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The Motel life

Pubblicato il 17 novembre 2012 da Lorenzo Vincenti

VOTO:

The Motel life

Finale in crescendo per questa settima edizione del Festival internazionale del film di Roma. Dopo l’entusiasmante Roman Coppola è un altro film statunitense in concorso a catturare l’attenzione del pubblico e degli addetti ai lavori presenti all’Auditorium. Si tratta di The motel life, film che segna l’esordio dietro la macchina da presa dei fratelli Polsky dopo l’esperienza maturata nel difficile campo della produzione (His Way, Il cattivo tenente – Ultima chiamata a New Orleans). Il pretesto per il fatidico salto è fornita ai due nuovi fratelli del cinema americano da un romanzo molto interessante scritto nel 2005 dall’emergente autore Willy Vlautin. Un testo per l’appunto intitolato The motel life, che aveva per protagonisti due fratelli (non sarà un caso) e che narrava la forza del loro legame indissolubile di fronte alle difficoltà della vita. Quei due ragazzi rivivono oggi sullo schermo nei volti di Emile Hirsch e Stephen Dorff, i fratelli Flannigan voluti dai Polsky per interpretare al meglio una storia d’altri tempi basata tutta sulla fratellanza e la lealtà. Costretti a crescere da soli, dopo la scomparsa prematura della madre, Frank e Jerry Lee vivono la loro vita di disadattati senza mai separarsi. Rifugiandosi a turno nei disegni che uno dona all’altro e nelle storie fantastiche e bizzarre che l’altro, in risposta, elabora per intrattenere il primo. La loro unione è accentuata ancora di più dalla grave malformazione di Jerry Lee, bisognoso dell’aiuto continuo del fratello a causa della mancanza di una gamba amputata in età giovanile a seguito di un grave incidente. Non sarà nemmeno un imprevisto drammatico come l’uccisione casuale di un bambino da parte di Jerry Lee a dividere i due. Il piccolo Frank, dall’alto della sua caparbietà e bontà, tenterà in tutti i modi di tenere lontano il fragile Jerry Lee dai guai, proteggendolo come solo un fratello è in grado di fare e portandolo in fuga per i territori sconfinati del Nevada. Al riparo da un mondo che vorrebbe allontanarli contro la volontà loro e quella di una madre tanto amata. Basato su una struttura che alterna il crudo realismo della vita di strada al ricorso al sogno come tentativo continuamente adottato dai fratelli per sfuggire ad una condizione opprimente che li affligge, The motel life costituisce una preziosa testimonianza su come ciò possa avvenire senza che la coerenza interna ne subisca particolari traumi. Gli attimi di fuga costruiti da Frank e declinati negli splendidi segmenti animati del film, non solo si sposano alla perfezione con il resto della trama ma tendono a valorizzarla grazie alle pause che essi provocano nella visione dello spettatore. Quest’ultimo avrà così la possibilità di allentare la tensione di un film fortemente drammatico, in cui l’angoscia regna incontrastata in una messa in scena il più delle volte svuotata di ogni altro senso. Intere sequenze dell’opera sono giocate infatti solo sulla prestazione attoriale del duo Hirsch-Dorff (eccezionali entrambi), sulla potenza dei loro volti costretti a reagire al pressante avanzamento della tragedia interiore. La loro eccellente interpretazione diviene così il primo punto a favore del film e soprattutto dei Polsky, ai quali va dato il merito di aver costruito una splendida versione cinematografica dei personaggi. L’altra grande qualità di The motel life è sicuramente la sceneggiatura. Corposa, mai banale, con dialoghi puntuali e silenzi necessari. Rispettosa, per larghi tratti, di tanta letteratura americana sia passata che recente (come un po’ il romanzo originale del resto) ma anche molto potente nella definizione di una architettura visiva a tratti esemplare (movimenti di macchina raffinati, quadri d’insieme evocativi) e una valorizzazione dello spazio filmico che non lascia nulla al caso (piani sequenza di scorsesiana memoria). Insomma l’opera dei Polsky convince in tutto e per tutto. Un’opera compatta, sobria ed efficace. Un esordio che fa ben sperare e che ci lascia con la curiosità di vedere nuovamente alla prova i due nuovi fratelli del cinema americano.


CAST & CREDITS

(The Motel life) Regia: Alan Polsky, Gabriel Polsky; sceneggiatura: Noah Harpster, Micah Fitzerman-Blue (tratto dal romanzo “Motel life” di Willy Vlautin / based on Willy Vlautin’s novel); fotografia: Roman Vas’yanov; montaggio: Hughes Winborne and Fabienne Rawley; musiche: David Holmes, Keefus Green; scenografia: Ryan Warren Smith; costumi: Kurt and Bart; interpreti: Emile Hirsch, Dakota Fanning, Stephen Dorff, Kris Kristofferson, Joshua Leonard, Noah Harpster; produzione: Polsky Films; origine: USA; durata: 95’.


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