Timeline

Il forte motivo di originalità del romanzo di Michael Crichton da cui è stato tratto questo discutibile film è tutto nel ribaltamento di un radicato luogo comune: che, cioè, il processo evolutivo sia un movimento inarrestabile e lineare e che, di conseguenza, un viaggiatore del tempo che si trovi ad affrontare un’epoca passata abbia dalla sua qualche secolo di esperienza in più con cui poter trionfare su ogni avversità. Per dirla in altre parole quello che lo scrittore mette in discussione è la convinzione che l’uomo del ventesimo secolo, con alle spalle il viaggio nello spazio e le centrali atomiche (ma anche l’inquinamento e l’effetto serra), non dovrebbe, in fondo, avere grandi difficoltà a confrontarsi con trogloditi medioevali capaci di combattere solo con qualche sasso e un paio di spadoni rugginosi. I classici yankee in viaggio nel tempo di Timeline (romanzo) arrivavano quindi nel 1300 con la sicumera tipica di quegli americani che tendono a dimenticare il fatto che gli aerei che hanno buttato giù le Twin towers sono stati dirottati con qualche coltellino e un paio di fionde e, basandosi sull’erronea convinzione di una indimostrata superiorità intellettuale, si apprestano, come da copione, a far sfaceli e a prendere sonore cantonate. Ma per Crichton l’ignoranza dell’uomo contemporaneo sui fatti del medioevo non è molto diversa da quella che ha in fatto di dinosauri e la sicumera dei suoi personaggi va presto ad urtare con le convenzioni di un mondo brutale, ma non per questo inferiore al mondo contemporaneo. Non sono telefonini o televisioni a farci migliori del contadino medioevale, insomma, perché questo contadino sa vivere nel suo ambiente, è in esso perfettamente radicato e sa trovare in esso tutto ciò di cui ha bisogno per sopravvivere, mentre il ricercatore moderno, in quello stesso ambiente, è del tutto colto di sopresa: si ammala di malattie dimenticate dal suo sistema imminatario, non capisce il funzionamento delle macchine medioevali ed è destinato evoluzionisticamente parlando a soccombere come fanno da millenni tutte le specie più deboli. Di tutto questo splendido apparato storico/filosofico non resta assolutamente niente nel brutto film di Richard Donner il quale, ci sembra, utilizza il ribollente materiale narrativo dello scrittore, solo come serbatoio per una serie di peripezie del tutto improbabili. Quello che rimproveriamo al regista e ai due miseri sceneggiatori (che si disinteressano del tutto alla parte contemporanea lasciandoci annaspare in una serie di interrogativi senza risposta) non è tanto quello di aver ridotto drasticamente la parte esplicativa sul funzionamento della macchina del tempo (quasi cento pagine nel romanzo ridotte a due o tre battute il cui contenuto è basato sulla convinzione che come lo spettatore medio non capisce il funzionamento del fax, allo stesso modo non deve capire il funzionamento di una macchina del tempo), quanto piuttosto di aver volontariamente ignorato il punto di vista non certo rassicurante del romanzo. Un punto di vista che ci impone di abbandonare le nostre certezze di superiorità culturale ed intellettuale non solo rispetto agli altri (leggi il mondo musulmano di oggi), ma anche rispetto ai nostri stessi padri. Qui abbiamo, invece, un consueto film di avventure che tocca livelli zero nell’interpretazione degli attori, che si sostanzia di una fotografia del tutto priva di mordente e che diventa del tutto assurdo quando i vari personaggi si sforzano di comunicare al pubblico il loro amore per la storia in dialoghi dallo spessore intellettivo di una quarta elementare e appassionati come un ghiacciolo in un freezer. Consigliamo a questo punto, dopo la visione del film, la corroborante lettura di un libro di Braudel o di uno di Bloch (lo storico): potrebbero essere un utile digestivo.
(Timeline); Regia: Richard Donner; soggetto: Michael Crichton; sceneggiatura: Travis Banton, Jeff Maguire; fotografia: Caleb Deschanel; montaggio: Richards Marks; musica: Jerry Goldsmith; interpreti: Paul Walker, Frances O’Connor, Gerald Butler, Billy Connoly. Ethan Embry, Anna Friel; produzione: Richard Donner, Lauren Shuler Donner; origine: U.S.A., 2004
[luglio 2004]
