X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



THE LIBERTINE

Pubblicato il 8 febbraio 2006 da Francesca Romana Buffa


THE LIBERTINE

Fare un film su un personaggio antipatico al pubblico è una sfida a cui molti registi non sanno dire di no. Laurence Dunmore è uno di questi registi e, purtroppo, la sfida non riesce a vincerla. The Libertine ripercorre la breve e intensa vita di John Wilmot, secondo Conte di Rochester, lussurioso poeta del XVII secolo dall’umorismo irriverente e scandaloso. Famoso per aver sconvolto la corte di Carlo II d’Inghilterra per il suo stile di vita lascivo e satire a sfondo sessuale, passò alla storia per aver dato inizio alla rivoluzione di costumi in un’epoca in cui, ufficialmente, mostrare la scarpetta era compromettente. Dunmore è attirato da questo personaggio maledetto tanto da costruirgli l’intero film sulle spalle, ma finisce accecato dal mito e dirige un film incompleto, presuntuoso come il suo protagonista, giustificato solo dalla sua audacia. Mentre questi è dipinto come un genio incompreso della Restaurazione, il contesto storico è lasciato in disparte con poche timide pennellate che descrivono i rapidi progressi scientifici, religiosi ed artistici che spingevano la cultura verso la modernità. Il risultato è fazioso, dove l’unico punto di vista è riservato al personaggio del Conte, senza riuscire a dimostrare obiettivamente le ragioni di tanto genio rivoluzionario. E il tentativo quasi neorealista di riportare sullo schermo il "supposto" linguaggio originale dello sboccato Rochester non ha una reale giustificazione storica. Il giovane regista, alle prese con il suo primo lungometraggio dopo una lunga gavetta di video musicali, finisce così per sembrare un bambino che sguazza nelle parolacce per impressionare un pubblico di ascoltatori adulti.
Inutile dire che parlare esplicitamente di sesso poteva essere sconvolgente nel ‘700 e che oggi appare solo un escamotage abbondantemente abusato. Per conquistare l’interesse del pubblico, quindi, la scelta dell’attore principale doveva ricadere necessariamente su qualcuno di sicuro impatto emotivo, e chi meglio del romantico zingaro di Chocolat poteva far sì che il pubblico amasse l’audace ribelle della Restaurazione? Il pluripremiato Johnny Depp, smessi i panni dello schizofrenico Willy Wonka de La Fabbrica di Cioccolato passa con nonchalance a un personaggio fastidioso, che lo imbruttisce fino a renderlo sgradevole, diventando un orrendo presuntuoso tracotante. E ci riesce molto bene, confermandosi come “Il miglior attore della sua generazione” come era stato detto per Donnie Brasco. Non c’è che dire: una scelta necessaria e azzeccata, magari un po’ troppo facile. Come del resto anche la colonna sonora composta da Michael Nyman, i cui brani avevano già commosso in Lezioni di Piano.
Interessante invece il lavoro sulla fotografia di Alexander Melman che, insieme al celebre scenografo di Peter Greenaway, Ben Van Os, ricostruisce una Londra oscura e cruda, una novità rispetto ai soliti film in costume dove tutto è ordinato e bello. Qui il fango e il fumo dominano la scena e contrastano con gli ambienti magici del teatro illuminati solamente dalla luce delle candele. Ma nonostante l’impiego di un cast di tutto rispetto, l’imponente lavoro di scenografia, costumi e fotografia, il film non convince completamente, dando l’impressione di un racconto esagerato di audaci avventure amorose. Un peccato che l’ennesima sfida a un personaggio disprezzabile si risolva con una disfatta del regista pieno di buona volontà. Si finisce per mettere in scena un racconto scurrile e sconcio invece del grande affresco del protagonista che ha rivoluzionato un’epoca.

(The Libertine); Regia: Laurence Dunmore; sceneggiatura: Sthephen Jeffreys, tratto da una sua oprea teatrale; fotografia: Alexander Melman; montaggio: Jill Bilckock; musica: Michael Nyman; scenografia: Ben Van Os; costumi: Dien Van Straalen; interpreti: Johnny Depp (Rochester), Samantha Morton (Elizabeth Barry); John Malkovich (Re Carlo II); produzione: John Malkovich per Mr. Mudd; distribuzione: Mediafilm Cinema; origine: Inghilterra, 2004; durata: 114’; Web info: www.mediafilm.it

Enregistrer au format PDF