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The Freebie - Roma 2010 - Extra

Pubblicato il 28 ottobre 2010 da Alessandro Izzi


The Freebie - Roma 2010 - Extra

Annie e Darren fanno coppia da diversi anni. La loro è una routine gioiosa fondata sul reciproco compromesso ai rispettivi bioritmi. Quando lui si fa la barba lei gironzola sbarazzina per la stanza da bagno tra mille moine e tanti sorrisi di confidenza. Quando lei è in cucina lui è fuori a buttare la spazzatura del giorno prima. Non hanno un cane che gli scodinzoli tra i piedi, né bambini che diano preoccupazioni o sveglie premature nel cuore della notte. Il loro mondo si riduce ad un due in un continuo tripudio di “I love you” che non è già più quello degli sposini alla prima notte di nozze.
Per conciliare il sonno, infatti, non c’è niente di meglio delle parole crociate, da farsi rigorosamente ognuno per conto suo, senza neanche sbirciare la pagina l’una dell’altro.
Annie e Darren non fanno sesso da Dio solo sa quanto. Loro, a sforzarsi, non arrivano neanche a definire una data approssimativa. Di effusioni non sentono la mancanza perché son sempre lì a stuzzicarsi con bacini e carezze. Ma tutto si ferma prima ancora che possa prendere la forma di un preliminare. Resta sospeso a mezz’aria come un ricordo lontano.
Scene di vita ordinaria nel quotidiano ritmo lento di banale borghesia. Un gomitolo di pianisequenza tagliati un attimo prima della noia.
A loro basterebbe pure questa vita fatta di mezze misure certe, ma si deve pur sempre dar conto agli amici che si invitano la sera per cena. E gli amici chiedono come mai non nascono bambini e il perché di tanta confidenza senza pepe.
Così più per stare a sentire gli altri che per una reale esigenza che nasce dal di dentro, Annie e Darren decidono di concedersi una scappatella per ravvivare la vita sotto le lenzuola. L’impegno è quello di una sera libera l’anno ciascuno. Possibilmente la stessa. La certezza è che, siccome è fuor di dubbio che si amano visto che se lo ripetono sino allo svenimento, la scappatella serve solo a cementare il loro reciproco affetto. La fanno per speziare la noia del matrimonio, ma si impegnano a non parlarne mai.
Il dramma, ovviamente, è dietro l’angolo. La botte piena e la moglie ubriaca sono un accoppiata che non funziona neanche nel mondo franco e magico dei detti popolari.
Bla bla movie della miglior tradizione (di quella che ha tanto spazio al Sundance, per intenderci), The Freebie è sostanzialmente un racconto da cuscino.
Al di là delle due (s)cene d’insieme con gli amici che chiacchierano lieti delle reciproche vite tra un bicchiere di vino rosso (di quello che si serve nei bicchieri a calice per non più di due dita per volta) e l’altro, tutta la storia prende corpo tra i guanciali del letto matrimoniale. Qui i personaggi parlano del fatto che non fanno sesso. Parlano del fatto che ancora hanno fantasie erotiche sui vicini. Ipotizzano su future scappatelle fatte nel reciproco rispetto dei voti matrimoniali. Si sbaciucchiano e si dicono contenti di come Dio li ha fatti e poi accoppiati.
La videocamera fa da psicanalista ad una coppia sdraiata sul lettino di uno studio che esce poco dall’ombra di un tetto coniugale privo di storia. E, a posteriori, la seduta di analisi è triste perché ci racconta di una coppia di trentenni senza un passato e, quindi, senza un futuro. Senza un senso e, quindi, persa in un mare di chiacchiere. Fossero tutti così i trentenni, fragili e qualunquisti, ci sarebbe davvero da aver paura. E forse il nostro mondo è un horror e non ce ne siamo ancora accorti.
Girato, si dice, in undici giorni, in pieno clima di improvvisazione davanti alla macchina da presa, The Freebie sente davvero molto la mancanza di uno sceneggiatore che vada un po’ più oltre la situazione data dal soggetto.
Il progetto è intrigante, ma la realizzazione al limite dell’anoressia.
Resta il lavoro di attori che, però, non convince sino in fondo. E, più ancora, resta la voglia, questa sì davvero seria, di indagare nelle pieghe del malessere di coppia col bisturi digitale della presa quasi diretta. La compartecipazione tiene, però, la crudeltà fuori dalla porta a far compagnia agli Stroheim e ai Lubitsch inutilmente chiamati a far da padrini. E il tutto rischia spesso di piangersi addosso.


CAST & CREDITS

(The Freebie); Regia e sceneggiatura: Katie Aselton; fotografia: Benjamin Kasulke; montaggio: Nat Sanders; musica: Julian Wass; intepreti: Dax Shepard, Katie Aselton, Frankie Shaw, Ross Partridge, Sean Nelson, Bellamy Young; produttore: Adele Romanski; distribuzione internazionale: Visit Films (Stati Uniti); origine: USA, 2010; durata: 78’


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