Torino 32 - Stella cadente - Festa mobile

Stella cadente è un film con due anime distinte, ma non contraddittorie.
La prima è quella del divertissment cinefilo che mischia generi e maniere in modo caleidoscopico e sapientemente autoironico.
La seconda è, invece, la riflessione politica, lo sguardo disincantato sul meccanismo che regola le leve del potere e lo sguardo a tratti accorato su quelle figure che sono spesso burattini nelle mani di un sistema invisibile che ne muove i fili decidendo attraverso loro il destino di tutti.
La prima anima definisce i contorni di una gabbia formale nella quale sono rinchiusi i personaggi che, pur ribellandosi al loro destino, finiscono poi per non riuscire ad evadere per davvero dai confini stretti dell’inquadratura e dal ritmo scandito come marcia militare del montaggio.
La seconda scava nel grottesco delle situazioni trovando un’universalità di concetto che ha il sapore del pamphlet e le dimensioni di un trattatino settecentesco, razionale, ma ancora memore della lezione divertita e straniante del barocco.
Al centro del racconto la storia di Amedeo di Savoia, chiamato a governare la Spagna in un periodo politicamente assai tumultuoso con il popolo tentato dall’idea della Repubblica e i banchieri che vorrebbero utilizzare il nuovo sovrano come semplice fantoccio per continuare ad arricchirsi.
Il nuovo re scende dalla sua carrozza piemontese con la precisa idea di portare avanti una vera e propria rivoluzione culturale: vorrebbe aprire scuole ed università, insegnare a leggere a tutti, abbassare il divario tra le classi ricche e quelle povere, favorire l’industrializzazione e l’agricoltura, ma a ogni sua proposta riceve come risposta il no della mancanza di risorse per una riforma così imponente e lodevole nelle intenzioni.
Con la scusa della sua impopolarità presso il popolo e del timore di attentati alla sua persona, il governo rinchiude Amedeo di Savoia nel suo castello kafkiano, riducendolo quasi a ostaggio della sua posizione e del suo stesso nome.
Ogni luogo del castello è, di fatto, prigione e l’impressione è amplificata dalla sapienza pittorica di ogni singola inquadratura che chiude i personaggi nella perfezione di quadri a colori pastosi e densi di chiaroscuri.
Il film di fatto è zeppo di nature morte con persone al posto dei cesti di frutta e il loro dramma più o meno confessato è la consapevolezza del loro essere niente più che immagini, cesti appunto, condannati a riempirsi all’occasione di appena un poco di frutta.
Un dramma, però, contemplato dall’esterno, a tratti fatto oggetto di un sorriso divertito con una regia che spesso spezza il gioco con salti di tono inaspettati.
Sicché alla prima parte che vede il trionfo del tabluex vivant, con immagini statiche interrotte spesso da dettagli significanti secondo un modello di montaggio che ci ha ricordato più il cinema muto che certe esperienze di De Oliveira, subentra poi un’estetica quasi da fotoromanzo (la sequenza che vede l’arrivo al castello della regina Maria Vittoria presto insofferenze del clima di palazzo) con il gioco di transizioni tra un’inquadratura e l’altra che simula il succedersi delle diapositive.
Il gusto del grottesco non si tira indietro di fronte al bisogno di realizzare un ritratto non paludato del monarca che viene inseguito anche in bagno, mentre gioca alle ombre cinesi defecando, ma al tempo stesso esaspera alcune situazioni senza per questo cercare scandalo (fa più che altro sorridere la scena in cui l’assistente del re intaglia un melone, lo usa per masturbarsi e alla fine lo fa mangiare allo stesso re ignaro).
Il risultato è un film suggestivo ed intrigante che colpisce nel suo voler essere un giocattolo mai innocuo e che ci consegna, nei suoi scompensi ricercati e nei suoi soprassalti spesso geniali, spesso stonati alcuni momenti di grande cinema.
(Stella cadente); Regia, produttore: Lluís Miñarro; sceneggiatura: Lluís Miñarro, Sergi Belbel; fotografia: Jimmy Gimferrer; montaggio: Nuria Esquerra; interpreti: Alex Brendemühl (Amedeo), Barbara Lennie (Victoria), Lorenzo Balducci (l’assistente del re), Lola Dueñas (la cuoca), Francesco Garrido (il ministro Serrano), Alex Batllori (il ragazzo), Gonzalo Cunill (il ministro Zorrilla), Francesco Orella (Obispo); produzione: Eddie Saeta; origine: Spagna, 2014; durata: 105’
