The orphan

Horror al confine con il thriller, The Orphan è un film che per gli appassionati del genere resterà intatto nell’immaginario e illeso nella memoria. Ritmo travolgente, plot diabolico ma senza troppe “strambe” complicazioni, interpretazione senza grumi: una pellicola equilibrata che ricorda agli europei, ma anche agli americani (chissà che presto non sentiremo parlare di un nuovo remake, com’è già successo per Rec) che in Spagna c’è chi nel genere non solo ci sa fare, ma si sta quasi specializzando. L’horror tra Francia e Spagna negli ultimi anni continua a dare, infatti, conferme e riprove che si sa ancora spaventare gli spettatori più legati al classico filone dell’orrore, lontano dallo splatter e dai fiumi di sangue che scorrono sullo schermo, e dallo slasher in cui la vittima di turno è soggetta ad ogni tipo di disumana tortura. Qui siamo di fronte alle pellicole che tengono bloccate le schiene degli spettatori, che continuamente li fanno sobbalzare dalle poltroncine, che li inquietano presagendo oscuri incubi notturni.
Kate e John hanno appena perso la loro terza bambina, sono sconvolti e provano a superare una distanza che l’alcolismo di lei e un vecchio tradimento di lui avevano già posto nel matrimonio. Decidono allora di adottare una bambina e “scelgono” l’orfana più solitaria e intelligente dell’orfanotrofio, Esther. La bambina ha origini russe e sembra inizialmente andare d’accordo con i bambini della famiglia, ma un morboso affetto per il papà adottivo e pericolosi avvenimenti quotidiani tra i suoi coetanei portano un’ombra pericolosa sul suo viso, e tra i Coleman.
La tensione del film penetra l’animo e gli occhi fin dall’incipit: il dolore di una famiglia per un aborto e i successivi microtraumi interni al nucleo si fanno subito spazio nella sensibilità dello spettatore e lasciano un varco aperto ai successivi momenti di grande thrilling. La trama si presenta lineare nella prima parte e implode nella seconda, caricando il ritmo che, specie nell’exploit finale (gli ultimi avvincenti e sorprendenti 15 minuti), ha un picco e una concentrazione di suspense micidiali e degni del primo Carpenter. Ad aggiungere un tocco particolare è la scenografia: i paesaggi innevati percorsi dalle auto dei protagonisti, e imbrattati da qualche rivolo di sangue, non possono non ricordare certe atmosfere di Shining. Certo siamo lontani da una sceneggiatura e da una fotografia così eccelse come quelle kubrickiane, ma i colpi di scena sembrano rimbombare nello spazio bianco di quella neve come le visioni del piccolo Danny nell’Overlook hotel. Lo stile di Jaume Collet-Serra è asciutto e sicuro: segue la trama tenendo il pubblico col fiato corto, alterna piani lunghi e medi a primi piani veloci e paurosi, non si perde in visualizzazioni e in estetiche confezionate, ma configura l’orrore nella psicologia della protagonista, nello sguardo della bambina capace di tutto.
Isabelle Fuhrman, soli 12 anni, è una vera rivelazione e si presta a essere annoverata tra i bambini più cattivi e malefici della storia dell’horror: la sua interpretazione è fenomenale, guarda dritto nella mdp senza alcuna esitazione e si muove con la lentezza fantasmatica della signora Danvers (Judith Anderson) in Rebecca (Hitchcock, 1940). Protagonista indiscussa di questa pellicola, pur affiancata da attori molto capaci come Vera Farmiga, la piccola Fuhrman ha un look simile a quello de La piccola principessa, ma è una Sara al contrario: agghiacciante nelle battute secche che ha nel film e nello sguardo indemoniato che fa invidia all’esorcizzata Linda Blair. Ne sentiremo parlare ancora e la rivedremo nei sogni più cupi che generano la notte e la psiche.
(The Orphan) ; Regia : Jaume Collet-Serra ; Sceneggiatura : David Johnson, Alex Mace ; fotografia : Jeff Cutter ; montaggio : Timothy Alverson ; musica : John Ottman ; interpreti : Vera Farmiga, Peter Sarsgaard, Isabelle Fuhrman, Cch Pounder, Jimmy Bennett ; produzione : Appian Way ; distribuzione internazionale : Warner Bros. Pictures ; origine : Canada, 2009 ; durata : 120’
