The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro
Con un incasso di 750 milioni di dollari fatto registrare all’esordio e un rilancio cinematografico che ha oltrepassato degnamente l’ostacolo del primo insidioso episodio, il nuovo Spider-man griffato Columbia/Marvel si appresta ad invadere le sale cinematografiche del nostro paese (e del mondo intero) con l’uscita di The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro, il secondo esilarante capitolo della nuova saga. A prescindere da quale sarà l’accoglienza ad esso riservata dalla platea internazionale possiamo già affermare che gli ingredienti di questo sequel ricco e coinvolgente non sono certo di basso livello. Alle conferme del brillante Marc Webb, comandante indiscusso di questo rilancio del franchise, e dei volti briosi della bella Emma Stone e di Andrew Garfield, enfant prodige del panorama cinematografico contemporaneo chiamato ancora una volta a confrontarsi con l’agilità, l’ironia e l’irriverenza dell’uomo in calzamaglia, si alternano in The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro anche una serie di nuove entrate capaci di arricchire la macchina artistico-produttiva del film e di aumentarne notevolmente l’appeal rispetto all’episodio precedente. Prime fra tutte quelle degli attori Jamie Foxx, Dane DeHann e Paul Giamatti, destinati a rinnovare, come di consueto, la schiera di villains contrapposti al nostro supereroe, seguite poi dagli ingressi nella troupe di nuovi professionisti e collaboratori tecnici dallo spessore internazionale (da Pietro Scalia ad Hans Zimmer, da Alex Kurtzmann a Roberto Orci). E non c’è dubbio che il valore aggiunto apportato dalle novità elencate non tarda a farsi sentire in questo episodio. Più completo rispetto al primo, palesemente più sicuro tra le braccia di una sceneggiatura audace ed effervescente, il capitolo secondo compie un passo ulteriore nei territori della spettacolarizzazione e dell’intrattenimento senza subire mai il peso del confronto con i precedenti di Raimi (comunque migliori nel loro complesso). Per questo il film si nutre maggiormente della ridefinizione in chiave fumettistica improntata dallo stesso Webb e ne fa una sua caratteristica fondante. Nella insolita evoluzione ” webbiana”, che strizza l’occhio sia alle origini del comic book sia alle riscritture dei tardi anni ’80, Spider-man è un personaggio eroico dietro cui si nasconde un ragazzo ancor più imbranato e burlone rispetto ai suoi predecessori. Incapace di intrattenere rapporti personali, Peter Parker continua ad essere un nerd squattrinato e sentimentalone riscattato solo da una maschera di un supereroe in versione 2.0 che vive della goliardica rappresentazione di se stesso. Abbandonando gli orpelli del supereroe cinematografico (ce lo ricorda la spettacolarità del 3D e l’impianto visivo tutto, con le sue funamboliche riprese e l’innovativa prospettiva di volo delle inquadrature, che quello a cui assistiamo rimane “cinema”) Andrew Garfield si appropria del Peter Parker del fumetto e con lui gioca a mettere in scena l’estensione virtuale di un supereroe che dalle pagine disegnate esce per arrivare allo spettatore moderno attraverso le chiavi dell’ironia, dell’astuzia, della plasticità dei movimenti, dell’elasticità del corpo e soprattutto attraverso un pizzico di postmodernismo in salsa pop. Per effetto del quale Peter se ne va fischiettando il motivetto tipico di Spidey, il suo telefono squilla sulle note della stessa canzone mentre la sua camera esplode di riferimenti culturali e feticci personali di diversa natura. D’altro canto ad abbassare i toni di una rilettura interessante, che coinvolge anche un ripensamento nuovo del ruolo della donna (in questo caso Gwen Stacy/Emma Stone) mai così prepotente all’interno di un plot di questo genere, ci pensa una parallela inefficacia del ruolo dei cattivi (annoso problema per Spider-Man), ancora una volta sterili di fronte al carisma visivo dell’uomo ragno e non troppo in sintonia con la nuova versione di Spidey. A salvarsi su tutti il Green Goblin/Harry Osborn alias Dane DeHaan, giovane volto promettente dell’entertainment hollywoodiano che, rispetto alla rappresentazione sbrigativa di un Jamie Foxx/Electro e alla fugace di apparizione di Giamatti/Rhino, resituisce un’interpretazione quanto meno vibrante e nervosa della propria coppia di personaggi. Anche questo un passo avanti netto rispetto alla pochezza dei villains presenti nel primo episodio. Alla luce di tale risultato verrebbe quasi naturale sostenere, soprattutto in questa nuova versione del personaggio in cui il conflitto interiore diviene conflitto con un modo di essere, con un passato che ritorna, che rimane oscuro e si ripresenta sotto diverse forme, che il vero nemico di Spider man continui ad essere Spider-Man stesso. Che tutti quei cattivi incapaci di esserlo fino in fondo (contrariamente alla potenza di quelli di Batman ad esempio, soprattutto nella rilettura di Nolan) non siano altro in realtà che una emanazione mal riuscita o non ancora risolta di un conflitto interiore del ragazzo Peter Parker e di una parte lacerata del suo alterego Spider-Man. Lo ribadiamo, soprattutto in questa nuova serie in cui Spider-Man sembra combattere più con se stesso e i propri fantasmi (i genitori, lo zio, il padre di Gwen) che con i nemici reali affrontati sul campo.
(The Amazing Spider-Man 2: Il potere di Electro) Regia: Marc Webb; soggetto cinematografico e sceneggiatura: Alex Kurtzman, Roberto Orci, Jeff Pinkner; fotografia: Dan Mindel; montaggio: Pietro Scalia; musiche: Hans Zimmer; scenografia: Mark Friedberg; costumi: Deborah L. Scott; supervisione effetti visivi: Jerome Chen; interpreti: Andrew Garfield, Emma Stone, Jamie Foxx, Dane DeHaan, Campbell Scott, Embeth Davidtz, Colm Feore, Paul Giamatti, Sally Field; produzione: Marvel Entertainment, Columbia Pictures; distribuzione: warner Bros. Pictures; origine: USA; durata: 140’; web info: http://www.theamazingspiderman.it/.