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That’s Music Detroit Sound

Pubblicato il 26 ottobre 2012 da Emiliano Paladini


That's Music Detroit Sound

Dal 2003 al 2009 con un album (The Weirdness, 2007) e una serie di concerti Iggy Pop ritorna sulle scene con gli Stooges: il punk degli Stooges si scioglie dopo tre dischi tra il 1967 e il 1973; per un totale di 20 dischi solisti fino al 2012, Iggy Pop passa da John Cale a David Bowie e se ne esce con The Idiot e Lust For Life - Metal Machine Music è già uscito, ora c’è un dopo, una reazione alchemica: industrial, post-industrial e post-punk nel 1977.
Questi determinano la creazione della scena musicale di Berlino quando attirava artisti e intellettuali del calibro di Nick Cave; e Lust For Life (la canzone), al di là del testo e delle assonanze varie da campionamento, di per sè imposta il celebre surf dei laghi, rocket-skating, da Palace of The Brine a Letter To Memphis dei pionieri dell’aerodinamica musicale, i Pixies. Non più surfin’ ma skatin’, surf da strada - i Dire Straits di Walk Of Life arrivano nel mezzo.
Gli ultimi due dischi di Iggy Pop sono del 2009 e del 2012, in lingua francese molte delle tracce, alcune tradizionali, con testi di Prevert, Brassens, Cole Porter, Houellebecq, Jobim, Edith Piaf e i Beatles tra tutti e due, alla scoperta delle radici francesi della cultura americana.
Queste ultime due uscite, assieme ai due albums del terzo progetto di Nick Cave con Grinderman e alle due uscite di Springsteen in studio e dal vivo a Dublino con le Seeger Sessions, rappresentano momenti di raccoglimento retrospettivo molto raffinati e filologicamente interessanti, questi e gli ultimi di Cohen, Neil Young (Glendale), e Lou Reed (The Raven).
Siamo di fronte al revival di ognuno degli ambienti musicali di riferimento per ciascuno degli artisti considerati.
Si tratta della ricostruzione in chiave contemporanea delle origini della loro musica: l’improvvisazione jazz e le free forms con Iggy Pop e con la riscoperta delle radici francesi della musica jazz soprattutto calda e di fusione tipica di New Orleans (Detroit è stata fondata dai francesi e faceva parte della Luisiana storica), lo sperimentalismo più audace con Nick Cave, i primi momenti del RnR con Springsteen, a ridosso quest’ultimo delle tradizioni culturali più lontane dello stile coloniale inglese, i soliti rapporti con la letteratura in Lou Reed e la definizione del genere neofolk con Neil Young.
Si parla della musica di Detroit e si può risalire fino ad Elvis e oltre. Si va fino alle radici della nostra cultura musicale anche senza fare troppe distinzioni di genere, di cui l’unico ancora parecchio in voga e sempre identico a sè stesso è il Rock And Roll.
Detroit (Michigan, USA) è la patria dell’ultra-root minimale, grattato, lo slang quasi del genere root. E’ in anticipo di un decennio rispetto a Boston, ai Pixies e all’alternative considerando il terzo di Iggy Pop e quelli a seguire impostati sugli MC5. E Detroit ha reso celebre la barrom music root ultra-minimal col nomadismo musicale di Tom Waits quando Tom Waits ha spostato la ricerca da New Orleans a Detroit lungo un preciso tratto di continuità specifica.
Contiguo a tutti i generi che possono risalire la dorsale blues, questo non è nè tanto lo stile, il suono, o la ritmica, e nè tantomeno la comunicazione, ma è la spinta incarnata dal celebre discorso di J.C. Crawford nella Zenta New Year’s Night di Detroit del 1968 da cui gli Spacemen 3 (che oltre che considerare Alomar per le loro chitarre, rappresentano l’equivalente degli MC5 per lo sviluppo degli stili loro contemporanei) se ne vengono fuori con il testo della loro Revolution, e i Colourbox, trattandosi di house music, probabilmente accedono per il celebre Brothers And Sisters di Pump Up The Volume, e da cui è immediatamente riconoscibile il futuro Anthony Kiedis non solo nei modi e nell’immagine ma i Red Hot Chili Peppers in quasi ciascuna delle loro prime espressioni artistiche esattamente quando Iggy Pop di quel celebre discorso incarnerà l’espressione musicale con David Bowie, che quasi come un architetto chiamato a ridisegnare lo spazio della geografia musicale dall’alto si sentiva di dover uscire da Stardust e il cabaret alla The Kinks per entrare in una situazione artistica nuova, verso una nuova declinazione di genere garage e post-garage (quello che ha fatto la MGM a Hollywood con gli Stones preparando i Velvet Underground), proseguendo senza Bowie dal suo terzo disco in avanti alla ricerca del significato di quelle parole radicate alle labbra delle prime canzoni di Detroit.


http://www.marchandmeffre.com/ - Può sembrare che a Detroit sia scappata anche la musica, Warohl (Pittsburgh) un po’ se lo aspettava, ma è questa una collezione che mostra i luoghi più suggestivi e sacri dell’industrial e del postindustrial culturale mondiale, nella misura in cui la musica degli anni ottanta, la house music, è dell’Area Metropolitana di Detroit, e prima ancora il punk, senza considerare la costruzione della scena di Berlino eseguita con Bowie, Motown, gli MC5 e Madonna. Si veda anche http://www.roadburn.com/, http://www.motorcitymusicarchives.com/, http://furious.com/perfect/MC5/MC5.html. Gli Spacemen 3 hanno rifatto Little Doll degli Stooges. E questo è un video intonato su un veicolo dei nostri più comuni piaceri: http://www.youtube.com/watch?v=mqdy..., http://www.liicetea.com/, http://www.last.fm/music/Cadillac+M....


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