Taken - La vendetta

La spietata legge del “sequel”. Nel 2008 si era verificato l’imprevisto e sontuoso successo di Io vi troverò (Taken) che, pur con un budget non faraonico (25 mln di dollari), aveva sbancato i botteghini un po’ ovunque, giungendo ad incassare qualcosa come 225 milioni. La scaltra mente produttiva di Luc Besson non poteva rimanere insensibile di fronte alla fondata prospettiva di ulteriori incassi da capogiro; di nuovo in collaborazione con Robert Mark Kamen, ha quindi realizzato la sceneggiatura di Taken – La vendetta (Taken 2), stando ben attento ad effettuare solo qualche ritocco alla sua formula vincente e cercando quanto più possibile di assecondare le attese di un pubblico poco propenso a novità o sorprese. Il film, affidato alle sicure mani di uno specialista del cinema d’azione come Olivier Megaton (autore tra gli altri di Transporter 3 e Colombiana), si rivela pienamente in linea con gli obiettivi: un solido action-thriller che sbandiera come punto di forza proprio la sua assoluta e rassicurante prevedibilità. I 50 milioni di dollari incassati nel solo week-end di uscita, peraltro, rappresentano l’inequivocabile prova di una scelta vincente.
Nel precedente episodio, Bryan Mills (Liam Neeson), agente CIA in pensione, non si era fermato davanti a nulla pur di salvare la figlia Kim (Maggie Grace) rapita a Parigi da una banda di albanesi specializzata in tratta delle bianche. Due anni dopo, lo scenario è invece Istanbul, dove Bryan viene raggiunto dalla ex moglie Lenore (Famke Janssen) e da Kim stessa. Per un insieme di circostanze, la famigliola viene braccata da un losco individuo, bramoso di vendetta poiché padre di un lestofante ucciso dal nostro eroe in terra francese. Bryan dovrà quindi nuovamente ricorrere al suo “insieme molto particolare di abilità” e, stavolta con l’aiuto determinante della figlia, trasformarsi ancora una volta in incubo per i cattivi di turno.
Volutamente costruito sulla reiterazione delle situazioni, Taken – La vendetta presenta quindi poche variazioni sul tema, rispetto al film capostipite: il passaggio del protagonista dalle vesti di inseguitore a quelle di inseguito, l’inserimento di una certa dose d’ironia in precedenza quasi assente e la scelta di un’ambientazione dal forte impatto visivo come Istanbul, che consente squarci suggestivi ed inquadrature fascinose. Per il resto, si possono riscontrare tutti gli stereotipi e gli eccessi dello specifico genere cinematografico: i frenetici movimenti di camera utilizzati per le sequenze action, il solito montaggio “adrenalinico” ora tanto di moda ed un ritmo sempre serrato che non può, e non vuole, concedere spazio ad una caratterizzazione dei personaggi solo poco più che abbozzata. Meno efficace e credibile che nel primo episodio, poi, la performance di Liam Neeson che, poco dinamico ed a volte un po’ goffo, sembra quasi rimpiangere la scelta di rivestire i panni del suo supereroe in borghese.
In ogni caso, da questa operazione “sequel” scaturisce senza dubbio una vittima eccellente: la suspense. In Taken – La vendetta, infatti, tutto appare troppo scontato e, anche nelle situazioni più intricate e di fronte a presunti colpi di scena, il termometro della tensione sale raramente. Un grosso limite, questo, per un prodotto di puro intrattenimento che dovrebbe invece puntare forte sulla sua capacità di coinvolgere emotivamente il pubblico. Il film, pur esteticamente gradevole e tecnicamente ineccepibile, si riduce quindi a mero business, ad un semplice tentativo di cavalcare l’onda del successo passato; per un cinema di maggior qualità c’è sicuramente bisogno di molto più cuore, coraggio e fantasia.
(Taken 2) Regia: Olivier Megaton; sceneggiatura: Luc Besson, Robert Mark Kamen; fotografia: Romain Lacourbas; montaggio: Camille Delamarre; musica: Nathaniel Mechaly; scenografia: Nanci Roberts; interpreti: Liam Neeson, Maggie Grace, Famke Janssen; produzione: EuropaCorp, Grive Productions; distribuzione: 20th Century Fox; origine: Francia, Usa; durata: 91’.
