TFF ’05 - CentoXCento Ritratti

Un progetto legato alla memoria del/sul lavoro, quello intrapreso dalla CGIL per festeggiare, l’anno venturo, i cento anni della nascita, un progetto che prevede cento ritratti di altrettante persone, spaccati quotidiani che si ergono a metafora del nostro presente, ricordi di antichi mestieri e ormai antiche dignità che il Novecento ha visto nascere a prezzo altissimo e che sta sempre più velocemente vedendo scemare. Qui a Torino abbiamo potuto visionare sei di questi ritratti, caratterizzati da uno sguardo ampiamente simpatetico verso i suoi protagonisti. Eroi quotidiani nell’ombra, che portano sul volto storie fatte di discriminazione personale, di diritti imprescindibili calpestati, di dignità strette al petto anche nella disperazione, provocata da un mondo economico che sempre più inesorabilmente segna le vite private dell’allargata classe proletaria, ne solca i destini con la leggerezza di un piccone. Un nuovo e devastante liberismo, diretto discendente del capitalismo novecentesco, che apre i confini alle merci e alla valuta, crea paradisi fiscali, non-luoghi del denaro virtuale, ma che sempre più innalza muri e prigioni sulle vite strozzate di migranti e lavoratori, con nuovi modelli di contratti lavorativi, dalla formula del tempo determinato, responsabile della nascita di una nuova forma di angoscia verso un futuro sull’orlo dell’abisso. Video-ritratti che parlano di quotidiana sofferenza nell’apatia della cassaintegrazione, dove la mancanza di lavoro si ripercuote sulla figura paterna di un operaio della Fiat di Termini Imprese, l’impresa che fino a qualche tempo fa veniva religiosamente descritta come una luce irradiante per la Sicilia. Ritratti che inquadrano un personaggio e il suo legame con il territorio che lo circonda, un valore che il nuovo secolo delle multinazionali ha radicalmente cambiato, anche nella geografia, nell’esempio del territorio di Pedavena, sede di uno storico birrificio, acquistato e smantellato nel corso di pochi anni dal colosso senza bandiera dell’Heiniken. C’è il prete operaio toscano che ricorda con sorridente malinconia il lavoro in vetreria e l’apertura di un’officina e che ancora oggi subisce il cieco ostracismo delle istituzioni ecclesiastiche. C’è il pensionato sardo che attraversa il ricordo di cinquant’anni di lavoro in miniera camminando tra ciò che resta della stessa, una memoria violata da un luogo, quello del lavoro, violato nella sua materialità.Caratterizzati da diversi stili di regia, dall’intervista giornalistica con macchina fissa alla camera a mano che segue due ragazzi somali disoccupati per le strade di Roma, assistiamo con rabbia e partecipazione alle storie personali descritte dagli stessi protagonisti,ne condividiamo paure e frustrazioni,quasi inchiodati di fronte a questi angosciosi(Ri)tratti della nostra epoca.
[18 Novembre 2005]
A cura di: Tommaso Vecchio Produzione: Mammanannapappacacca Srl Minatore a vita, di Tommaso Vecchio I raggi della Sicilia, di Melisa Scolaro, Roberto Manzone, Pippo Onorati Io sono un prete operaio, di Maria Zipoli, Pippo Onorato Chi beve birra campa cent’anni, di Tommaso Vecchio Soap story, di Claudio Noce Il fotografo, di Pippo Onorati
