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Torino 32 - Actress - TFFdoc

Pubblicato il 26 novembre 2014 da Alessandro Izzi

VOTO:

Torino 32 - Actress - TFFdoc

Brandy Burre è un’attrice. Ha fatto teatro, è una discreta cantante e per un breve periodo della sua vita è stata tra i personaggi di una serie televisiva, The wire, che le ha dato una certa notorietà.
Ad un certo punto, però, il suo ruolo di attrice ha cominciato a starle stretta e Brandy ha cominciato, come molte attrici prima di lei, a sentirsi soffocata dal pensiero delle tante cose che stava perdendo lungo l’affannoso percorso sulla strada del successo.
Messo nel cassetto il suo lavoro, è così diventata madre e compagna. Felice, a suo dire, dell’essere passata all’azione perché la vita vera non è esattamente come un film e ha bisogno di una cura diversa, rimodulando le priorità sulle quali fondare un’esistenza.
Del resto il lavoro dell’interprete è di quelli pretendono egoismo, che impongono scalette e impegni sempre diversi, mentre essere madre significa diventare altruisti, significa anteporre il bene dei figli al proprio, significa assumersi delle responsabilità e smettere di essere schiavi della finta libertà dei duri contratti di Hollywood. E Brandy non si sentiva davvero in grado di conciliare queste anime così diverse del suo essere.
O forse, e il dubbio resta nelle parole, impresso nei gesti, scolpito nei silenzi tra una battuta e l’altra a colmare di vuoti gli sguardi, la sua non fu proprio una scelta volontaria, ma un passo dettato dal cominciare a sentirsi rifiutata da quel dorato mondo che a tutta prima sembrava averla accolta a braccia aperte, visto che non riusciva più a trovare una parte adatta al suo fisico e alla sua età.
Robert Greene filma, con la pazienza di un pittore, la vita di questa donna che continua comunque a sognare il suo passato di attrice e che percepisce ad ogni passo il rimpianto per una condizione che, in fondo, le manca.

Actress prima ancora di essere un film sulle contraddizioni del lavoro di attore è un commosso e splendido ritratto di donna, offerto con una generosità di gesto impressionante.
Al centro la dolorosa consapevolezza comune a molti attori che, in fondo, anche fuori dal palco o al di là di ogni macchina da presa, si interpreta sempre un ruolo. E se prima, tra le dorate lusinghe del mondo televisivo, Brandy si sentiva soffocata dalla confusione tra la sua vita e il ruolo che doveva interpretare, ora si sente invece soffocata dalla consapevolezza che anche la sua maternità, in fondo, è una maschera che mette davanti al mondo, un ruolo sociale che ha accettato e da cui è così difficile liberarsi.

Seguendo la logica di un cinema verità memore della lezione di Cassavates, Greene smonta una dopo l’altra, insieme con l’attrice che interpreta se stessa e quindi un ennesimo ruolo, tutte le maschere che Brandy si è cucita addosso nel corso del tempo.
Complice il formato del documentario che filma la realtà della finzione, Brandy si trova ad avere così ottenuto in tutti i sensi la parte della sua vita, un ruolo senza copione, in cui vero e maschera si mischiano insieme raggiungendo, in alcuni momenti, vertiginose illuminazioni sul senso dell’esistenza.
La macchina da presa resta attaccata alla protagonista con una tensione etica impressionante, pronta a cogliere ogni sfumatura, senza prendere partito, ma sottolineando ad ogni passo la straordinaria confusione tra arte e vita, tra menzogna e verità, nella consapevolezza che le bugie più dolorose sono quelle che raccontiamo prima di tutto a noi stessi.
Così anche gesti elementari e quotidiani come lavare i piatti o giocare con i bambini, vengono inquadrati e restituiti come prove d’attore finalmente di nuovo davanti a una macchina da presa.

Actress finisce così per superare i limiti del semplice ritratto per diventare un vero e proprio saggio di cinema. E non è poco!


CAST & CREDITS

(Actress); Regia, fotografia, montaggio: Robert Greene; interprete: Brandy Burre; produttori: Douglas Tirola, Susan Bedusa; origine: USA, 2014; durata: 75’


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