Torino 32 - The editor - After hours

Rey Ciso è un brillante montatore costretto, dopo un incidente che lo ha privato di quattro dita della mano destra, a prestare il suo genio alla lavorazione di pessimi film di serie B.
Durante la lavorazione di un horror, però, un misterioso omicida comincia a eliminare gli attori della pellicola privando i cadaveri delle dita e Rey è naturalmente il primo sospettato anche in virtù dei suoi trascorsi in una clinica psichiatrica sotto le cure di un misterioso quanto inquietante dottor Casini.
La verità è naturalmente un’altra e non ve la sveliamo in questa sede, anche se basta davvero un’occhiata per capire sin dall’inizio chi è il colpevole di questi efferati delitti. Vi basti sapere che qui ci mette lo zampino anche il soprannaturale, con riti demoniaci, testi che a solo leggerli materializzano tarantole e riferimenti a un’antica credenza relativa al fatto che i montatori (editors, appunto) nell’antica Roma erano considerati veri e propri ponti per l’aldilà (the other world).
Non ci vuole moltissimo a capire che The editor è, in fondo, un gioco fatto in allegria da una simpatica combriccola di grandi appassionati dell’horror all’italiana.
Il film, che magnifica il tempo in cui la magia del cinema era ancora materica e si costruiva con forbici e una giuntatrice Catozzo, sembra infatti un immenso caleidoscopio costruito a suon di idee strampalate in cui non conta tanto la coerenza narrativa quanto l’originalità della situazione e il suo utilizzo in chiave comica.
In mezzo a questo magma di trovate diventa impresa improba cercare un ordine e una priorità che non sia quella di trasformare ogni inquadratura in un contenitore di omaggi più o meno dichiarati.
Dai già citati ragni presi di peso da un’ossessione fulciana, alla donna che, dopo aver trovato due cadaveri diventa cieca e con gli occhi bianchi come la veggente di L’aldilà – E tu vivrai nel terrore sempre di Fulci, fino all’assassino che sembra materializzarsi nel buio come in un horror di Dario Argento (per inciso la moglie del protagonista legge un libro dal sintomatico titolo Le tre madri), è tutto un profluvio di omaggi, di riferimenti, di ricostruzioni affettuose ad un cinema che fu e che ora vive solo nella dimensione di archetipi riconoscibili.
The editor è una simpatica operazione nostalgia che strizza l’occhio a Blow out di De Palma senza avere poi la stessa forza (né l’ambizione a onor del vero) di slanciarsi in un’operazione teorica sul linguaggio. Piuttosto resta fermo al gioco quasi adolescenziale di costruire un film per il solo gusto di rifare qualcosa di amato e apprezzato magari in periodo adolescenziale.
Non è neanche un esercizio tarantiniano visto il suo franco disinteresse a strutturare una narrazione forte che dia un senso al vorticoso roteare delle citazioni nel frullatore virtuale del gioco fine a se stesso.
Certo è un film che diverte e strappa tantissime risate, ma resta confinato nei limiti di un’idea piccola che è incapace di autentici sviluppi originali.
Una giostra insomma, su cui è divertente salire in compagnia, ma che alla fine gira in tondo senza aprirsi mai verso nuovi possibili orizzonti.
(The editor); Regia, fotografia, produttori: Matthew Kennedy, Adam Brooks; sceneggiatura: Adam Br ooks, Matthew Kennedy, Conor Sweeney; montaggio:Rey Ciso, Sasha Moric; musica: Claudio Simonetti, Brian Wiacek, Eros Cartechini, Jeremy Gillespie, Carpenter Brut, Vercetti Technicolor, Repeated Viewing; interpreti: Paz de la Huerta (Josephine Jardin), Udo Kier (Dr Casini), Adam Brooks (Rey Ciso), Tristan Risk (Veronica), Laurence R. Harvey (padre/father Clarke), Jerry Wasserman (il capo della polizia/police chief O’Connor), Conor Sweeney (Cal Konitz), Sheila Campbell (Margarit Porfiry), Matthew Kennedy (Peter Porfiry), Brent Neale (Giancarlo), Lance «The Snake» Cartwright (Cesare); produzione: Kennedy/Brooks Inc.; origine: Canada, 2014; durata: 102’
