TORINO FILM FESTIVAL 2006 - DETOURS - ACCOLTELLATI

Chi conosce Tonino de Bernardi ricorderà sicuramente il monologo sul coltello del nonno, presente in Marlene de Sousa, suo precedente film del 2004. Quel coltello non veniva mai mostrato, rimanendo una presenza evocata ma priva di materia. In Accoltellati, invece, diviene protagonista. Un coltello semplice, da uso quotidiano, messo in mano a bambine, usato ora nella sua veste di utensile ora come strumento di offesa.
Quello di De Bernardi è un cinema undergrond nell’accezione etimologica del termine. Il suo modo di osservare e di riprendere è figlio di un pedinamento che avviene sottoterra, un pedinamento nei confronti di personaggi sottratti all’immediata percezione, refrattari ad una narrazione consueta e resi schiavi, dal regista stesso, della propria libertà. Proprio questo mutare libertà in costrizione veicola ogni significato, ogni elemento percettivo del modo di fare cinema del regista.
Sono piccole intimità quelle mostrate nel film, piccoli frammenti di una quotidianità in cui anche la macchina da presa, che sembra farne assolutamente parte, diviene pedina di dialogo per poi, in altri istanti, ostentare una assenza in realtà artificiosa ma propedeutica al discorso filmico. Ma non c’è cronologia né consequenzialità, solo un anarchico procedere di atti unici ma intimamente legati tra loro. Ne sono protagonisti gli accoltellati, persone comuni ora mostrate in stile documentaristico, interessante l’intromissione del genere, ora improvvisamente attori di una realtà cui viene sottratto il controllo del tempo, in cui un gesto, quando non viene addirittura privato di significato, può essere ripetuto all’infinito prima di conoscere piena realizzazione.
Gli accoltellati non sono cadaveri, perché non è la morte che vuole mettere in scena De Bernardi. Al contrario, è quel rialzarsi per poi cadere nuovamente, quell’improvviso cedere in maniera apparentemente inerte alle mille lame che paiono minacciarci nel nostro presente.
Accoltellati è una riflessione anche amara in alcuni suoi punti, ma mai disperata, su un vivere fatto di gesti che si ripetono all’infinito, privati del loro valore.
Nella stasi di una non narratività, gli unici detentori del tempo, in grado di assecondare o meno il suo trascorrere e di tenerlo tra le mani, attraverso la più pura ingenuità, sono i bambini. Solo loro smascherano la camera e ad essa si rivolgono con assoluta sfrontatezza. È proprio nel loro ruolo, nel manifestarsi della loro ingenuità che De Bernardi riconosce, forse, uno stato primordiale in cui se si è accoltellati o accoltellatori lo si è per istinto ma senza la lucida scelta che da grandi è ormai impossibile evitare.
(Accoltellati) Regia e sceneggiatura: Tonino de Bernardi; soggetto: da frasi di Jorge Luis Borges; montaggio: Pietro Lassandro; interpreti: Rossella Dassu, Giulietta de Bernardi, Antonio Candella, Teresa Candella; produzione: Lontane Province Film; origine: Italia 2006; durata: ‘95;
