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Surveillance (DVD)

Pubblicato il 22 marzo 2013 da Alessandro Izzi


Surveillance (DVD)

Lo stile dovrebbe nascere nel racconto, non preesistergli.
Lo stile dovrebbe essere il respiro della storia, il battito di cuore che pompa il sangue nelle vene ad un ritmo che cambia in base alle emozioni che proviamo.
Dovrebbe essere lento nell’estatica contemplazione del Tempo che scorre sotto i nostri occhi e ferocemente veloce nell’innamoramento selvaggio che ci coglie a vertigine quando cadiamo negli occhi della persona amata.
Un narratore, che il suo stile se lo costruisce di storia in storia, i suoi racconti se li cerca in ossessioni accarezzate tutti i giorni, in ricordi o pensieri che sorprendono, quotidiani, come il sole che sorge sempre, anche quando è nuvoloso.
Un regista, il suo stile se lo cerca nelle sceneggiature che gli mettono davanti. Non da tutte potrà trarre un film, perché certe scene gli risuonano nell’anima e certe altre no.
Prendete David Lynch. Le ossessioni sue sono le stesse da quando ha cominciato a fare film. Eppure, malgrado ogni sua inquadratura sia firmata come un quadro di Van Gogh, ha fatto film tra loro diversi come sono diversi un elefante e una farfalla. Strade selvagge e Una storia vera stanno tutti e due sulla strada, ma, storie diverse, hanno bisogno di sguardi diversi. Il cuore che batte in tutti e due i film è lo stesso, ma solo in uno dei due l’emozione fa correre il sangue più veloce.
Poi prendete il caso di Jennifer Lynch e avete in bella evidenza la dimostrazione di come la mela possa cadere, se lo vuole, anche molto lontano dall’albero cui pure sembra rimanere vicina.
Surveillance è, infatti, la dimostrazione di come si possa girare un film in cui la scelta di stile precede il bisogno di narrare.
Figlia di cotanto padre, la Lynch già aveva donato alla storia del cinema un film come Boxing Helena in cui un malcapitato Julian Sands si innamorava a tal punto di una bella che, per tenersela affianco, arrivava a tagliarle gambe e braccia come la Venere di Milo.
Qui torna sul luogo del delitto per raccontare (ma guarda un po’) di come i serial killer abbiano la tendenza a tornare sempre sul luogo del delitto.
Non raccontiamo in questa sede la storia del film perché, per non rovinare il colpo di scena così faticosamente costruito, ci toccherebbe, come molti hanno fatto, partire con una bugia. Basti qui sottolineare come ogni singola scena non sia altro che un pretesto per dar sfoggio di un gusto visionario che sta a mezzo tra Twin Peaks e Velluto blu.
Così gli assassini psicopatici strabuzzano tutti gli occhi e, potessero, ballerebbero come in un film di Tarantino, e le ragazzine hanno un terribile segreto da nascondere.
Dietro tutto, manco a farlo apposta, la denuncia di come, dietro la sana apparenza della provincia americana si nasconda l’orrore più innominabile, la sopraffazione più bieca e la legge dell’homo homini lupi.
Intendiamoci: Surveillance non è un brutto film. Dalla sua ha ritmo, un gioco di incastri che mima Rashomon, qualche buon attore e una bellissima fotografia. Lo stile c’è. Solo che precede il racconto e, quindi, anche i personaggi. Si prende il suo look anni ’70 e lo piega ad un racconto completamente esteriore in cui il cinema per il cinema prende il sopravvento rispetto all’idea di un cinema che sappia essere semplicemente cinema.
È il prodotto di una brava studentessa di Storia del Film, che fatica a stare all’ombra del padre e cerca la sua identità rimanendo, però, nel tracciato di un bisogno di scuola. Non ti sembra mai una Sofia Coppola che sta lontana dal padre anni luce anche se la sfida alle convenzioni che porta avanti in ogni film ti suona davvero familiare. Ed è un peccato perché dal tratteggio di alcuni personaggi (prendi la bambina che tutto capisce prima e meglio degli adulti) emerge qualcosa di sincero e vero. Quando lascerà l’autostrada dell’esercizio forse riuscirà davvero a trovare la strada per un film.

La qualità audio-video

La fotografia soleggiata del film viene ottimamente restituita in questo DVD della Sony. Il quadro, sempre pulito e nitido, non lascia a desiderare praticamente mai.
Ottime le due tracce (inglese e italiano) in avvolgenti (ma non troppo) Dolby Digital 5.1

Extra

Assenti


(Surveillance); Regia: Jennifer Lynch; interpreti: Julia Ormond, Bill Pullman, Pell James; distribuzione DVD: Sony
formato video: 2.35:1 (anamorfico); audio: Inglese e Italiano Dolby Digital 5.1; sottotitoli: Italiano per non udenti

Extra: Assenti


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