Strafumati

Strafumati, così come Zohan, fa parte ancora di un’altra tipologia di Apatow-Movie: non più la glorificazione delle epopee-nerd dei suoi cari sfigati come in Molto incinta, Superbad (tanto per restare alle sortite in compagnia di Seth Rogen) o l’ultimo Non mi scaricare, quanto esemplari di film che potrebbero piacere proprio a quegli sfigati lì dei suoi protagonisti, per i quali il personaggio totally stoned di James Franco, a metà tra il Jay di Jason Mewes nei film di Kevin Smith e il Jeff Spicoli di Sean Penn nel leggendario Fast Times at Ridgemont High di Amy Heckerling è già bello e pronto a diventarne l’eroe.
A conti fatti, sin dal formidabile incipit in bianco e nero (con un irresistibile Bill Hader in pieno sfogo anti-militarista) Strafumati è infatti un quasi-credibile action movie con tanto di inseguimenti, omicidi e sparatorie – siamo dunque non troppo lontani dal territorio della coppia Pegg/Wright, seppur senza toccare le punte di astrazione di un capolavoro come Hot Fuzz: eppure è indubbio che stavolta, a differenza delle abituali produzioni Apatow, più dell’estrema spassosa volgarità e scorrettezza del fuoco serrato dei dialoghi (a firma di Rogen come in Superbad) a funzionare e divertire sia soprattutto l’assoluta resa grottesca delle sequenze ’d’azione’, con virate in pulp dell’assurdo (forchette infilzate nelle spalle, il personaggio del grande Danny McBride – l’esperto di esplosivi di Tropic Thunder – che continua a beccare pallottole e botte da tutte le parti, perde litri di sangue ma non si decide a crepare...) che alle volte non disdegnano addirittura di chiamare in causa nientemeno che Quentin Tarantino (l’esplosione di succo di mirtillo sul parabrezza, la parte tranciata via dall’orecchio di Seth Rogen che cerca di riattaccarsela...).
Quella che stavolta si vede però solo a sprazzi (sostanzialmente il bel finale oltre ad alcune sequenze musicali di cui quella con i ragazzini nel retro della scuola assolutamente esilarante) è la genuina ’etica-Apatow’ in cui spesso i rapporti di amicizia si rivelano molto più romantici delle storie d’amore, quelle sì ridotte alla loro essenza-base di meccanica sessuale (anche se la scena a cena coi genitori fondamentalisti – padre con tanto di fucile spianato – della giovane ragazza di Rogen è una vera perla), ed è probabilmente per questo che la seconda concitata metà del film è di gran lunga meglio riuscita in confronto alla prima parte ’di preparazione’, stiracchiata e senza particolare brillantezza (forse giusto i titoli di testa con Rogen immortalato in diversi improbabili travestimenti per consegnare le notifiche del Tribunale di sorpresa agli ignari destinatari, un metodo che lo rimanda quasi al segugio Clint Eastwood nel dimenticato Pink Cadillac del fantastico Buddy Van Horn).
Anche perché David Gordon Green è un regista con una carriera tutt’altro che dimenticabile (il suo Undertow incantò Cannes nel 2004), e lo dimostra girando almeno un inseguimento (quello con il succo di mirtilli che sporca il parabrezza di cui sopra, e con Franco alla guida dell’auto che rimane incastrato col piede in aria mentre tenta proprio di sfasciare il vetro oscurato dal liquido...) e una rocambolesca sparatoria-resa-dei-conti-finale straripante di trovate surreali che restano le due sequenze migliori di tutto il film.
Sottotraccia, un’analogia tra le vagonate di marijuana che riempiono Strafumati e l’ossessione per l’alcol dei teenager di Superbad (e anche magari il cinema porno dell’imminente Zack and Miri di Kevin Smith con Rogen), anch’essi appunto figli di Seth: l’idea che queste sostanze ’stupefacenti’ siano in qualche modo liberatorie, spingendo chi le consuma a trovare il coraggio di ribellarsi all’opprimente status quo e all’Autorità (dagli assurdi poliziotti di Superbad all’Ufficiale Militare nel prologo di Strafumati, attraverso i gangster e le donne e i genitori e il maestro di scuola a cui Rogen mostra il medio in una delle scene iniziali di Pineapple Express) – ovviamente senza prendersi troppo sul serio.
(Pineapple Express); Regia: David Gordon Green; sceneggiatura: Judd Apatow, Seth Rogen, Evan Goldberg; fotografia: Tim Orr; montaggio: Craig Alpert; musica: Graeme Revell; interpreti: Seth Rogen (Dale), James Franco (Saul), Danny McBride (Red), Amber Heard (Angie), Bill Hader (Soldato Miller); produzione: Apatow Productions; distribuzione: Sony; origine: USA, 2008; durata: 111’
