in questo caso) con momenti di fantasia puramente infantile. In tutti e due i casi ritroviamo il bisogno di utilizzare la fantasia, la magia o la tecnologia (che nel caso dei gadget di Rider spesso è davvero ad un passo dalla magia pura e semplice) come strumenti volti a metabolizzare un conflitto interiore profondo, una crescita che nella moderna società ipertecnologica si fa sempre più difficile e problematico.
Ma mentre la serie di Harry Potter scende a compromessi dolorosi con il mondo adulto attivando un percorso che dalla fiabesca leggerezza degli inizi della serie avanza liberamente verso momenti di tragedia pura, nel caso delle avventure della spia Rider ci troviamo di fronte ad un’idea di passaggio d’età meno traumatico e apparentemente più limpido.
Anche perché mentre l’evento luttuoso che dà il via alle disavventure del povero Potter giace in un passato mitico ed inattingibile (si trova di fatto al di fuori del racconto e diviene, per questo, un rimosso doloroso che torna a galla in vari e disperati modi) quello che dà invece il la alla storia che stiamo analizzando, è prossimo, oggetto di visione per gli stessi spettatori (sono quindici minuti di avventure mozzafiato) e facilmente (si fa per dire) metabolizzabile per lo stesso protagonista già adolescente.
Di qui una sensazione di maggiore superficialità in parte acuita dalla mancanza di un nemico assoluto come il Voldemort potteriano (qui sostituito da più deboli arcinemici disegnati sul modello del già citato 007).
Da tutto questo vien fuori un film abbastanza d’impatto, penalizzato, qui da noi, da una distribuzione che non ha avuto il coraggio di sondarne fino in fondo tutte le potenzialità commerciali, che esplode come una girandola di luci e colori lasciando troppo poco spazio al silenzio che dovrebbe conseguirne. Nobilitato, è vero, da una buona scelta di attori (Pyttifer deve ancora farsi, è vero, ma gli si concede volentieri fiducia) e da una buona dose di effetti speciali il film sarà forse destinato a maggior fortuna quando uscirà in dvd.

(Stormbreaker); Regia: Geoffrey Sax; sceneggiatura: Anthony Horowitz dai suoi romanzi; fotografia: Chris Seager; montaggio: Andrew MacRitchie; musica: Alan Parker; interpreti: Alex Pettyfer (Alex Rider), Ewan McGregor (Ian Rider), Mickey Rourke (Darrius Sayle), Bill Nighy (Alan Blunt), Sophie Okonedo (Mrs. Jones), Alicia Silverstone (Jack Starbright), Robbie Coltrane (Primo Ministro), Stephen Fry (Mr. Smithers), Andy Serkis (Mr. Grin); produzione: Samuelson Productions, The Weinstein Company LLC, Isle of Man Film Ltd.; distribuzione: Medusa; origine: U.S.A., Gran Bretagna, Germania, 2006; durata: 95’; web info: Sito ufficiale, Sito italiano

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