Suburbicon

"L’unica cosa di cui ha bisogno Suburbicon sei tu...!"
Suburbicon é una placida cittadina americana inglobata dal sogno americano, maschera del sogno americano: candide villette a schiera abbracciate da verdi praticelli accuratamente tosati puntellano la cittadina che vibra di sorrisi e buone intenzioni, profuma di torte calde e biscotti croccanti, mentre i piú giovani scorrazzano per le vie sgombre da malintenzionati e traffico e gli uffici saturi di infaticabili professionisti e i centri commerciali pieni zeppi di acquirenti mandano avanti la crescita economica di un pezzettino d’America che nulla ha da invidiare o da temere. Chiunque vorrebbe vivere a Suburbicon. Cosa potrebbe mai andare per il verso sbagliato? Forse una famigliola di neri...
Avvezzo a un certo modo di fare cinema liberale, sempre accorto nel distribuire la giusta quantitá di satira politca e sociale, George Clooney, qui al suo settimo film dietro la macchina da presa, rispolvera un vecchio copione incompiuto dei fratelli Coen e, coadiuvato da Grant Heslov, ricaccia dal passato l’illusoria soliditá dell’’american dream’ degli anni Cinquanta, confezionando un film dall’impianto scenico vintage, ma in perfetta e spaventevole sintonia con gli afflati sociali dell’America (e del mondo occidentale tutto) dei giorni nostri.
Affine al grande cinema d’autore di Joel ed Ethan Coen, Clooney tratteggia una black comedy pungente e violenta che, seppur non sorprenda per originalitá dell’intreccio (i fan dei Coen sono in grado di svelare l’arcano giá in largo anticipo con i tempi del racconto), affascina per acume e sensibilitá nel narrare quella condizione di fatiscente intellettualitá in cui versa il mondo occidentale, quello bianco e presuntuoso, nel corso degli ultimi cinquant’anni. Senza introdurre didascalismi poco pertinenti o, nel caso, inutili, Clooney sfrutta l’elemento razziale/razzista per mettere alla berlina il cinismo e la bramosia di una borghesia ingabbiata in uno status quo monotono e opprimente, al tempo stesso manifesto di fulgidi valori etici e morali, ma destinato a esplodere proprio perché innaturale per quanto costruito e costituito; d’altro canto (e in ció Suburbicon supera lo scoglio del mero diverstissement) tale punto di vista puó essere capovolto, in modo che i diabolici intenti di Gardner Lodge (un Matt Damon in pieno controllo sul personaggio) e sua cognata Margaret (una perlacea Julianne Moore in doppio ruolo, anche nei panni della moglie di Gardner, Rose, vittima dell’aviditá dei due) amplifichino la scellerata cecitá, sia essa intenzionale o no, del cittadino detentore e sciatto protettore di paradossali valori sociali, nel percepire i veri (e unici) mali in grado di affliggere la stessa precaria societá in cui vivono.
Clooney riesce nell’intento di ‘aggravare’ la visione e la percezione dello spazio filmico con la costruzione di una staccionata tutt’attorno la villetta della famiglia Mayers, attorno alla quale si raduna una folla infernale spregevole e sprezzante, confezionando un espediente visivo che, di fatto, taglia fuori le vicende dei Lodge, cosicché anche nel profilmico nessuno sembri accorgersi della tragedia che si sta consumando tra le mura accoglienti del modello borghese americano.
Suburbicon é un film cinico e schietto, che riesce a guardare al presente raccontando un passato forse mai del tutto ‘passato’, o almeno rinnovato da una tendenza beffardamente masochista: quella di chiudere gli occhi di fronte alla realtá, voluta, sognata, protetta, ma altrettanto abietta e amorale, perfino di fronte alla sua tragica risoluzione. Suburbicon é la miniatura caricaturale della nostra stessa societá, una fetta di torta dorata e friabile fuori, bruciata e cruda dentro.
(Suburbicon); Regia: George Clooney; sceneggiatura: Joel ed Ethan Coen, George Clooney, Grant Heslov; fotografia: Robert Elswit; montaggio: Stephen Mirrione; musica: Alexandre Desplat; interpreti: Matt Damon, Julianne Moore, Oscar Isaac, Noah Jupe, Glenn Fleshler, Megan Ferguson, Jack Conley, Gary Basaraba, Michael D. Cohen, Karimah Westbrook, Leith Burke, Tony Espinosa; produzione: Black Bear Pictures, Silver Pictures, Smokehouse Pictures; distribuzione: 01 Distribution; origine: U.S.A., 2017; durata: 104’
