X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



L’altro volto della speranza

Pubblicato il 7 aprile 2017 da Gherardo Ugolini
VOTO:


L'altro volto della speranza

Si può fare ironia al cinema sul dramma dei profughi che fuggono dalla guerra in Siria per cercare rifugio e protezione in Europa? A provarci e a riuscirci con il tocco delicato che gli appartiene è il regista finlandese Aki Kaurismäki con il film Toivon tuolla puolen (L’altro volto della speranza): una riuscita tragicommedia con tratti grotteschi, ma anche la sorprendente capacità di denunciare la problematica dell’immigrazione illegale e della difficile e controversa accoglienza. Dalla fucina di Kaurismäki è uscito un film godibilissimo, girato con brillante perizia, qualche volta provocatorio e dissacrante, dal ritmo serrato e fondamentalmente animato dallo spirito positivo di chi vede nell’immigrazione non già un pericolo, bensì una risorsa che arricchisce.
La drammaturgia del film è sviluppata su due binari che per il primi 35 minuti scorrono paralleli senza incrociarsi. Da un lato c’è la vicenda angosciosa del giovane Khaled (Sherwan Haji), profugo siriano scampato ad una carneficina ad Aleppo nel corso della quale ha perso tutti i famigliari ad eccezione della sorella che risulta dispera chissà dove in Europa. Nascosto sotto il carbone nella stiva di una nave, dopo rocambolesche peripezie Kahleb è riuscito a sbarcare per puro caso sulla costa finlandese, dove subito viene accolto dalla polizia e ricoverato in un centro profughi. Se l’accoglienza sulle prime appare inappuntabile, ecco che nel giro di poche settimane compare l’“altra faccia della medaglia” evocata nel titolo: l’efficiente e occhiuta burocrazia finlandese decreta senza possibilità di appello che il giovane non ha il requisiti per ottenere il diritto d’asilo politico e dovrà essere riportato ad Aleppo. Dall’altro lato viene abbozzata con tinte surreali la storia di Wikström (Sakari Kuosmanen), commerciante a Helsinki nel campo tessile (cravatte e camicie da uomo), il quale sulla soglia della pensione decide improvvisamente di dare una svolta alla propria vita: lascia la moglie e il lavoro, vince una discreta fortuna a poker e rileva un piccolo ristorante sperduto nella periferia della capitale finlandese cercando di rilanciarlo con le idee gastronomiche più balzane (per esempio trasformarlo in un ristorante sushi).
È a questo punto che le due storie si intrecciano, precisamente quando Kahled in fuga dalla polizia trova ospitalità nel ristorante di Wikström il quale senza esitazione alcuna lo assume come tuttofare accanto al buffo Calamnius (Ilkka Koivula), il capo del personale con barba caprina e uniforme amaranto, la bionda cameriera Mirja (Nuppu Koivu) e il cuoco sfaccendato che sforna come specialità della casa sardine in scatola e poco altro. Tra un accidente e l’altro, qualche rissa e la fabbricazione di documenti d’identità fasulli, la locanda si rivela metaforicamente una perfetta isola di umanità e solidarietà, dove c’è posto per tutti e nessuno sente minacciata la propria identità.
A sei anni di distanza da Miracolo a Le Havre (2011) Kaurismäki torna a trattare il problema dell’immigrazione illegale, un tema che evidentemente gli sta molto a cuore, e lo fa mostrando tutte facce della medaglia di tale questione: la disperazione esistenziale di chi ha perso tutto e cerca asilo, la fredda ottusità delle procedure burocratiche, la disponibilità diffusa tra la popolazione ad accogliere e integrare, ed anche la presenza di gruppi criminali xenofobi (nel film si vedono ripetutamente ronde di neonazi che danno la caccia ai migranti). «Dallo scoppio della crisi migratoria, nel mio Paese sono arrivati 20.000 rifugiati iracheni. I finlandesi hanno pensato di trovarsi in guerra. Io punto a convincerli del contrario e a trasmettere il concetto secondo cui “siamo tutti esseri umani”», ha spiegato il regista nella conferenza stampa seguita alla proiezione del film.


CAST & CREDITS

(Toivon tuolla puolen); Regia: Aki Kaurismäki; sceneggiatura: Aki Kaurismäki; fotografia: Timo Salminen; montaggio: Samu Heikkilä; musica:Tero Malmberg; interpreti: Sherwan Haji, Sakari Kuosmanen, Janne Hyytiäinen, Ilkka Koivula, Nuppu Koivu, Simon Hussein Al-Bazoon, Niroz Haji, Kaija Pakarinen; produzione: Sputnik Oy (Helsinki); distribuzione: The Match Factory (Colonia); origine: Finnland / Deutschland ‒ 2017; durata: 98’.


Enregistrer au format PDF