The Assassination

Il sogno americano può creare eroi, personaggi epici che vengono dal nulla e conquistano il mondo, che si affermano come campioni della società con la sola forza della loro determinazione, quasi sempre riuscendo a guadagnare enormi ricchezze. Anzi, nella stragrande maggioranza dei casi realizzarlo significa semplicemente riuscire a diventare, con ogni mezzo, una favolosa macchina da soldi. Ma il sogno americano può anche produrre una sterminata serie di esclusi, falliti, reietti. L’altra faccia della medaglia è proprio ciò di cui parla The Assassination. Samuel Bicke, il protagonista, è un uomo abbagliato dalle possibilità dell’American Dream, ma a cui difetta una qualità fondamentale per realizzarlo: la disponibilità ad accettare anche i più banali compromessi richiesti da una società ultracompetitiva. Per quanto assurdo - o normale - possa sembrare, un uomo può pensare di rifiutarsi, di mentire quotidianamente per lavoro; può essere convinto che gli sia dovuto rispetto e che lui debba averne per gli altri; può continuare a credere che la correttezza e l’onestà debbano prevalere sulla ricerca del profitto a tutti costi. Fino a perdere il controllo e il contatto con una realtà che va in tutt’altra direzione. Ancora una volta, Sean Penn è assolutamente perfetto nella sua interpretazione dell’escalation da perdente - proprio perché combatte ogni giorno contro tutto ciò che chiunque considera normale - a folle omicida. Un uomo destinato a perdere persino nel compimento del gesto estremo di assassinare il presidente Nixon, assurto per lui a capro espiatorio di tutti i mali della società americana: il suo attentato passerà inosservato, la storia non lo ricorderà e lui non avrà nemmeno raggiunto l’obiettivo di “togliere la sedia ai potenti”. The Assassination è un film difficile da digerire, ambiguo, niente affatto consolatorio e troppo - e troppo bene - vicino alla frustrante realtà quotidiana fatta, spesso, di impotenza e debolezza. Ci piazza davanti agli occhi, senza possibilità di sfuggirne, le mille umiliazioni a cui dobbiamo sottostare, i mille compromessi. Ci ricorda che forse tutto questo non è normale, ma ci rammenta anche il nostro perenne silenzio di fronte a un meccanismo sociale che non vorremmo accettare ma che sembra essere l’unico possibile. Ci ribadisce l’inutilità delle battaglie contro i mulini a vento e il rischio che queste possono comportare: perdere sé stessi, fino a tradire la propria innocenza. E il regista Niels Mueller ci trascina e coinvolge nell’epopea di un perdente con la stessa onestà che vorrebbe avere il suo protagonista nell’affrontare la vita. Scritto nel 1999, durante gli anni della presidenza Clinton, il film nasce da una sceneggiatura originale intitolata L’assassinio di LBJ (il presidente Lindon Johnson) che voleva raccontare il tentativo ignorato, di un uomo ignorato, di assassinare il presidente. Nel corso delle ricerche per il film, la narrazione ha cambiato strada: ha mantenuto esattamente lo stesso tema, ma applicandolo a una storia vera: quella, appunto del venditore di mobili per ufficio Samuel Bicke, ossessionato dal presidente Nixon.
regia: Niels Mueller sceneggiatura: Niels Mueller, Kevin Kennedy fotografia: Emmanuel Lubezki montaggio: Jay Lash Cassidy musica: Steven M. Stern interpreti: Sean Penn, Naomi Watts, Don Cheadle, Jack Thompson, Brad Henke, Michael Wincott, Jared Dorrance, Mykelti Williamson produzione: Monsoon Pictures, Open City Films, Anhelo Productions origine: Usa, Messico 2004 distribuzione: Lucky Red durata: 103’
[febbraio 2005]
