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TERAPIA D’URTO

Pubblicato il 10 giugno 2003 da Alfredo De Giglio


TERAPIA D'URTO

Una volta i film nei quali la storia era dominata dallo scontro tra una personalità esplosiva ed una implosiva erano detti buddy movie, un sottogenere trasversale che va da Lemmon/Matthau a Bud Spencer/Terence Hill. Da qualche anno questa tipologia di lungometraggi sembra essere ritornata in voga a causa dell’ormai acclarata mancanza di fantasia degli sceneggiatori hollywoodiani che non trovano nulla di meglio che mettere lì due attori dalle caratteristiche morfologiche e psicologiche differenti e farli interagire tra loro (anche in varianti di ‘colori’, come il prossimo Bad Boys 2, con Martin Lawrence e Will Smith, o Pallottole cinesi con Jackie Chan e Owen Wilson; questo solo per dire che il barile è quasi del tutto raschiato). L’unica novità che da qualche anno sembra aver solleticato la fantasia dei suddetti (oltre al riunire una star giovane ed una più matura, giusto per arraffare più pubblico possibile) sembra proprio essere la psicoanalisi, come si evince da Terapia e Pallottole e sequel.
E proprio a questi due film Terapia d’urto deve essere imparentato, e non solo per l’argomento in comune: sia in Un boss sotto stress che in Terapia d’urto, infatti, vi è lo stesso uso distorto, e che dovrebbe essere divertente, di I feel pretty, la canzone tratta dal musical West Side Story. Coincidenza o spionaggio industriale? (Stanno messi proprio bene se si copiano queste cose...). Per il resto, in questo film il rapporto di forza tra lo strizzacervelli e il paziente è totalmente ribaltato: se lì Crystal era un professionista anonimo e timido, con De Niro aggressivo e spaccone, qui accade il contrario. E’ il dottore (Buddy - appunto - Rydell) ad essere incontrollabile e fuori di testa (è lui a mettere in moto i meccanismi narrativi). Un personaggio che si attaglia alla perfezione su un Nicholson strabordante, così come avviene per Sandler (Dave Buznik) che, dal canto suo, interpreta (benissimo) il solito timido complessato, un impiegato represso che controlla fino quasi all’auto-castrazione le proprie reazioni emotive, che avevamo visto in altre sue precedenti prove, tra cui Ubriaco d’amore di Paul Thomas Anderson (al più presto da rivalutare), nel quale l’aspetto patologico che si cela dietro la comicità - e il comico - era portato alle estreme conseguenze (radicalizzando un discorso da sempre affrontato da Jerry Lewis e dal suo ‘idiot’).
Detto degli attori, felicemente in parte, anche se a qualcuno può non piacere il costante ‘overacting’ di Nicholson, le dolenti note arrivano dalla regia e dalla sceneggiatura. Entrambe anonime, senza particolari guizzi, ma mentre la prima è davvero incolore, la seconda ci regala almeno qualche momento godibile: rumori molesti di Nicholson sotto le lenzuola, le sedute di autocontrollo, le sue improvvise esplosioni di rabbia ‘controllata’. Marisa Tomei, nel ruolo della fidanzata di Sandler ed alcuni cameo eccellenti, come JohnTurturro (divertente il suo personaggio), Woody Harrelson (nella parte di un trans), John C. Reilly (un monaco buddista), Heather Graham e John McEnroe (un irascibile paziente), completano il buon cast del film, dando all’insieme una certa piacevolezza, soprattutto se si considerano gli altri film presunti comici che ci sono in giro.
L’unico grave scivolone è il retorico e gratuito pre-finale ambientato durante una partita di baseball, con tanto di spot pro Giuliani, l’ex sindaco di New York (“è un eroe!” si sente dire dal pubblico), che tutto risolve e tutto giustifica, lasciando a dir poco perplessi gli spettatori più attenti. Pensavamo di assistere ad una satira allo stupido politically correct americano, invece ci viene svelato che era tutta una macchinazione ordita a fin di bene da...
Una vera e propria Terapia d’urto, comunque, servirebbe per la politica deficitaria e miope degli Studios americani. Consigliamo agli spettatori maggiormente delusi di ripetere a bassa voce ‘Gus Fraba’, magari funziona e non si rimpiange di aver pagato il biglietto.

[giugno 2003]

(Anger Management)

regia: Peter Segal sceneggiatura: David Dorfman fotografia: Donald McAlpine montaggio: Jeff Gourson musica: Teddy Castellucci interpreti: Jack Nicholson, Adam Sandler, Marisa Tomei, Luis Guzman, Krista Allen produzione: Barry Bernardi, Jack Giarraputo origine: USA durata: 106’ distribuzione: Columbia Tristar Picture web info: sito ufficiale, sito italiano

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