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The Double

Pubblicato il 10 marzo 2012 da Sofia Bonicalzi


The Double

Tempo di agenti segreti e di intrighi internazionali, di nostalgie sovietiche e di sorvegliati speciali. Dopo La talpa – giallo malinconico dal sapore retrò, firmato da Tomas Alfredson – arriva sugli schermi The Double, thriller spionistico che ricombina personaggi e situazioni tipici del genere, procedendo a suon di colpi di scena e di repentini cambi di fronte. Gli sceneggiatori Michael Brandt e Derek Haas, autori degli script di “Wanted – Scegli il tuo destino”, e di “Quel treno per Yuma”, ampliano loro collaborazione, con il primo che si trasferisce dietro la macchina da presa e il secondo che si ritaglia il ruolo di produttore. A traghettare il progetto è un insolitamente ambiguo Richard Gere, abitué dei melodrammi per signorine che, per l’occasione, si improvvisa killer dal tocco infallibile. Archiviata la Guerra Fredda e abbattuto il muro di Berlino, anche al cinema le spie sovietiche rischierebbero di passare di moda (con brillanti eccezioni, basti pensare al Cronenberg de La promessa dell’assassino), tanto che i due sceneggiatori, nei primi cinque minuti, provvedono a informarci del fatto che la Russia possiede, a tutt’oggi, molti più agenti segreti in servizio di quanti fossero a disposizione degli Stati Uniti trent’anni prima. “Si guarda solo al Medio Oriente e non si vede l’orso in mezzo alla stanza”, tuonano politicanti ben informati. Creato il contesto, ci scappa subito il morto: un senatore trafficone con affari economici a Mosca, sgozzato nella pubblica via dopo un talk show televisivo. Peccato che la ferita inferta dal killer sia identica al marchio di fabbrica di una vecchia spia sovietica, uscita di scena da oltre vent’anni e mai rintracciata: Cassius, assassino spietato, ai vertici di una rete di individui addestrati ad uccidere. La carriera dei “7 di Cassius” era stata bruscamente interrotta negli anni ‘80, con l’entrata in scena dell’agente Paul Shepherdson, leggenda vivente fra i corridoi della CIA che si gode in solitudine il prepensionamento volontario. Inutile dire che, malgrado le resistenze e la ritrosia del caso, Paul sarà costretto a tornare in azione, affiancando l’inesperto Ben Geary. Dal canto suo Ben è fresco di laurea ad Harvard, lavora per l’FBI e sogna di catturare il mitico Cassius. Il vecchio agente e la nuova recluta, il burbero solitario e il padre di famiglia, la diffidenza iniziale e la progressiva fiducia. Su di loro veglia il vecchio Martin Sheen, storico capo dell’agenzia di investigazione, invitato dal presidente degli Stati Uniti a risolvere il caso. Fra panoramiche di Washington, inseguimenti e interrogatori la pellicola sembra ben avviata sui sentieri di un thriller convenzionale e ben conscio dei propri meccanismi narrativi. Però a Washinghton, la città bianca, scorre il fiume più inquinato degli Stati Uniti, come dice Paul minacciando una prostituta: il caos e la sporcizia dietro la geometria delle superfici urbane, i palazzi ordinati e le periferie polverose. Ogni elemento e ogni individuo è duplice e sdoppiabile, e a ciascuno sembra spettare il diritto a una doppia vita. Dovere e vendetta i meccanismi profondi che regolano gli eventi, che spiegano l’apparente casualità degli eventi: i tre protagonisti – il giovane, il vecchio e il cattivo – si scambiano le parti in un gioco al massacro che si concluderà con una nuova e inaspettata complicità, costruita paradossalmente sul reciproco tradimento. Non molto originale, ma godibile. Se la sceneggiatura ogni tanto vacilla e gli snodi narrativi paiono un po’ frettolosi (l’intuizione finale di Paul, che scopre la verità rovistando in un cassonetto; l’arrivo a Washington della famigerata spia sovietica), il ritmo rimane infatti sostenuto, superando così i frammenti di implausibilità della trama.


CAST & CREDITS

(Id.) Regia: Michael Brandt; sceneggiatura: Michael Brandt, Derek Haas; fotografia: Jeffrey Kimball; montaggio: Steven Mirkovich; interpreti: Richard Gere (Paul Shepherdson), Ropher Grace (Ben Geary), Martin Sheen (Tom Highland), Tame Hassan (Boz), Stana Katic (Amber), Stephen Moyer (Brutus), Odette Yustman (Natalie); produzione: Hyde Park Entertainment, Agent Two, Brandt/Haas Productions, distribuzione: Eagle Pictures; origine: Stati Uniti, 2012; durata: 98’.


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