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The Nice Guys

Pubblicato il 11 giugno 2016 da Matteo Galli
VOTO:


The Nice Guys

Un attore belloccio e un altro appesantito, una coppia che tante ne piglia e tante ne dà – tutti ma proprio tutti i recensori e gli intervistatori parlando di The Nice Guys hanno scomodato Bud Spencer e Terence Hill e gli attori, interpellati, si sono dichiarati fin troppo onorati del paragone. Ma se teniamo conto che la regia (la sua terza, tre anni dopo Iron Man 3, decimo incasso di sempre negli USA) è di Shane Black, il pensiero non può non andare al film che lo lanciò trent’anni fa, ossia Arma letale, il film che in un battibaleno lo spedì, poco più che ventenne, nell’Olimpo degli sceneggiatori più pagati a Hollywood. La location è la stessa gli inseguimenti, le cadute a precipizio, il grilletto facile sono gli stessi e anche la costellazione relazionale in questo tipico buddy action movie è in fondo la stessa. Il valore aggiunto di questo film è la comicità delle situazioni e dei dialoghi, il valore aggiunto sono gli attori Ryan Gosling e Russell Crowe che sono tanto più bravi proprio perché quasi non li conoscevamo come attori comici (di Gosling comico si ricorda il divertente Crazy, Stupid Love) e invece risultano assolutamente credibili. L’uno (Gosling) è un po’ tontolone e l’altro invece più lucido ma anche più cupo, più noir, malgrado i colori terrificanti che indossa. L’alchimia fra i due funziona a meraviglia, non c’è bisogno della sfera di cristallo per immaginare che la cosa potrebbe non finire qui e che la coppia dei Nice Guys prossimamente potrebbe ritornare, con l’aggiunta di un numero cardinale. Siamo, si diceva, a Los Angeles negli anni ’70, un’epoca più accennata, allusa in termini di abbigliamento (camicie improbabili col collettone, cravatte inguardabili), un po’ di colonna sonora, i programmi TV di riferimento, che ricostruita nel rispetto della filologia (il dettaglio anni ’70 più geniale dell’intero film è, a mo’ di Leitmotiv, è un ricorrente incubo pre-agonico: il faccione di Richard Nixon); siamo in una Los Angeles, fotografata molto bene da Philippe Rousselot, una città, la cui presenza nell’archivio visivo dello spettatore il regista e l’operatore danno talmente per scontata che non hanno neanche bisogno di scomodarsi a citare alla lettera Chandler e Hawks, Polanski, James Ellroy e Curtis Hanson. I due balordi nella città degli angeli fanno, l’uno (Crowe), il giustiziere/picchiatore dai modi alquanto spicci e l’altro un sedicente private eye con committenze di infimo livello. Si ritrovano a indagare sullo stesso caso, a tampinare la stessa ragazza, e – dopo un approccio decisamente turbolento: Crowe cazzotta ben bene Gosling e gli spezza, giusto per farsi conoscere, un braccio – fanno squadra finendo in una storia apparentemente più grande di loro ma che in realtà, fra mille peripezie, li vede capaci di farla franca e almeno in apparenza di non far trionfare il male, o forse sarebbe più corretto dire: il peggio, qui esemplificato da una rediviva Kim Basinger, vent’anni dopo, guarda caso, L. A. Confidential, in cui del resto lo stesso Crowe recitava. E come in Arma letale, il male, anzi il peggio si annida molto molto in alto. Ad arricchire la costellazione dei due protagonisti – oltre a tutta una serie di personaggi minori tratteggiati con molto umorismo - si affianca la figlia di Gosling, che nella finzione del film ha 13 anni (ma guida la macchina del padre col braccio ingessato…) interpretata da Angourie Rice, che spesso risulta assai più smart del padre e alla quale si devono importanti snodi nella trama che è e resta in qualche punto un po’ troppo confusa, un po’ troppo intricata, che ogni tanto si inceppa in scene troppo lunghe, but who cares


FOTOGALLERY


CAST & CREDITS

Cast and credits: (The Nice Guys). Regia: Shane Black; sceneggiatura:Shane Black, Anthony Bagarozzi; fotografia: Philippe Rousselot; montaggio: Joel Negron; interpreti: Russel Crowe (Jackson Healy) Ryan Gosling (Holland March), Angourie Rice (Holly March), Margaret Qualley (Amelia Kutner), Kim Basinger (Judith Kutner); produzione: Misty Mountains, Bloom; origine: USA 2016; durata: 116’.


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