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The Party - Perché sì

Pubblicato il 9 febbraio 2018 da Matteo Galli
VOTO:


The Party - Perché sì

Certamente non vincerà l’0rso d’Oro ma The Party di Sally Potter è stato fin qui il film che ha divertito di più, una tragicommedia con punte di cattiveria che hanno fatto sembrare il massacro di Carnage un film per educande. La ricetta non è forse originalissima, ma la sceneggiatura, il ritmo, la recitazione fanno di questo film un piccolo gioiello. Il party di cui al titolo è quello in onore di Janet, appena nominata ministro ombra della salute dall’opposizione laburista. Alla cena intervengono, oltre al marito, altre cinque persone. Sette convitati in tutto, dunque. Da ultimo, anche un’ottava. Come sempre accade in questi casi, la festa si trasforma in una carneficina, la cena non avrà mai inizio. Non ha senso mettersi a raccontare tutte le vicende che accadono in tempo quasi reale nei settantuno minuti del film – diciamo le principali: il marito Bill, che all’inizio sembra affetto da depressione o incipiente demenza, in realtà confessa la propria (presunta) malattia terminale e l’intento di lasciare la moglie per trascorrere gli (ultimi?) anni con l’amante Marianne, attesa per fine serata. Il marito di costei, Tom, è un bellone, finanziere d’assalto e cocainomane, con una pistola dentro la giacca perché ha saputo che la moglie lo tradisce, e vorrebbe proprio usarla quella pistola. Poi c’è la fedele amica April, a cui dobbiamo le battute più fulminanti e più ciniche, che arriva insieme al tedesco Gottfried, un coach new age, di origine tedesca, a cui invece dobbiamo le banalità più sconcertanti (lo interpreta uno straordinario Bruno Ganz, primo attore che merita di essere citato). Restano da essere menzionate Martha e Jinny, una coppia lesbo, quest’ultima incinta di tre gemelli, a seguito di una inseminazione artificiale evidentemente giunta a buon fine. Tutto quel che può succedere, succede, tutte le coppie scoppiano, forse quella più in crisi – April e Gottfried – si ricompatta, al confronto i due stanno vivendo un autentico idillio. La valenza politica di questo enorme caos è non solo allusa ma proprio esplicitata: crisi assoluta del parlamentarismo borghese e trionfo dell’anarchia, crisi assoluta del razionalismo borghese e trionfo del misticismo new age misto ad istintualità animalesca. Tutte cose che, almeno da Buñuel in avanti , conosciamo a meraviglia, il film è in fondo un mix fra L’angelo sterminatore e Il fascino discreto della borghesia.
Girato in bianco e nero da Alexey Rodionov, con cui Sally Potter lavora dai tempi di Orlando, montato niente meno che da Anders Refn (montatore di Von Trier da Le onde del destino fino a Nymphomaniac), The Party è sul piano cinematografico l’esempio da manuale di come trarre profitto dal self constraint, come creare dinamismo e ritmo dagli spazi angusti, dalle poche stanze di una casa. Ma, come si diceva, oltre a una sceneggiatura serratissima e solo in rari casi un po’ troppo teatrale (le sezioni dedicate alla coppia lesbo, forse la parte più debole del film), il valore aggiunto del film è costituito dagli attori pazzeschi che la regista è riuscita a selezionare: Kristin Scott Thomas è una Janet semplicemente strepitosa che passa da alterigia a modestia, da rabbia a lutto a violenza con una assoluta nonchalance; straordinario anche Timothy Spall nella parte di Bill che riesce di volta in volta ad avallare le più diverse ipotesi sulla sua debolezza, sulla sua malattia; di Bruno Ganz, che in qualche misura sembra portarsi dietro in questo film il ruolo di Terzani (La fine è il mio inizio) si è già detto. Spettacolare Patricia Clarkson nel ruolo di April, vorremmo ricordare tutte, ma proprio tutte le sue sferzanti battute.


CAST & CREDITS

(The Party). Regia: Sally Potter sceneggiatura: Sally Potter; fotografia:Alexey Rodionov; montaggio: Anders Refn; interpreti: Kristin Scott Thomas (Janet), Timothy Spall (Bill), Bruno Ganz (Gottfried), Patricia Clarkson (April), Cilian Murphy (Tom), Emily Mortimer (Jinny), Cherry Jones (Martha); produzione: Adventure Pictures, Londra origine:Gran Bretagna 2017; durata: 71’.


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