THE GRUDGE

Dirigere sempre lo stesso film, che è poi se non una serie di variazioni sulla stessa scena primaria delle visioni terrifiche: deambulazioni di corpi in spazio infestato. Destino bizzarro quello di Shimizu Takashi, ormai alla quinta puntata della sua saga archetipica. The Grudge, perfetta metafora della ciclicità di eventi senza uscita innescati dalla più classica delle maledizioni nipponiche. I suoi fantasmi del rancore sono gli agenti per quella serie di reazioni chimiche a base di incastri e reiterazioni, peregrinazioni tra dentro e fuori campo, moltiplicazione esponenziale degli orrori, che producono questo distillato di horror in purezza. L’idea del fan Raimi è stata quella di conservare l’ambientazione giapponese, sicché le maggiori novità sono in un più esplicito ricorso al gore e nella centralità di una protagonista (la Gellar) rispetto all’intercambiabilità dei personaggi, pure funzioni dei set pieces, degli originali. Si insinua così una parvenza di linearità nella potenzialmente infinita struttura modulare, ma per il resto intatti rimangono i motivi di fascino così come i limiti dell’operazione: intriga l’esplorazione di un imbuto spazio temporale in cui l’altrove si fa onnipresente, ma l’elevazione a teorema della gratuità del genere finisce per stuccare.
[gennaio 2005]
Cast & credits:
Regia: Shimizu Takashi; sceneggiatura: Stephen Susco; fotografia: Lukas Ettlin, Yamamoto Hideo; montaggio: Jeff Betancourt; musica: Christopher Young; interpreti: Sarah Michelle Gellar, Jason Behr, Grace Zabriskie, Bill Pullman, Ishibashi Ryo, Maki Yoko; produzione: Ghost House Pictures, Vertigo Entertainment, Renaissane Pictures, Senator International; origine: USA 2004; distribuzione: 01 Distribution; durata: 96’.
